Luvungi, 15 gennaio 2014 - Carissimi amici di PredazzoBlog, scrivo oggi per la prima volta…
“GUAI A ME SE NON PREDICASSI IL VANGELO”
Alla vigilia della Giornata Missionaria Mondiale che celebreremo domenica prossima, il mio pensiero corre a voi, fratelli e sorelle delle Valli di Fiemme e Fassa e in particolare a voi cristiani di Predazzo, mia comunità parrocchiale di origine.
Trentanni fa mi accompagnavate a Parma per iniziare il mio cammino verso la consacrazione totale a Dio e alla missione nella Famiglia delle Missionarie di Maria – Saveriane. Ventanni fa condividevate la mia partenza per il Congo dove vivo tuttora, insieme a sorelle di nazionalità e culture diverse, l’avventura quotidiana dell’annuncio del vangelo, della condivisione con i più poveri, dei cammini di giustizia e di pace.
Vi scrivo da Parma dove siamo impegnate nel “Capitolo Generale” che è un incontro molto importante per la nostra Famiglia Missionaria. Rappresentanti dei vari luoghi di missione dove siamo impegnate, ci ritroviamo per valutare il cammino fatto in questi ultimi sei anni, vedere i passi compiuti, le difficoltà e i problemi e insieme programmare il cammino futuro alla luce delle sfide del nostro tempo e dei cammini delle chiese locali nelle quali lavoriamo.
Il Papa, scrivendo a tutti i cristiani in occasione di questa Giornata Missionaria Mondiale ci invita in questo anno dedicato a S. Paolo a riscoprire la sua esortazione “Guai a me se non predicassi il Vangelo”.
Richiama alla RESPONSABILITA PERSONALE di ciascuno di noi nell’annuncio del vangelo e nella testimonianza della vita.
Responsabilità davanti al dono ricevuto che chiede di circolare per il bene di tutti. Siamo coscienti del grande dono della fede? Lo mostriamo? Lo facciamo crescere? Ne siamo così entusiasti da contagiare chi ci sta vicino? Gli appelli che salgono così urgenti dall’umanità di oggi, ferita, senza pace, senza giustizia, indifesa ci toccano, ci scuotono, ci muovono dentro?
La Parola di Dio, per tutti noi, è la fonte da cui ricevere nuove energie e soprattutto incontrarci con una persona, Gesù Cristo, il suo stile di vita, la sua missione. Da Lui, con Lui, ritroviamo lo slancio per agire, per rendere operante la nostra fede, per immergerci nelle situazioni di ogni giorno portando un messaggio d’amore. La fede ci porta ad agire, a farci carico delle sofferenze degli altri, ad annunciare una speranza che apre all’avvenire.
Responsabilità personale ma anche RESPONSABILITA COMUNITARIA. Domandiamoci: quanto le nostre comunità sono aperte ai sofferenti, ai soli, agli emarginati, a quanti contano meno secondo i nostri criteri umani? Quanto si schierano seriamente dalla parte dei più deboli e dei poveri? Quante energie spendono per avere compassione delle miserie umane e se ne prendono cura? Quanto sanno andare al di là del proprio campanile per ascoltare il grido di chi non ne può più, di chi vive senza qualcuno che lo difende, di chi non può curarsi, di chi non può andare a scuola, di chi è calpestato nei suoi diritti umani più elementari, di chi ogni mattina ha il solo pensiero: “Cosa mangeremo oggi?” Guai a me se non predicassi il Vangelo! Guai a noi se restiamo sordi agli appelli dell’umanità, guai a noi se la nostra fede è solo di facciata, guai a noi se ci accontentiamo del poco che facciamo, guai a noi se dalle nostre comunità nessuno più parte, fisicamente e per sempre, per annunciare ad altri popoli, in altre culture, in altri Paesi, la buona novella del vangelo di Gesù.
Siamo tentati a volte di dire: “Ma anche qui ci sono problemi, anche qui c’è povertà, anche qui c’è violenza, anche qui non credono in Cristo…” E’ vero, ma questo non ci esonera ad allargare gli orizzonti sull’umanità intera. Se pensiamo all’umanità come a una grande famiglia, tutto quello che avviene, di gioie e di sofferenze, da qualsiasi parte esse provengano, deve entrare in qualche modo nelle nostre case, nei nostri pensieri, nei nostri interessi, nella nostra preghiera, nella nostra azione concreta.
Il Papa ci parla dell’annuncio del vangelo come di “un’urgenza”, di una “priorità assoluta”, di un “dovere impellente”, di “un’urgente necessità”, di “un compito e una gioia”.
Risentiamo dunque questa chiamata e rispondiamo con generosità e responsabilità al mandato ricevuto. Non c’è scusa che ci possa esonerare da questo compito. Nessuno è così povero da non avere niente da donare. Il sogno di Dio è quello di formare di tutti i popoli una sola grande famiglia. Sentiamoci attivamente dentro questo sogno, mettendo volentieri tutti di noi per l’annuncio del vangelo, il servizio della carità, l’impegno per l’ecologia e la salvaguardia del creato.
Davanti a questo mondo così complesso e che a volte ci fa paura, davanti a questa crisi economica che tiene tutti col fiato sospeso e col cuore gonfio, come cristiani siamo chiamati a rendere ragione della speranza che è in noi. Speranza che ha un nome: “Gesù Cristo”. Solo l’amore di Dio rivelatosi in Gesù Cristo è l’energia spirituale capace di far crescere nella famiglia umana la fraternità, la comunione tra le persone, le culture e i popoli, valori questi a cui tutti aspiriamo e di cui tutti ne abbiamo un grande bisogno.
Il Signore guarisca le nostre pigrizie, le nostre tiepidezze, la nostra poca responsabilità e sul suo esempio, ci renda SEGNO di quell’amore che ha dato la vita per tutti noi: Gesù Cristo. Solo Lui ci dà la forza ogni giorno di “passare ovunque facendo del bene”. Su questo saremo giudicati alla fine della vita.
Delia Guadagnini
Missionaria saveriane in Congo
APRIMI, FRATELLO Ho bussato alla tua portaho bussato al tuo cuore per avere un buon letto per avere un buon riparo perchè non mi rispondi?Aprimi mio fratello!… Perchè mi domandi se sono dell’Africa se sono d’America se sono dell’Asia se sono d’Europa? Aprimi mio fratello!… Perchè mi domandi la lunghezza del mio naso lo spessore della mia bocca il colore della mia pelle e i nomi dei miei Dei?Aprimi mio fratello!… Io non sono nero io non sono rosso io non sono giallo io non sono bianco ma sono solo un uomo. Aprimi mio fratello!… Aprimi la tua porta Aprimi il tuo cuore poiché sono un uomo l’uomo di tutti i tempi l’uomo di tutti i cieli l’uomo che ti assomiglia!
[René Philombe-Cameroun]
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