Appello per il Congo Mentre autorità politiche e mass media sembrano dimenticare la drammatica situazione…
UVIRA – Congo – Suor Delia Guadagnini di Predazzo, missionaria in Congo, ci scrive: non so se state seguendo i fatti tragici che colpiscono la nostra regione e città in questi tempi.
Internet funziona raramente, la corrente ancora più rara…
ti mando il testo del documento che abbiamo presentato personalmente al Presidente della Repubblica Kabila, accorso a Bukavu per rendersi conto di persona di quel che sta succedendo. Se ti è possibile pubblicare il testo, sarebbe bene. Chiediamo di ricordarci nella preghiera al Signore che viene affinché abbia misericordia del nostro popolo, della nostra chiesa, di tutti i poveri.
Buon Natale di cuore! sr. Delia
Ecco la lettera:
ARCIVESCOVADO DI BUKAVU
BP 3324 – BUKAVU (Sud Kivu)
PROT.N0 761.09/13
A sua Eccellenza il Capo dello Stato e Presidente della Repubblica Democratica del Congo
a Kinshasa
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA
Noi, Preti, religiosi e religiose dell’Arcidiocesi di Bukavu riuniti intorno al nostro Arcivescovo, ci rivolgiamo a Lei, per chiederLe di assicurare la nostra sicurezza e quella delle popolazioni di cui abbiamo la cura.
In città e in campagna, le persone passano le notti senza la speranza dell’indomani, soprattutto i preti che si chiedono a chi toccherà la prossima volta.
Un trauma che toglie il gusto della vita e crea malattie che uccidono con il passare del tempo…
A chi occorre finalmente rivolgersi quando le strade e i villaggi sono presi d’assalto da persone armate “non diversamente identificate”? I sostenitori della giustizia popolare pescano in acque torbide, incrementate dall’assenza di coloro che devono stabilire il diritto e non fanno nulla.
Fatalità o ipocrisia da parte di coloro che vogliono affaticarci o, meglio, dividerci e terrorizzarci?
Altrove, quando un cittadino è preso in ostaggio, é tutta la nazione che si mobilita. Ma qui, con la cultura della banalizzazione della vita e dell’impunità che si sta diffondendo, si direbbe che si vuole la pace dei cimiteri e che solo quelli che hanno delle armi hanno diritto alla sopravvivenza.
Visibilmente è in corso una guerra d’usura. Tuttavia, con l’aiuto di Dio, invece di annientarci, essa suscita in noi nuove energie.
CONTESTO:
Eccellenza Sig. Presidente della Repubblica, è praticamente ogni giorno che deploriamo dei crimini contro le popolazioni innocenti del Sud Kivu.
Per ciò che riguarda gli ecclesiastici e i religiosi dell’arcidiocesi di BUKAVU, i ripetuti crimini particolarmente diretti contro di loro, sono stati perpetrati da uomini armati in uniforme militare.
I recenti atti criminali sono intervenuti durante gli ultimi due mesi:
• CIHERANO: il 3 ottobre 2009 alle 20h00, attacco, saccheggio della casa parrocchiale e presa in ostaggio di un prete e di un seminarista. La loro liberazione è avvenuta l’indomani, contro pagamento di un riscatto di 5000 $,
• NYANGEZI: il 5 ottobre 2009, attacco e saccheggio del complesso scolastico diretto dai fratelli Maristi,
• KABARE: Attacco all’ospedale di Mukongola, due medici sono stati gravemente feriti,
• KARHALE: il Padre Jérôme NDAYE è stato attaccato da uomini armati in divisa da agenti di polizia verso le 19h00,
• KABARE: il 6 dicembre 2009, alle 2h00 del mattino, attacco alla casa parrocchiale e assassinio dell’abbé Daniel CIZIMYA mediante colpi d’arma da fuoco,
• MURHESA: il 7 dicembre 2009, alle 19h30, al Monastero, assassinio di Suor Dénise Kahambu, mediante colpi d’arma da fuoco.
RICHIESTE:
Eccellenza, Sig. Presidente della Repubblica, considerando ciò che precede, chiederemmo:
• L’unificazione del comando militare a livello provinciale: sotto la stessa bandiera, ci sono parecchi capi militari che, manifestamente, non collaborano. E le varie fazioni, costituite secondo diverse provenienze, sono differentemente trattate in quanto al loro salario e alla loro logistica. Alcuni di loro affermano di non ricevere ordini che dalla Presidenza. La rivalità di comando e le disparità di trattamento covano una tensione che potrebbe esplodere in ogni momento.
A questo effetto, chiediamo per coloro che servono sotto la bandiera, un trattamento degno all’altezza del loro sacrificio.
• Allontanare le FDLR dalle nostre foreste è un’iniziativa molto lodevole che incoraggiamo; ma certi militari a cui è stata affidata questa operazione Kimya II non rassicurano le popolazioni che custodiscono nella memoria le atrocità subite nel 2004, all’epoca dell’occupazione della città di Bukavu per opera di Nkunda e Mutebusi.
• Tutto ci porta a pensare che i servizi di sicurezza non siano all’altezza del loro compito, dal momento in cui non sembrano sapere anticipare gli avvenimenti e intervenire in tempo.
• La popolazione del Sud Kivu è sotto shock, perché si è preso di mira la chiesa cattolica, di cui Lei conosce il ruolo sociale e l’implicazione nella democratizzazione del nostro paese. Gli ecclesiastici (Preti, Religiosi e Religiose) sarebbero considerati come i testimoni imbarazzanti di tutte le violazioni dei diritti umani massicciamente perpetrate nel Sud Kivu da quasi 14 anni?
