I salti mondiali del 2013 costano cinque milioniPREDAZZO - Oltre cinque milioni di spesa per una…
Ostacoli le slot machines nel tuo territorio? Lo Stato ti taglia i trasferimenti di denaro. La bastonata ai sindaci e alle regioni che lottano contro il gioco d’azzardo arriva in Senato con l’emendamento presentato dal Nuovo centrodestra al decreto “Salva Roma” (leggi qui il testo integrale) e approvato con i voti di 140 senatori di Partito democratico, Scelta Civica, Ncd e Gal. Prevenzione, guerra alla ludopatia e sale bingo lontane dalle scuole: gli spot elettorali di partiti e parlamentari scompaiono non appena è ora di fare cassa. E così nel decreto recante misure finanziarie per gli enti locali compare un provvedimento molto lungo e dettagliato dal punto di vista tecnico. Contrari sono stati 128 parlamentari di M5S, Sel, Forza Italia, Lega e quattro dissidenti del Pd (Laura Puppato, Lucrezia Ricchiuti, Roberto Ruta e Stefano Vaccari). Il testo riguarda i comuni o le regioni che emanano norme restrittive contro il gioco d’azzardo, diminuendo così le entrate dell’erario. L’anno successivo, questi enti territoriali subiranno tagli ai trasferimenti che verranno interrotti solo quando le norme e regolamenti “scomodi” saranno ritirati.
“Un ricatto”, denuncia a ilfattoquotidiano.it il senatore Giovanni Endrizzi del Movimento 5 Stelle, “sono senza parole di fronte a un provvedimento da Stato cravattaro. Ci hanno detto che serve per mantenere la continuità del gettito erariale, ma è solo l’ennesimo modo per lasciare soli i nostri amministratori locali. Questa misura va contro tutti i principi di sussidiarietà e decentramento, ma soprattutto colpisce la prevenzione della diffusione del gioco d’azzardo”. L’intenzione, secondo i promotori del testo, è quella di evitare lo spreco di denaro pubblico sul territorio per quelle che sono considerate “cause perse”: “Una beffa”, continua Endrizzi, “soprattutto a pochi giorni dalla discussione in Aula del disegno di legge sulla cura e prevenzione della ludopatia. Lo Stato deve decidere da che parte stare”.
Amareggiata anche la senatrice del Partito democratico Laura Puppato, che si espressa contro il provvedimento: ”Non me la sono sentita di votare insieme al mio partito”, ha detto a il fattoquotidiano.it, “Non c’è stato dibattito su di un emendamento che di fatto bastona i sindaci. Sono d’accordo sul fatto che gli enti locali non possano prendere iniziative su una materia dove lo Stato ha legiferato in maniera diversa, ma gli enti territoriali sono l’ultimo baluardo di difesa in una situazione di emergenza”. L’approvazione di un emendamento che va in senso opposto rispetto alla prevenzione della diffusione del gioco d’azzardo è, secondo la senatrice, un messaggio negativo che si dà ai cittadini: “Lo Stato deve fare qualcosa. E questo non è certo il modo di intervenire”. E contro l’emendamento Ncd si è schierato anche Matteo Renzi. Il neo segretario Pd ha chiesto al partito di “rimediare” di fronte a una scelta che “non si può spiegare perché è inspiegabile. “Ho visto stamattina” – ha dichiarato a Vita – “è pazzesco, allucinante. Ho chiamato Lorenzo Guerini, coordinatore della segreteria che ha già parlato con Roberto Speranza e stanno cercando tecnicamente una soluzione. O un ordine del giorno o altro perché è stata votata una cosa inaccettabile. Sentite entro sera Guerini, lo sentirò anch’io” . Quindi contiamo su lei? “No contate sul Pd che bloccherà la porcata sulle slot”.
Ma non c’è solo la penalizzazione degli enti che ostacolano il gioco d’azzardo. “L’emendamento”, continua Endrizzi (M5S), “prevede anche che i concessionari ai quali vengono ritirate le concessioni per gravi colpe, godano del diritto di continuare il proprio esercizio per 90 giorni. In seguito il subentro a quelle licenze verrà garantito a chi è già titolare di altre licenze. Un meccanismo che prevede una sorta di diritto di prelazione violando le norme sulla concorrenza”.
