Richiesta alla presidenza del Consiglio dei ministri di dare dignità di “grande evento” alla cerimonia…
Rivelazione dalla stampa polacca: la decisione è presa.
Il Vaticano: non smentiamo né confermiamo
ROMA – Giovanni Paolo II sarà beato il 2 aprile 2010, cinque anni dopo la sua scomparsa. Lo riferisce il quotidiano polacco Dziennik secondo il quale la decisione sarebbe già stata presa. «Sarebbe una notizia molto bella. Mi farebbe enormemente piacere», ha commentato al quotidiano Rzeczpospolita, padre Tadeusz Pieronek, che si occupa a Cracovia della fase diocesana del processo di beatificazione, aperto solamente un mese dopo la morte del Papa polacco avvenuta il 2 aprile 2005.
L’EX SEGRETARIO DZIWISZ – All’inizio di marzo, il cardinale arcivescovo di Cracovia, Stanislaw Dziwisz, amico e per oltre 30 anni segretario personale di Karol Wojtyla durante il suo pontificato, aveva riferito che «il processo di beatificazione di Giovanni Paolo II sarebbe potuto terminare tra qualche mese». Secondo Dziwisz, «lo stesso Papa Benedetto XVI vuole chiudere le pratiche quanto prima. È il mondo a richiederlo».
IL VATICANO – Sembra infatti che nell’ultima decina di giorni i lavori della Congregazione delle Cause dei Santi – dicastero vaticano che si occupa dei processi di beatificazione e canonizzazione – abbiano subito una forte accelerazione, arrivando prima del previsto ad un responso: Karol Wojtyla, Giovanni Paolo II sarà presto beato. La commissione avrebbe concluso i suoi lavori e ora solo nuovi e imprevedibili elementi che dovessero emergere nei prossimi mesi potrebbero ritardare ulteriormente la conclusione del processo. La Congregazione per le cause dei santi, da parte sua, ha affermato di «non poter né smentire né confermare la notizia».
Fonte: Corriere della Sera
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Due appuntamenti di preghiera per fare memoria di Papa Wojtyla a un anno dalla morte, il 2 e il 3 aprile in San Pietro.
Il primo, domenica 2 aprile in piazza San Pietro, alle ore 21, per recitare il Santo Rosario e rivivere il clima di intensa preghiera che accompagnò il transito di Papa Giovanni Paolo II all’incontro definitivo con il Signore. La serata si concluderà con l’intervento di Benedetto XVI che saluterà i presenti dalla finestra dello studio. Il secondo momento di preghiera, ancora in Vaticano ma stavolta nella basilica di San Pietro, è in programma per lunedì 3 aprile alle 17.30, quando il Papa celebrerà una Messa «in suffragio del suo compianto predecessore».
Sono trascorsi quattro anni, da quel 2 aprile 2005, eppure sembra ieri. Basta riandare al ricordo di quella sera, e di nuovo l’intensità dell’emozione, il vuoto dell’anima dinanzi alla morte si riappropria di noi, segnando lo smarrimento. È stato amato da tutti, fedeli e laici, credenti e agnostici e tutti ancora lo piangono. Leniti nel dolore coloro che si affidano a Dio, come ha fatto Karol Wojtyla durante tutta la sua esistenza, e sono consapevoli che la nostra vita è soltanto un passaggio, una sosta prima del ritorno “alla casa del Padre”.
Indiscrezioni della stampa polacca annunciano che questo sarà l’ultimo anno dell’attesa e che al 2 aprile del prossimo verrà il sollievo della sua salita agli altari. La Polonia, ha spiegato il cardinale Dziwisz, che gli è stato accanto tutta la vita e che è tornato nell’amata Cracovia, non può fare a meno di un suo santo protettore, soprattutto in questo inizio di millennio che ha poco da invidiare, nelle sue crisi, a quello appena trascorso. Il mondo, si potrebbe affermare con una convinzione che si allarga oltre il recinto dei cattolici, ha bisogno di tornare in comunione con il suo magistero e con il suo carisma.
Si vedrà se le speranze della nazione polacca si avvereranno. La Chiesa ha i suoi tempi anche se la volontà del suo successore e prima collaboratore e amico, Benedetto XVI, di dar corso al processo canonico, senza aspettare i fatidici cinque anni, lo ha di molto accelerato. Ma al di là delle regole e della prassi, che pur contano, il riconoscimento della santità di Karol Wojtyla non ha molti ostacoli da superare. Il primo miracolo che la sostiene è stato sotto gli occhi di tutti: miracolo straordinario perché ha mostrato che un cristiano può essere santo in modo ordinario, giorno dopo giorno, che si può vivere con coerenza la propria fede quali che siano le prove che la vita ci presenta. Insomma il miracolo è stato egli stesso, Karol Wojtyla, quando in totale dedizione di se stesso ha aperto il suo cuore a Cristo.