• Manifestamente, la nostra provincia del Sud Kivu non ha nessuna via di scampo. Non possiamo comprendere che, a livello di provincia del Sud Kivu, non si possano trovare nemmeno 5 litri di carburante da dare alla polizia di rapido intervento, per soccorrere una popolazione in pericolo, nel caso, Suor Denise che aspettava, invano, il loro soccorso a Murhesa.
• la Nostra polizia provinciale farebbe di più se fosse meglio attrezzata e organizzata.
• Per permettere alla popolazione di comunicare in caso di pericolo, Le chiederemmo di intervenire, affinché siano installate delle antenne VODACOM, ZAIN, TIGO, CCT ed altre, per coprire i luoghi difficilmente accessibili (Bunyakiri, kalonge, Ninja, Kanyola…
• L’assenza apparente di una polizia militare, non ci rassicura affatto in quanto agli atti di incivismo e di banditismo sono imputati a certi militari del nostro esercito. Sarebbe auspicabile accasermare e identificare tutti i militari, per evitare la circolazione incontrollata di uomini armati in uniforme militare non diversamente identificati.
• ci sono troppi massacri nella nostra provincia, ma purtroppo nessuna inchiesta sembra essere portata a termine. Ciò favorisce la giustizia popolare.
• Messaggi di avvertimento in cui si chiede al nostro arcivescovo di fare attenzione, indicano che egli è preso di mira. Perché questo traumatismo?
CONCLUSIONE:
Il popolo del Sud KIVU che l’ha eletto massicciamente Le dà ancora fiducia e conta su di Lei per dare il più forte messaggio, affinché mai più il sangue degli innocenti coli nella nostra provincia.
La nostra chiesa non cessa di alzare la sua voce verso Dio per implorare la sua benedizione sui nostri dirigenti e i loro amministrati, affinché il tempo della celebrazione del nostro giubileo d’oro, ci permetta di cominciare realmente un’era nuova di pace, di giustizia e di lavoro, per la ricostruzione e la prosperità del nostro paese la RDCongo.
Con l’espressione della nostra più alta considerazione.
Fatto a Bukavu, l’11 dicembre 2009.
• Presidente dell’UPRELO (Unione dei Preti Locali)
• Presidente dell’USUMA (Unione delle Superiori Maggiori)
• Presidente dell’ASUMA (Unione dei Superiori Maggiori)
• I parroci decani
Visto e approvato da sua eccellenza Monsignor MAROYI RUSENGO
Arcivescovo di Bukavu e Amministratore Apostolico di UVIRA
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Permalink: http://www.zenit.org/article-20821?l=italian
Caritas Congo lavora per evitare un altro massacro a Natale
Avverte della mancanza di volontà politica per difendere le comunità
ROMA, lunedì, 21 dicembre 2009 (ZENIT.org).- La Caritas della Repubblica Democratica del Congo ha avvertito della mancanza della volontà politica di difendere le comunità della regione settentrionale del Paese ed esorta il Governo congolese, l’ONU e la comunità internazionale a dare la massima priorità alla sicurezza delle persone di quelle zone di fronte agli attacchi ribelli.
Quasi un anno dopo che i ribelli dell’Esercito di Resistenza del Signore (LRA) hanno ucciso 620 persone di diverse comunità del nord del Congo che celebravano il Natale, gli abitanti continuano a temere di essere mutilati, assassinati o violentati dai ribelli.
“Un anno dopo, le comunità continuano a non avere protezione, cibo e assistenza sanitaria. Il Governo e la comunità internazionale devono agire senza indugi per garantire la sicurezza e raggiungere la pace nella regione”, ha segnalato Bruno Miteyo, direttore di Caritas Congo.
L’insicurezza nel nord del Paese si inserisce in una situazione regionale di instabilità che deve essere affrontata. Per la Caritas sono fondamentali la trasparenza e il coordinamento a livello regionale per creare un ambiente che permetta di lottare contro l’impunità.
“I dirigenti di Congo, Uganda, Sudan e Ruanda devono intavolare negoziati per raggiungere una pace duratura – ha aggiunto Miteyo –. La comunità internazionale deve sforzarsi al massimo per impedire l’arrivo delle armi nella regione”.
Rinnovo del mandato del MONUC
Il mandato delle forze dell’ONU in Congo (MONUC) deve essere rinnovato questo mese e ci sono dubbi sulla possibilità di prolungarlo – visto che costa 1.350 milioni di dollari all’anno – solo per un periodo di sei mesi anziché di un anno e in vista di un suo possibile ritiro.
Caritas Congo afferma ch il MONUC non è riuscito a garantire la difesa dei civili congolesi in situazione di pericolo e che queste persone continuano ad essere estremamente vulnerabili.
L’ampiezza e la complessità della crisi in Congo richiede una missione di mantenimento della pace più esaustiva, che renda prioritaria la tutela dei civili. Ogni forza di mantenimento della pace deve svolgere un’azione critica nella formazione delle forze di polizia locali, perché siano capaci di mantenere una situazione di stabilità e di difendere le comunità.
La costante situazione di insicurezza che si vive nel nord del Congo ostacola l’accesso delle comunità ai beni e ai servizi di prima necessità. Per questo, la Caritas esorta i Governi a garantire la creazione di un corridoio di aiuti tra il nord del Congo e i Paesi vicini per assicurare la distribuzione di cibo e di altro materiale essenziale.
Nuovo programma di emergenza per 230.000 persone
La Caritas ha anche avviato nel giugno scorso un programma di emergenza nella zona settentrionale e in quella orientale del Paese per un valore di 8,5 milioni di euro, garantendo vestiario, utensili agricoli e prodotti igienici a più di 230.000 persone.
Il programma si è concentrato anche sul miglioramento dell’istruzione e delle condizioni sanitarie, e ha fornito assistenza psicologica alle vittime della violenza.
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