L’emendamento a firma della senatrice del Nuovo centrodestra Federica Chiavaroli è il numero 1150: “In coerenza con il principio di perequazione ed equilibrio finanziari”, si legge, ”tra livelli di governo, ed in attuazione dello stesso, qualora interventi legislativi regionali ovvero regolamentari di autonomia degli enti territoriali, aventi ad oggetto misure in materia di giochi pubblici riservati allo Stato non coerenti con l’assetto regolatorio statale di settore, determinino nel corso di un esercizio finanziario minori entrate erariali, anche di natura non tributaria, ovvero maggiori spese statali, anche a titolo di eventuale risarcimento del danno nei riguardi dei concessionari statali per la gestione della raccolta dei giochi pubblici, a decorrere dall’esercizio finanziario successivo sono attuate riduzioni degli ordinari trasferimenti statali a favore delle regioni ovvero degli enti locali che hanno deliberato tali interventi in misura corrispondente all’entità delle predette minori entrate ovvero maggiori spese. Le riduzioni cessano a decorrere dal momento nel quale tali interventi legislativi e regolamentari sono abrogati o revocati o comunque modificati in modo tale da risultare coerenti con l’assetto regolatorio statale in materia di giochi pubblici”.
Aggiornamento del 23.12.2013
Cancellata la norma sulle slot: niente tagli per chi le contrasta
ROMA - E’ passato in nottata il decreto Salva-Roma, con l’ok della Commissione Bilancio della Camera. Sono state cancellate le norme riguardanti i tagli per i Comuni “no-slot machines” e lo stop alla possibilità di recesso dagli affitti per i palazzi istituzionali.
I lavori della commissione si sono conclusi oltre le 2:15. Soppressi, dopo le polemiche dei giorni scorsi, gli articoli riguardanti le slot machines e gli affitti e soppresso anche l’articolo che consentiva la deroga al patto di stabilità per le province e quello che finanziava una bonifica di Brindisi per 25 milioni appena finanziata con la legge di stabilità.
Via alcuni commi su Roma riguardanti ipotesi di liberalizzazione della gestione dei rifiuti. Resta invece il comma che prevede la possibilità connessa alla vendita delle aziende.
Alle tre è stato trasmesso a firma del presidente della commissione, Francesco Boccia, alla presidente Boldrini, il mandato al relatore. Domani alle 12 il testo sarà in Aula e dovrà poi tornare al Senato.
Secondo il dossier Azzardopoli di Libera, l’associazione di don Giovanni Ciotti,solo a Roma e provincia nel 2011 erano presenti 294 sale da gioco e più di 50.000 slot machine, che rappresentano almeno il 12% di tutte le slot machine esistenti in Italia.
Secondo una Ricerca nazionale sulle abitudini di gioco degli italiani del novembre 2011 – curata dall’Associazione “ Centro Sociale Papa Giovanni XXIII” tramite il Coordinamento Nazionale Gruppi per Giocatori d’Azzardo, in Italia sarebbero circa 700.000 i giocatori adulti patologici, mentre oltre 1,7 milioni sono giocatori a rischio.
I giocatori patologici dichiarano di giocare oltre tre volte alla settimana, per più di tre ore alla settimana e di spendere ogni mese dai 600 euro in su, con i due terzi di costoro che addirittura
spendono oltre 1.200 euro al mese.
Considerati anche i giocatori patologici minorenni la Ricerca stima che vi siano circa 800 mila dipendenti da gioco d’azzardo all’interno di un’area di quasi due milioni di giocatori a rischio.
I GIOVANI
La diffusione del gioco tra i ragazzi in Italia cresceva, nel 2011, al ritmo del 13% l’anno.
Secondo il dottor Luca Bernardo, direttore del dipartimento di Pediatria dell’ospedale Fatebenefratelli di Milano, “il fenomeno dei baby-scommettitori e’ in crescita- spiega- Molti ragazzi tra i 12 e 17 anni giocano d’azzardo, spendendo circa 30-50 euro al mese in gratta e vinci, slot e poker online, eludendo quindi i divieti imposti ai minorenni” e non è raro che alcuni “finiscono per diventare giocatori accaniti e patologici”.
Se, come confermano i dati, i posti preferiti per giocare sono bar e tabaccherie (32%), parliamo ovviamente di ‘gratta e vinci’, che, nella sostanza, sono emessi dallo Stato, che dovrebbe almeno evitare in ogni modo possibile che vengano acquistati da minorenni.
