La vecchia chiesa (ora palazzo comunale) era dotata di un bel campanile gotico con 5…
Aldo Moro e la questione sudtirolese: questo il tema della tavola rotonda di ieri pomeriggio a Predazzo, in sala consiliare, nell’ambito delle celebrazioni per il centenario della nascita dello statista italiano.
A moderare il dibattito Giovanni Bernardini, ricercatore presso l’Istituto Storico Italo-Germanico, che ha sottolineato, in apertura dei lavori, come “il peggior torto fatto ad Aldo Moro sia quello di averlo ridotto ai suoi ultimi 55 giorni di vita, mentre è stato uno dei protagonisti della storia della Repubblica”.
“Ha saputo guidare la stagione che ha portato al secondo Statuto d’Autonomia capendo che la trattativa non poteva essere soltanto una risposta al problema delle bombe e degli attentati, ma che l’obiettivo doveva essere il superamento strutturale della questione sudtirolese, che passava obbligatoriamente per il soddisfacimento delle richieste della popolazione”, ha detto Bernardini.
Il primo ad intervenire è stato il senatore Giorgio Postal, che ha descritto la “situazione incandescente dei primi anni Sessanta”, fino alla nascita della Commissione dei 19, “la prima occasione per la minoranza di lingua tedesca di confrontarsi con il Governo italiano”: “Moro ha dimostrato in quest’occasione la sua visione politica e la sua capacità pragmatica di affrontare le vicende più difficili: i suoi discorsi dell’epoca mettono in evidenza le sue qualità di uomo di Stato”. Giancarlo Bolognini, a lungo sindaco di Bolzano, ha aggiunto: “Moro comprese, aiutato da collaboratori di spicco come Alcide Berloffa, che era necessario tentare di capire le diversità, nel nome di un principio di giustizia e alle ricerca di interessi e orizzonti comuni. La sua eccezionale lezione morale e la sua capacità di dialogo sono da ricordare ancora oggi”.
Renato Bellardini fu membro della Commissione dei 19 che portò all’elaborazione del “Pacchetto”, l’insieme di proposte per risolvere la questione sudtirolese, dando risposta alle richiesta della popolazione di lingua tedesca: “Moro non cercava il contrasto, ma aveva l’attitudine all’ascolto, a prendere in considerazione le ragioni dell’altro. Era un uomo di mediazione, un grande tessitore. Ha capito che la questione sudtirolese si poteva risolvere soltanto con il dialogo”. Alla tavola rotonda era invitato anche il senatore Oskar Peterlini, che, impossibilitato ad esserci, ha inviato un messaggio in cui ha sottolineato l’importanza della fiducia nella risoluzione delle questioni anche più complesse, quella fiducia che è stata alla base del rapporto tra Moro e Silvius Magnago: “Senza la finezza etica di Aldo Moro la storia non sarebbe finita in questo modo”, ha scritto.
Il deputato altoatesino Karl Zeller ha aggiunto: “Moro ha compreso, dimostrando una grande capacità di intuizione e visione, che per risolvere la questione erano necessari il consenso della popolazione altoatesina e del governo austriaco. In Parlamento, io e i miei colleghi dell’Svp cerchiamo di portare avanti la strada del compromesso e della mediazione aperta da Moro, Magnago e Berloffa”. In conclusione, l’intervento dell’ex presidente della Provincia di Trento e ora deputato Lorenzo Dellai: “Moro ci ha lasciato una lezione di mediazione e compromesso. Una lezione importantissima ancora oggi, ora che nessuno ha più il principio della supremazia: tenendo presente la rivendicazione dell’identità, non ci resta che metterci sulla strada del negoziato permanente”.
Da ieri e fino al 15 agosto, con orario 17-19/20-22, è visitabile in Sala Rosa del municipio la mostra fotografica che raccoglie una serie di scatti in bianco e nero di Aldo Moro a Predazzo e Bellamonte, e una selezione bibliografica, a cura della biblioteca di Predazzo. L’ultimo appuntamento che Predazzo dedica a Moro è la presentazione, giovedì alle 17.30 in sala consiliare, del libro “Una vita, un paese: Aldo Moro e l’Italia del Novecento” a cura di Renato Moro e Daniele Mezzana, con l’intervento del professor Guido Formigoni.
Monica Gabrielli
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