E non mancassero le prove che la sua vita ha dovuto superare: da un’infanzia senza madre e con la perdita successiva della sua famiglia, fino al duro lavoro nelle miniere, al contrasto da vescovo con un regime totalitario e senza Dio, a sperimentare infine sulla propria carne la sofferenza dell’attentato e della malattia. Il peso della sua “croce” avrebbe schiacciato chi non avesse avuto la sua fede. Da lui abbiamo imparato che anche noi possiamo sopportare le nostre prove, quali che siano. E questo è stato il miracolo che non ha bisogno di ulteriori conferme.
Ma il suo ricordo va oltre l’esemplarità della sua vita, anche se essa è alla base del suo magistero. C’è il suo carisma che ha pervaso e vivificato tutta la Chiesa. Il suo insegnamento che ha indicato una via e una soluzione agli affanni e allo smarrimento degli uomini. La sua certezza nell’aiuto della Provvidenza per coloro che avessero intrapreso un cammino di pace e di solidarietà fra i popoli e le nazioni. C’è, infine, quella straordinaria sua capacità di comunicare con i giovani, di saper infondere in loro un’alternativa ad una pseudo-cultura e a dei modelli che bruciano prima di tutto la loro anima.
Che Benedetto XVI lo ricordi insieme ai giovani è il più bel tributo alla sua memoria, a lui che ai giovani aveva dedicato un giorno di gioia e di preghiera nella Chiesa universale. Può suonare un po’ retorico, ma non lo è. La Chiesa, l’umanità stessa non hanno futuro se non sanno coinvolgere i giovani in un progetto dove i valori dell’uomo, della libertà, della vita non siano centrali.
L’alternativa è la supremazia del male sul bene, della sopraffazione, del mancato rispetto della dignità dell’uomo.
Aveva posto la persona umana al centro del suo magistero, non l’uomo come un atomo qualsiasi vagante nell’universo, ma con la sacralità che gli viene dall’essere creatura di Dio. Un uomo vero, con le sue esperienze concrete, le scelte da prendere ogni giorno, nel bene e nel male. Un uomo, dunque, orientato per sua natura alla solidarietà, alla condivisione dei beni del creato, al progresso e allo sviluppo. Ma anche esposto all’egoismo, alla voracità del potere, alle lusinghe della sfrenata ricchezza.
Parole profetiche le sue anche per il tempo di crisi che stiamo vivendo. Ammoniva, ad esempio, nella sua “Centesimus annus”, la terza delle sue encicliche sociali, che la mondializzazione dell’economia “può creare straordinarie occasioni di maggior benessere”, purché ad essa “corrispondano validi Organi internazionali di controllo e di guida che indirizzino l’economia stessa al bene comune”. Era il 1991, la finanza internazionale ancora non aveva inventato i suoi “titoli tossici”, ma le parole del Papa con l’esperienza di oggi appaiono profetiche: il disastro a cui stiamo assistendo dipende dall’aver deviato dai valori dell’uomo e della solidarietà in favore di una corsa all’arricchimento senza regole e controlli.
A quattro anni dalla sua scomparsa non basta, perciò, la commozione o il dolore a riempire il vuoto. Occorre, anche ora, nei tempi che viviamo, che non si perda il senso più profondo del passaggio terreno dell’uomo e del pastore Karol Wojtyla: la consapevolezza che il mondo, quello vero, ruota intorno all’uomo e alla sua dignità che deriva dall’essere figlio di Dio. Il caos è l’alternativa.
Silvano Spaccatrosi – Agenzia SIR
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“Voglio essere molto chiaro. Io non ho mai parlato di una data precisa per la beatificazione di Giovanni Paolo II. Dobbiamo dare il tempo alla Chiesa per una prudente valutazione. Non credo affatto che la fretta in questo caso serva ad aiutare. Il materiale è molto ed ha bisogno del tempo necessario. Il tempo anzi ci aiuta ad approfondire la personalità di Giovanni Paolo II”, lo ha detto a Roma nella Chiesa di Santa Maria del Popolo, il Cardinale Stanislao Dziwisz, Arcivescovo di Cracovia e memoria storica del defunto Pontefice. Il Cardinale, tra l’altro ha ricordato che ultimamente,secondo quanto riferitogli “ un ragazzino di nove anni polacco di Danzica sarebbe guarito da tumore pregando sulla tomba di Giovanni Paolo II, ma non ricordo il suo nome. Molti chiedono la intercessione di Giovanni Paolo II per tumori o in caso di infertilità coniugale”. Il Cardinale si è soffermato sull’attentato al Papa del 1981 ed ha detto: “ fu il frutto di forze oscure che non amavano il Papa. Ho sospetti,non certezze sui nomi dei mandanti. Del resto se gli americano trovano difficoltà ad individuare i responsabili dell’attentato a Kennedy, non vedo perché questo fatto debba essere più semplice”. Per l’occasione è stato presentato un nuovo libro su Giovanni Paolo II dal titolo: Vita di Giovanni Paolo II, di padre Remo Piccolomini e del laico Natalino Monopoli, edizioni Il Messaggero di Padova.
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