VALLE DI FIEMME. La Comunità di valle ha incaricato la Fondazione Mach di San Michele…
Con il disgelo e le belle giornate primaverili è iniziato il processo di concimazione dei prati di fondovalle con letame e liquami: un’azione antica che le nuove tecnologie esasperano creando problemi e lamentele. Le nuove tecnologie servono infatti anche ad esprimere il disagio che la concimazione dei prati comporta. E nato da pochi giorni il gruppo spontaneo su facebook “Basta Liquami in Fiemme e Fassa“.
Vediamo insieme quali soluzioni ci possono essere a questo innegabile disagio che viene anche visto come danno per le api e la salute o forma moderna di inquinamento alpino.
Un tempo infatti lo stallatico veniva portato fuori dalle stalle e lasciato “maturare” in cumuli. Una complessa serie di reazioni chimiche riduceva l’acidità e di conseguenza anche le emissioni di sostanze irritanti nell’atmosfera. In primavera il concime veniva trasportato e sparso nei terreni. Un’operazione capillare che riguardava orti, campi e prati, anche quelli che si raggiungevano con difficoltà.
Oggi l’attività di allevamento è concentrata in poche stalle con molti capi di bestiame. Le deiezioni vengono asportate meccanicamente, conservate in cisterne da dove vengono poi aspirate e sparse abbondantemente solo nei terreni pianeggianti su cui è possibile operare con mezzi meccanici. Questa procedura – come hanno sottolineato più volte gli esperti – impatta sulla vegetazione con una sensibile riduzione della biodiversità. L’alta acidità dei liquami non fermentati riduce la ricchezza delle specie prative.
Chi ha l’occhio allenato nota che i fiori, l’insegna multicolore della primavera, sono rari nei prati di fondovalle.
E poiché le api si cibano di polline si comprende la diminuzione dei preziosi insetti. Da alcuni anni gli apicoltori hanno sollevato vivaci rimostranze e chiedono un intervento degli amministratori. Proteste salgono anche dai residenti che ritengono la “puzza” non solo una sgradita percezione all’olfatto, ma veicolo di sostanze azotate che interferiscono sulla salute di persone affette da difficoltà respiratorie.
L’inalazione assidua di ammoniaca, nitriti, nitrati, indolo, scatolo, putrescina, sostanze che si formano in fase di degradazione del materiale organico, non è stata mai seriamente indagata e per ora non si conoscono gli effetti sulla salute, specialmente di quelle colpite da particolari patologie.
Nel territorio del Comune di Predazzo operano alcune aziende zootecniche di bovini da latte per la produzione di formaggi tipici e di latte ad uso alimentare.
Le stalle si caratterizzano per una conduzione prevalente a liquame e, solo in parte, a letame.
La gestione dei reflui in un’area di montagna con ridotte superfici disponibili per lo spandimento, parte delle quali limitrofe al centro abitato, unitamente al rafforzamento del settore zootecnico degli ultimi anni, determina momenti di difficile convivenza tra il comparto agricolo (zootecnico) ed altri settori economici trainanti della Val di Fiemme, in particolare il turismo, che pure trae beneficio e visibilità dalla gestione ambientale dei prati e dei pascoli assicurata dagli allevatori.
Questi aspetti, unitamente ad altre questioni più strettamente ambientali legate alla necessità di tutelare le acque superficiali e profonde da un eccesso di nutrienti di origine agricola, di mantenere la biodiversità tipica del paesaggio alpino e di contenere lo sviluppo incontrollato del bosco, hanno motivato un gruppo di allevatori a valutare la possibilità di realizzare un impianto consortile di digestione anaerobica per il trattamento degli effluenti zootecnici.
La trasformazione biologica subita dai materiali trattati avrà come effetto evidente una riduzione significativa dell’impatto odorigeno generato nei periodi di concimazione, migliorando la vivibilità dell’ambiente e, conseguentemente, il grado di accettazione da parte dei residenti e degli operatori turistici.
Questa soluzione inoltre, grazie ad una maggiore capacità di stoccaggio garantita dall’impianto, consentirà una gestione razionale del digestato da parte degli allevatori, con distribuzione del fertilizzante nei momenti vegetativi di effettiva richiesta (e assimilazione) di nutrienti da parte delle superfici a prato e pascolo disponibili.
L’iniziativa è stata condivisa gradualmente con l’amministrazione comunale, l’associazione albergatori, la Cassa Rurale di Fiemme, la Regola Feudale, altre associazioni ed aziende, fino ad arrivare all’individuazione del sito idoneo ad ospitare l’impianto, alla successiva costituzione della cooperativa agricola con adesione di n.7 soci conferitori e di alcuni soci sovventori (n°8) tra cui altre aziende agricole locali e il Caseificio sociale di Predazzo e Moena.
La cooperativa si avvale della collaborazione con il Centro Trasferimento Tecnologico della Fondazione Edmund Mach (FEM) per lo studio di fattibilità tecnica relativo all’impianto e per gli aspetti agronomici connessi all’impiego del digestato, tra cui la redazione del Piano di Utilizzazione Agronomica (PUA).
La presente iniziativa rappresenta uno sforzo notevole di affrontare la questione delicata della gestione degli effluenti zootecnici in ambiente alpino, e di individuare modalità di gestione innovative che siano compatibili con l’azienda agricola, ma al contempo attente agli aspetti relativi sia alla qualità che alla vivibilità ambientale, ed infine sostenibile dal punto di vista economico.
Presidente Consiglio Amministrazione
MORANDINI FRANCO
Vice Presidente Del Consiglio d’amministrazione
BOSIN ANTONIO
Consiglieri
GABRIELLI VIRGINIO
DEFRANCESCO LUIGI
BUCCI ALBERTO
L’assessora all’urbanistica del Comune di Predazzo e vicesindaca Chiara Bosin così si è espressa sui social network:
” Il progetto definitivo è stato approvato dal Sottocomitato Provinciale per l’agricoltura, entro la fine del mese di aprile andrà in commissione edilizia a Predazzo e potranno ritirare la concessione edilizia.
L’assessorato all’agricoltura PAT aprirà un bando per i contributi agli impianti di biodigestione, che dovrebbero essere quasi garantiti.
Entro l’anno dovrebbero effettuare i lavori. Spero che presto si riesca ad organizzare un incontro pubblico sull’argomento”
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