9.4.2009 Sono tornata ieri da Bujumbura e stamattina mi hanno informato che a Uvira si…
CONGO R.D.C. – PER NON DIMENTICARE
Le notizie che arrivano dal Congo Orientale sono allarmanti. Siamo preoccupati per quanto sta succedendo. Altri sfollati si aggiungono ai tanti ancora affollati nei campi per mancanza di sicurezza nei loro villaggi.Violenze contro i civili, bambini soldato, violenze sessuali,… è la catena di sofferenza che la gente continua a portare. Non possiamo dimenticarli, non possiamo tacere. Le denunce arrivano dal gruppo di esperti dell’Onu trasmesse al Consiglio di Sicurezza, dal Commissariato dei rifugiati(HCR), e dai vari organismi internazionali presenti nella regione. Riporto alcune dichiarazioni: “Esecuzioni arbitrarie, massacri compiuti per rappresaglie, sequestri di persone, distruzioni volontarie di beni… violenze sessuali, lavoro forzato, saccheggi e maltrattamenti sui civili”.(Esperti Onu – 14/05/09); “ Da gennaio più di 370.000 persone sono state costrette a lasciare i loro villaggi per rifugiarsi nella foresta o altri luoghi… i civili vivono continuamente sotto la minaccia degli uomini armati che saccheggiano, violentano, confiscano i raccolti…”(Agenzia HCR – 22/05/09); “I civili sono vittime delle violenze di tutte le parti in conflitto…”(Human Right Watch); “La popolazione civile è continuamente vittima di crimini e stupri, utilizzati come armi di guerra”(Ocha 20/05/2009 Organismo umanitario dell’Onu). Il dolore e le sofferenze della gente è l’angolo di lettura di quanto sta succedendo. Di fatto l’operazione militare rwando-congolese denominata ieri “Umoja wetu”, ed oggi “Kimya2” non ha raggiunto i suoi obbiettivi. L’integrazione nell’esercito regolare degli ex-ribelli(CNDP) e di altri gruppi armati, è avvenuta in minima parte, vari capi denunciati dalla corte penale internazionale(CPI) per crimini contro l’umanità continuano nelle loro funzioni e riscutono tasse; le armi pesanti non sono state consegnate e molti soldati rwandesi sono presenti nella regione. Il gruppo armato FDLR (ribelli Hutu rwandesi del ’94) conserva intatta la propria struttura militare ed il controllo di varie zone. Continue violazioni dei diritti dell’Uomo – rivela il rapporto degli esperti dell’Onu – sono perpetrate dai soldati dell’esercito regolare (FARDC) a causa della frammentazione interna dell’esercito e del versamento tardivo e scarso della paga. E il Presidente della repubblica del Congo? Le sue scelte spesso lasciano perplessi. Sembra allontanarsi dalla costituzione e dal bene della gente. La pressione politica esterna che aveva spinto ad un cambiamento dei rapporti rwanda-congo è stata rallentata. È mancata la tempestività e la concretezza politica per fermare le violenze, l’esodo delle popolazioni e portare a termine il processo di pace con il rispetto e la partecipazione delle tribù e delle forze vive che vivono nella regione. “Il futuro è incerto nonostante qualche cambiamento in senso positivo – dichiara Mons. Besungu, presidente della commissione giustizia e pace del Congo – dopo che nei mesi scorsi i vescovi del paese erano stati all’Onu ed avevano incontrato i leaders di Stati Uniti, Canada, Francia e Belgio. Tutte queste guerre, questa sofferenza del popolo, vengono dai capi. Alcuni sono i nostri capi, ma i veri capi sono fuori dal Congo perché il motivo che c’è dietro la guerra sono le ricchezze.Il messagio dei Vescovi della provincia del Kivu di questi giorni (08-06-09) richiama con forza “la necessità e l’urgenza di prendere a cuore la crisi che perdura nel nostro paese. Essi manifestano con chiarezza le loro inquietudini riguardo la sicurezza, la gestione della giustizia e dei territori sottratti agli abitanti originari, i salari irrisori per i dipendenti dello stato: militari, polizia, insegnanti, personale del servizio sanitario, e soprattutto l’istituzionalizzazione della ribellione come metodo di conquista e gestione del potere. I Vescovi chiedono alla comunità internazionale il rafforzamento dell’autorità dello Stato.In Italia, la commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, ha seguito dell’audizione delle/dei rappresentanti di varie organizzazioni impegnate per la pace in Congo, ha preso recentemente una risoluzione che impegna il governo Italiano ad adoperarsi nelle sedi internazionali per la pace nel Congo Orientale(19-05-09). Con quale impegno e concretezza?Che cosa possiamo fare? Sabato 13 giugno avremo l’occasione di incontrarci a Roma in piazza Farnese, per la giornata “ItaliAfrica”, con rappresentanti di varie organizzazioni impegnate in Congo (RDC). Cercheremo insieme cosa potremo fare per essere uniti alla società civile congolese, per informare sulla situazione che si sta vivendo nel Congo Orientale, per trovare il modo di esercitare una pressione sui paesi coinvolti nella crisi e sui paesi che hanno interessi diretti nello sfruttamento delle ricchezze nella Regione. Non si può dimenticare la presenza Africom, con consiglieri US, Army Africa giunti dalla base di Vicenza, a Gabiro (Rwanda), e l’importanza del sostegno che vari paesi occidentali offrano allo stesso paese. Inviato da suor Delia Guadagnini 13.6.2009
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