Infatti, il format televisivo Crash (Rai3) ha provato a mandare in giro per Roma un minorenne (14 anni) che ha regolarmente potuto acquistare lotterie dal tabaccaio, dal giornalaio e persino nei punti gioco senza che mai un addetto le chiedesse la carta d’identità ad attestarne la maggiore età.
IL BUSINESS
Parliamo di un settore – quello dei ‘giochi’ – che crea il 4% del Pil nazionale con 76,1 miliardi di euro di fatturato legale, che pone al primo posto in Europa e al terzo posto tra i paesi che giocano di piu’ al mondo. Le scommesse calcistiche, pur essendo la punta di diamante dell’aggancio dello scommettitore, lucrano ‘solo’ 2,5 miliardi l’anno.
Il settore ‘giochi’ rappresentava il 9% dei consumi degli italiani e che “assorbiva, due anni fa, 120.000 addetti, praticamente quanti quelli del Gruppo Poste Italiane (144.000). Praticamente, il gioco d’azzardo si colloca tra le prime cinque entità produttive italiane, dopo FIAT ed ENI.
Da qui la preoccupazione che il suo ‘contenimento’ possa provocare l’esplodere di una bolla speculativa.
Le dieci maggiori aziende (e concessionarie di AAMS, ovvero operanti per conto dello Stato) sono Atlantis World, Cogetech, Snai, Lottomatica, Hbg Group, Cirsa, Codere, Sisal, Gmatica, Gamenet
La diffusione sul territorio è particolarmente capillare e non effettivamente nota: basti dire che i “Gratta e Vinci sono in vendita presso tabacchi, bar, bar tabacchi, edicole, Autogrill e tutti i rivenditori autorizzati che espongono il contrassegno distintivo”, come spiega Lottomatica sul proprio sito. Possiamo tener conto che esitono almeno 250 sale bingo (dati 2010), 350.000 slot machine, circa 58.000 tabaccherie, i punti per le scommesse sportive e/o ippiche autorizzati dovrebebro essere circa 10.000 e che, se a Roma ci sono 300 sale giochi, ve ne saranno almeno 3.000 nel resto del Paese.
E possiamo ricordare che “Lottomatica e Sisal hanno ampi capitoli di spesa per le pubbliche relazioni e sono in grado di alimentare un flusso continuo di pubblicità redazionale presso i più importanti quotidiani nazionali, spesso comprando e diffondendo interi inserti anche di 24 pagine” (fonte Libera).
Allo stesso modo, prendiamo atto che nel 2007 lo Stato ha erogato finanziamenti per 600.000 euro tramite i Ministeri della Salute e della Solidarietà sociale per progetti di prevenzione e riabilitazione dalla dipendenza dal gioco, mentre l’Agenzia dei Monopoli spendeva ben 23 milioni di euro per marketing e promozione.
Come anche, ricordiamo che 76 miliardi equivalgono al doppio del bilancio dell’Istruzione Pubblica e rasentano l’intero bilancio sanitario italiano e … che lo “Stato italiano si annette il 50% medio degli incassi del gioco di cui un 14% viene girato all’Erario. Sugli apparecchi automatici il 12,6% viene girato al Preu (Prelievo erariale unico), uno 0,8% all’Amministrazione autonoma Monopoli di Stato, più una percentuale al gestore di rete che cura i collegamenti online.” (fonte Libera 2012)
LE CONCESSIONARIE
“Vediamo quali sono le concessionarie. In prima fila Lottomatica e Snai, le uniche totalmente made in Italy. La prima è al 60 per cento della De Agostini Spa controllata a sua volta dalla B&D di Marco Drago e C, holding della storica famiglia Boroli. La Snai ha avuto un azionariato più diffuso e dopo gli ultimi cambiamenti di asset è controllata da due fondi di private equity che fanno capo uno alla famiglia Bonomi, l’altro a istituti bancari e assicurativi italiani. Sulla Snai c’è in corso un’Opa. Le altre otto, invece, presentano azionariati in parte o del tutto protetti da sedi estere. La Cogetech è di proprietà della Cogemat, Spa di proprietà al 71 per cento della OI Games 2 con sede a Lussemburgo. Gamenet è al 42 per cento (quota di maggioranza) della Tcp Eurinvest, sede Lussemburgo. Hbg è al 99 per cento di proprietà della lussembrughese Karal: solo l’1 per cento è di proprietà di un italiano, Antonio Porsia (che è anche l’ad), imprenditore definito dalla stampa finanziaria il nuovo numero uno delle sale da gioco. Il gruppo delle “lussemburghesi” è chiuso dalla Sisal, al 97 per cento della Sisal Holding finanziaria, Spa al 100 per cento della Gaming Invest, sede nel granducato.
