Dopo le primavere arabe lo spettro della sharia – L’Intifada-web delle donne: “No alla sharia”

Da il 15 ottobre 2012

Uno spettro si aggira nei paesi della primavera araba : quello della sharia. Mai evocata dai giovani che affollavano le piazze di Egitto, Tunisia e poi Libia, la legge islamica è d’improvviso entrata nel dibattito politico. Alla caduta dei tiranni, gli organizzatissimi partiti islamici hanno preso le redini della transizione, soppiantando lo spontaneismo dei gruppi giovanili, e iniziato a dettare l’agenda politica. Al primo punto, l’introduzione della sharia (o, meglio, una sua applicazione integrale). %name Dopo le primavere arabe lo spettro della sharia   LIntifada web delle donne: No alla sharia
In Libia il 12 settembre il presidente del Consiglio nazionale di transizione Mustafa Abdel Jalil ha detto che la sharia sarà “la principale fonte della legislazione”. In Tunisia il partito islamista moderato Ennahda uscito vincitore dalle elezioni del 21 ottobre vuole che la legge islamica sia la fonte anche della legislazione tunisina. Il suo leader, Rachid Gannouchi, ha dichiarato che sosterrà una forma moderata di sharia (al posto del “neolaicismo” promosso dal premier turco Recep Tayyip Erdogan in visita a Tunisi), che possa conciliare “la democrazia, che è un prodotto occidentale, con l’Islam, che è il nostro retaggio”. E in Egitto i puri e duri sostenitori del partito salafita Al-Nour inneggiano nelle piazze del Cairo a “uno stato della sharia adesso”. Più complesse le posizioni dei Fratelli musulmani, probabili vincitori alle prossime elezioni del 28 novembre. I più moderati dichiarano che non intendono imporre un’interpretazione conservatrice della legge islamica, mentre i più estremisti si dicono pronti a farlo da subito.

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Si chiama «La sollevazione delle donne nel mondo arabo» (letteralmente “Intifada”, in arabo) la campagna per i diritti delle donne arabe lanciata, con successo fulminante, il primo ottobre scorso via Internet.

%name Dopo le primavere arabe lo spettro della sharia   LIntifada web delle donne: No alla shariaLe adesioni, riportate dalle organizzatrici della brillante pagina di Facebook – le libanesi Diala Haidar e Yalda Younes, la palestinese Farah Barqawi e l’egiziana Sally Zojney – sono in continua crescita: in pochi giorni, già quarantamila adesioni di navigatrici del web, arabe e non, interessate a esprimere solidarietà alla causa. Il progetto nasce da un timore fondato, cioè che dopo la condivisione degli slanci rivoluzionari da parte di uomini e donne tunisini, egiziani, libici, le rispettive società ricaccino la componente femminile in un angolo. Anzi, si teme il peggio, se le bozze di Costituzione allo studio dopo il trionfo delle formazioni politiche islamiste dovessero andare in porto. In Tunisia, sembra per il momento sventato il tentativo della componente più radicale di Ennahda (“La rinascita”, partito di maggioranza) di introdurre, con l’articolo 28, il concetto di «complementarietà» fra i sessi.
%name Dopo le primavere arabe lo spettro della sharia   LIntifada web delle donne: No alla shariaSotto la pressione delle proteste popolari le sottocommissioni dell’Assemblea costituente hanno fatto un passo indietro, ritornando all’«uguaglianza» fra cittadini e cittadine. Il testo definitivo, tuttavia, non è pronto: l’opposizione laica è pronta a dare battaglia, prima che la bozza sia sottoposta al voto del Parlamento e alla successiva ratifica popolare. Quanto alle donne egiziane, si preannunciano tempi bui: nella bozza, parziale, di Costituzione presentata in settimana, l’articolo 36 stabilisce che la parità fra i sessi non deve entrare in conflitto con «i principi della sharia» e lo Stato deve far sì che una donna possa conciliare «i propri doveri nella famiglia e il suo lavoro nella società». D’altronde, i principi della sharìa rappresentano i riferimenti legislativi della carta egiziana fin dagli anni 70: ora i membri salafiti della costituente intendono cancellare il lavoro decennale di organizzazioni per la difesa dei diritti umani come il Consiglio nazionale egiziano per l’infanzia e la maternità, che ha ottenuto, tre anni fa, la messa al bando delle mutilazioni genitali femminili e del matrimonio fra minori di 18 anni.

