PREDAZZO - Un impegno comune per cercare di risolvere una volta per tutte i problemi…
Droni, ovvero minivelivoli pilotati a distanza, dotati di telecamere e sensori per trovare i dispersi sotto le valanghe. Il progetto esiste e non è nemmeno troppo lontano dall’essere applicato: ci stanno lavorando gli esperti del Lim Mechatronics Lab del Politecnico di Torino, diretto da Andrea Tonoli che, nella sede distaccata di Verrés in Val D’Aosta, ha creato un’unità di ricerca per la sicurezza in montagna.
In caso di valanga i droni scansioneranno dall’alto la zona in cerca degli alpinisti rimasti sepolti. «Faranno lo stesso mestiere degli umani, ma anche in condizioni meteorologiche critiche e in zone dove i soccorritori rischierebbero di essere travolti da nuove slavine» spiega Tonoli. Dispositivi simili, dunque, aumenterebbero le possibilità di sopravvivenza dei dispersi perché restringono il campo da battere con i cani e le squadre a piedi, pur non annullando i rischi oggettivi. «Il primo sistema di sicurezza resta la prudenza e purtroppo molti di quelli che si avventurano in montagna ne sono sprovvisti — commenta Marcello Chiaberge, vicedirettore del centro di Verres — Troppi escono senza pala e Arva, o se ce l’hanno non lo indossano nel modo corretto».
Il possesso degli strumenti necessari a individuare le persone sotto la neve è, infatti, una prerogativa indispensabile per far funzionare i droni che, oltre ad un sofisticato sistema di telecamere, sono in grado di intercettare i segnali lanciati dagli Arva. «Per questo stiamo anche lavorando per migliorarne la qualità e la potenza» continua Tonoli, che coordina una delle poche squadre di lavoro che in Italia stanno sviluppando tecnologie simili nell’ambito della sicurezza in montagna. Sui tempi di realizzazione, però, preferisce la prudenza ipotizzando tempi mediolunghi, si parla di 5 anni.
E per finire il discorso valanghe al Passo Rolle.. ecco la ultima della stagione! (almeno speriamo)
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