Una rivoluzione da 100 milioni di euro. È il «Piano della mobilità e della viabilità»…
VAL DI FIEMME – Alberto Pacher , assessore ai lavori pubblici e ai trasporti, ha in agenda un incontro con gli amministratori pubblici di Fiemme, sindaci in testa. Un confronto con il tavolo della mobilità costituito in valle. Gli scenari sono quanto mai aperti. E Pacher si muove con prudenza tra gli estremi rappresentati, da una parte, dal miraggio di Metroland, dall’altra, dall’ipotesi – ipotesi di gran lunga più concretizzabile – di un sistema innovativo di trasporto pubblico da inaugurare per i Mondiali di sci nordico del 2013. Che dirà dunque Pacher agli amministratori di Fiemme? Dirà che il miraggio Metroland è ancora all’orizzonte? «Metroland» risponde l’assessore «resta uno schema efficace e convincente». Convincente? «Sì, per due ragioni. Perché vi sono già esempi, come in Svizzera, di infrastrutturazione ferroviaria del territorio tra centro e periferia. E perché alcune basi di questo sistema già esistono: la Ferrovia del Brennero, la Trento-Malé, la Ferrovia della Valsugana». E allora, assessore Pacher, cosa state pensando per il sistema trasportistico di Fiemme e Fassa? «Sono due gli aspetti del problema: quello del collegamento tra le valli e la ferrovia del Brennero su Ora; quello della mobilità interna, su cui lavorano il tavolo costituito a livello locale, che esprime una forte domanda per un sistema efficace sia per la stagione turistica che per tutto l’anno». Qual è l’obiettivo realistico che si è posto? «Quello di realizzare il nuovo sistema di mobilità entro i Mondiali del 2013. Si può fare». Quale sistema, assessore? «Sarà una dorsale interna, in prima battuta tra Cavalese e Moena, con l’utilizzo di veicoli capaci di spostare molte persone rispetto alla corse di linea tradizionali». Su quale tipo di mezzo di trasporto vi state orientando? «Su un mezzo chiamato metro-tram». Com’è fatto? «È un veicolo su ruote, un ibrido in grado di viaggiare sia su sede propria che fuori». Esempi? «A Bologna hanno progettato un sistema con un percorso a guida ottica. C’è la presenza dell’autista, per ragioni di sicurezza, ma la traiettoria è segnata da un telecomando o da un rilevatore magnetico. È come un piccolo Minuetto, con gli allestimenti più diversi: può portare fino a 130-150 persone». Un mezzo ibrido con quale alimentazione? «Può essere di tutti i tipi. Ma io credo che il progetto per Fiemme e Fassa sia una buona occasione per sperimentare nuovi sistemi innovativi». Sta parlando dell’idrogeno? «Sì, si può fare». A quali esperienze concrete vi riferite? Quali sistemi ha visitato in queste settimane? «Sono stato a Parma, dove è in fase avanzata un progetto di metropolitana. Poi, abbiamo visto come funziona ad Amburgo: lì gli autobus vanno a idrogeno, sono veicoli elettrici alimentati con celle a combustibile, a emissioni zero». E come funziona? «C’è un generatore a idrogeno, grande come metà della mio ufficio, piazzato nello stabilimento dove partono i bus. Sistemi analoghi di bus a idrogeno ci sono a Londra, Barcellona, Edimburgo…». Con quali costi? «Circa un milione di euro per il generatore, ma si può contare su specifici finanziamenti europei». Bisogna però «alimentare» il generatore di idrogeno: come? «Ad Amburgo lo fanno con un impianto eolico offshore , in mare aperto. In Fiemme possiamo produrre l’idrogeno con l’energia idroelettirca». Prima di incontrare il «Tavolo della mobilità» in valle, avete chiesto allo studio Tps di Perugia uno studio specifico. Qual è il risultato? «Tps ha fatto una ricognizione dei vari sistemi possibili. Il risultato, appunto, è che si può fare: si tratta di scegliere quale tipo di alimentazione. Non siamo ancora alla fase progettuale. L’idea è quella di utilizzare la vecchia provinciale per servire ogni paese. Sarà questo nuovo sistema di mobilità, con collegamenti a pettine a servizio degli impianti di risalita di Pampeago, del Cermis, della Latemar, la risposta a chi oggi chiede alla Provincia di sostenere il costo degli skibus: un impegno di spesa ora insostenibile». Assessore, e il collegamento con Ora? «Il tema è aperto, ma è prematuro parlarne. La tratta insiste in gran parte su territorio della altoatesino. Bisogna aprire un ragionamento con la Provincia di Bolzano. Importante, intanto, è arrivare fino a Moena, senza grandi interventi strutturali». Al dunque, vedremo qualcosa di «Metroland»? «Certamente, sì. In cinque anni, vedremo il prolungamento della Trento-Malé, il potenziamento dell’intermodalità sulla Valsugana, la prima ipotesi per la tratta Rovereto-Riva, oltre che questo tratto Cavalese-Moena».
DOMENICO SARTORI – L’Adige
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