Ci sono poi le società spagnole: Codere, al 100 per cento del gruppo Codere Internacional, e Cirsa di Cirsa international Gaming Corporation. Le altre due concessionarie sono G. Matica – al 95 per cento della Telcos, una srl con 126 mila euro di utile che è controllata per il 52 per cento dalla Almaviva Technologies (altra srl della famiglia Tripi) e per il 37 per cento della Interfines Ag, sede legale Zurigo – e Atlantis, oggi sostituita da B Plus Giocolegale limited, che ha la sede principale a Londra con 68 dipendenti e una “sede secondaria” a Roma.” (fonte La Repubblica)
INTERNET
Poi c’è internet, dove si parla di un introito di 8 miliardi per il poker cash e di 10 miliardi per i casinò games. Nel solo mese d settembre i siti di poker online hanno raccolto 533 milioni di euro.
Come già detto il settore delle scommesse calcistiche è “poco” lucrativo, ma i “grandi divi del pallone invitano, con i propri volti rassicuranti, a giocare a poker online e così la minaccia subdola vince con un richiamo nazional-popolare sfruttando il grande bacino d’utenza dei tifosi.”
Un settore che interessa a tanti,visto che Intralot e I Mobile hanno già introdotto delle applicazioni per smartphone ed Oltremanica il commercio è sviluppatissimo. Tanti come, ad esempio, la Mondadori, che alla fine del 2011 ha predisposto l’online di Casinò Games, Casino Live, Poker cash e Bingo.
Business as usual, se negli USA Zynga poker che ha sviluppato un enorme patrimonio di 29,4 milioni di utenti ed un fatturato di un miliardo di dollari.
E c’è chi guarda al futuro, in USA o Germania, come Cityville che ha 49 milioni di utenti impegnati a costruire il luogo dei loro sogni, consumando tempo e denaro. Farmville ne coltiva 31 milioni, Empires & Allies ha 18 milioni di utenti eccetera eccetera.
LE MAFIE
Poi, c’è il crimine organizzato, che dal gioco d’azzardo vede fonte di lucro, di riciclaggio e di potere territoriale.
“E sono tante, svariate e di vera fantasia criminale i modi e le tipologie per entrare a far parte del “gioco”. Infiltrazioni delle società di gestione di Sale Bingo, di punti scommesse, che si prestano in modo “legale” ad essere le “lavanderie” per riciclaggio di soldi sporchi.
Imposizione di noleggio di apparecchi di videogiochi, gestione di bische clandestine, toto nero e clandestino. Il grande mondo del calcio scommesse, un mercato che da solo vale oltre 2,5 miliardi di euro. La grande giostra intorno alle scommesse delle corse clandestine dei cavalli
e del mondo dell’ippica. Sale giochi utilizzate per adescare le persone in difficoltà, bisognose di soldi, che diventano vittime dell’usura. Il racket delle slotmachine. E non ultimo quello dell’acquisto da parte dei clan dei biglietti vincenti di Lotto, Superenalotto, Gratta e vinci. I clan sono pronto infatti a comprare da normali giocatori i biglietti vincenti, pagando un sovrapprezzo che va dal cinque al dieci per cento”, così nel caso di sequestri patrimoniali l´accusa non ha prove per dimostrare l´illecita accumulazione di capitali.
Il blitz effettuato a Roma nel 2010 dimostrò che il “74% delle sale giochi controllate non era in regola con le norme di legge. Le vincite corrispondevano ad una precisa discrezionalità del gestore che aveva scollegata o ‘taroccata’ la slot machine”. A Milano, un solo clan mafioso tramite quattro società avevano collocato slot-machine e videopoker in 92 locali di Milano e provincia, per un totale di 347 macchinette con ricavi tra i 25mila e i 50mila euro al giorno, di cui una parte consistente sarebbe dovuta finire nelle casse erariali.
Lo scollegamento delle slot machine, secondo un funzionario dell’AAMS di Milano, «produce alla società un lucro notevole, a fronte di rischi bassissimi, poiché si prevede una sanzione amministrativa di circa mille euro, irrisoria rispetto al guadagno prodotto da una macchinetta non collegata».