%name Dopo le primavere arabe lo spettro della sharia   LIntifada web delle donne: No alla shariaIntanto la qualità della vita delle donne egiziane peggiora di giorno in giorno, con l’aumento esponenziale dei casi di molestie e violenze sessuali, anche in pieno giorno, nel cuore delle città, ai danni di donne di ogni età e abbigliamento. Di più: a Tunisi, e non nella integralista Riad, una ragazza che era stata violentata da due poliziotti è stata accusata di comportamento indecente. Siccome scendere nelle piazze sta diventando sempre più pericoloso, con la polizia e gli avversari politici pronti alla violenza fisica, ora la protesta femminile si espande su Internet, primo strumento di ribellione contro i regimi dei dittatori Ben Ali, Mubarak, Gheddafi. Fra le donne che stanno aderendo alla campagna virtuale ci sono ragazze e signore che non si nascondono, anche di alcuni uomini che condividono la causa. I cartelli esibiti nelle foto di chi aderisce sono in arabo, i post in francese e inglese. Chiedono pari diritti, libertà di espressione. Come Magi, che vive in Egitto: «Sono per la rivolta delle donne nel mondo arabo perché è mio diritto vivere in sicurezza e libertà nel mio Paese, lo Yemen».

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%name Dopo le primavere arabe lo spettro della sharia   LIntifada web delle donne: No alla shariaLa battaglia sulla nuova Costituzione egiziana è arrivata a un punto decisivo. Prima che il mandato dell’Assemblea costituente scada il 12 dicembre e sotto la spada di Damocle di una sentenza della Corte suprema che potrebbe sciogliere la stessa Assemblea (e rimettere tutta la questione nelle mani del presidente Mohammed Morsi, e questa volta potrà decidere lui come sarà formata), i costituenti stanno scrivendo di corsa la bozza finale che poi sarà sottoposta a referendum popolare. Mercoledì pomeriggio al Cairo una bozza parziale è stata presentata in forma rilegata ai giornalisti. Su questa bozza si gioca quasi tutto quello che è accaduto negli ultimi venti mesi: i presidenti e i generali passano, la nuova Costituzione egiziana resterà più a lungo e condizionerà la storia del paese – quella precedente risale al 1971.

%name Dopo le primavere arabe lo spettro della sharia   LIntifada web delle donne: No alla shariaL’articolo 36 della bozza di Costituzione stabilisce che c’è uguaglianza di diritti tra donne e uomini “a patto che non ci sia conflitto con le norme della sharia islamica”. “Norme”, quindi, non più “i princìpi della sharia” come adesso. Il che, come è facile capire, svuota di senso l’articolo costituzionale, rimuove del tutto i diritti delle donne dalla Carta e consegna le donne alla sharia. In un’altra parte del testo, un emendamento apre alla possibilità di un presidente donna.
Altre critiche dure riguardano l’assenza totale nella bozza di riferimenti alla “tortura”, a dispetto del fatto che questo nuovo Egitto è nato in opposizione ai metodi e alla brutalità poliziesca del regime di Hosni Mubarak. La bozza rende illegali altre forme di violenza fisica, più leggere. Inevitabilmente ci si chiede: se la tortura non è nominata, allora è consentita?

%name Dopo le primavere arabe lo spettro della sharia   LIntifada web delle donne: No alla shariaTornerebbe in mano al governo il potere di chiudere giornali e pubblicazioni con un ordine della magistratura – che potrebbe non essere sufficientemente indipendente. E’ un potere che era stato cancellato da Mubarak nel 2006.
Per quel che riguarda la libertà d’associazione, gli egiziani sarebbero liberi di formare associazioni e partiti “a patto che rispettino la sovranità nazionale”. E’ un’altra clausola velenosa. Al tempo del regime di Mubarak, le organizzazioni per i diritti umani che documentavano casi di tortura erano sciolte d’autorità proprio con l’accusa di violare la sovranità nazionale.
Importante: i poteri del rais ne escono diluiti. Due mandati al massimo e obbligo di ottenere la fiducia del Parlamento.

Cos’è la Shari’a  (Da Wikipedia)

Fonti della sharī‘a

Fonti della legge islamica sono generalmente considerate il Corano, la Sunna (ovvero gli hadith del Profeta), il consenso dei dotti (ijmāʿ) e l’analogia giuridica (qiyās), la sharīʿa accetta solo le prime due fonti in quanto divinamente prodotte o ispirate.

Natura della sharī‘a

Sebbene in alcuni stati a maggioranza musulmana la sharī‘a venga considerata come una fonte di diritto positivo, nell’Islam delle origini e per molti studiosi attuali (tra i quali Tariq Ramadan) essa è più propriamente un codice di comportamento etico che dovrebbe essere privo di potere coercitivo[1].

%name Dopo le primavere arabe lo spettro della sharia   LIntifada web delle donne: No alla shariaLa pena di morte nella sharīʿa

Secondo gli ʿulamāʾ, la Shariʿa consentirebbe la pena di morte in quattro casi: omicidio ingiusto di un musulmano, adulterio, bestemmia contro Allah (da parte di persone di qualunque fede) e apostasia (ridda); ciò nonostante viene invocata regolarmente per giustificare i casi di condanna a morte per omosessualità in stati come l’Iran, la Nigeria o l’Arabia Saudita

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