LE LEGGI
L’articolo 721 del Codice penale che statuisce: “Sono giochi d’azzardo quelli nei quali ricorre il
fine di lucro e la vincita o la perdita è interamente aleatoria”.
L’articolo 718 prevede che “chiunque in un luogo pubblico o aperto al pubblico, o nei circoli privati di qualunque specie, tiene un gioco d’azzardo o lo agevola, è punito con l’arresto da tre mesi a un anno e con l’ammenda non inferiore a 206 euro”.
Come siamo arrivati a tutto questo?
Come ricorda Radio Radicale, “nel 1997 nascono il Lotto e Superenalotto e le Sale scommesse, poco dopo arrivano le sale Bingo. Il 2003 è l’anno delle Slot machine, nel 2005 vennero introdotte la terza giocata del Lotto e le scommesse Big Match. I giochi che “raggiungono l’utente” con sms telefonici e col digitale terrestre, e il gioco d’azzardo on-line vennero resi legali nel 2008. E poi ancora nuove lotterie ad estrazione istantanea ,del tipo gratta e vinci, nuovi giochi numerici a totalizzazione nazionale, come il Win for Life. Nel 2009 arrivano le VideoLottey , apparecchi simili alle slot machine ma con premi molto più alti e soprattutto con la possibilità di spendere molto più denaro.”
Se Romano Prodi e Walter Veltroni furono, nel 1997, i fautori di una riforma del gioco, autorizzando quello ‘di Stato’, fu il governo D’Alema a modificare la legge sulle scommesse e da quel momento fu il Comune a rilasciare una licenza sulla base di una denuncia di inizio attività: nel solo quartiere Prenestino di Roma, con il beneplacito circoscrizionale, aprirono ben 36 sale slot e punti di gioco, contando sul benefit di una semplice auto-certificazione.
Se i gratta e vinci introdotti dal Governo Prodi furono la breccia nelle mura e sono la prima ‘entry’ di aggancio del giocatore, non da meno fu il governo diretto da Berlusconi e non soloper le migliaia di autorizzazioni legiferate.
Infatti, il disastro vero e proprio è iniziato nel 2004, quando i Monopoli di Stato affidarono a dieci concessionarie la gestione delle slot machine con il bel risultato di ritrovarcele nei bar e tabaccherie.
I MONOPOLI DI STATO
Secondo la Ricerca di Libera, la cinghia di trasmissione della volontà statale è l’Aams, l’Amministrazione autonoma Monopoli di Stato. Al suo interno opera il Comitato generale per i giochi, collaborativo con il Ministero dell’Economia e della Finanza per gestione ed organizzazione del comparto.
Il Ministro delle Finanze nomina i componenti di un comitato di cui è presidente e per cui può spendere l’ultima parola. Fanno parte dell’istituzione oltre al presidente un sottosegretario
nominato dal Ministro stesso, il direttore generale dell’Aams, due esperti in materie giuridiche, Il presidente del Coni, il presidente dell’Unire (ora disciolto), ulteriori cinque delegati del dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, dell’Avvocatura generale dello Stato, del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali e del Ministero per le Politiche giovanili e le attività sportive.”
La definizione che l’Aams da di se stessa è quella di una “attività diretta alla regolazione e al controllo dell’intero comparto dei giochi, dopo averne acquisito, a partire dal 2002, le funzioni statali, e mantiene alcune delle tradizionali competenze sui prodotti derivanti dalla lavorazione del tabacco. La scelta di affidare direttamente allo Stato la gestione del comparto dei giochi e dei tabacchi trova la sua ragion d’essere nell’assicurare entrate erariali a un livello compatibile con la tutela degli altri interessi pubblici rilevanti: la tutela dei consumatori, in particolare dei minori, delle fasce deboli sensibili a fenomeni ludopatici, e il contrasto all’illegalità”.
Purtroppo, proprio la Direzione Nazionale Antimafia nel capitolo “Infiltrazioni della criminalità organizzata nel gioco (anche) lecito” muove dubbi sui criteri di scelta delle concessionarie, anche per “l’atteggiamento inerte dei Monopoli nei confronti di concessionarie di rete rimaste per lungo tempo inadempienti per molti degli obblighi assunti”.
Allorchè la Corte dei Conti contestò la mancata registrazione delle giocate e, quindi, l’elusione dal pagamento dei tributi, sottoponendosi al giudizio il vertice dei Monopoli ha ammesso “che le più recenti indagini della Guardia di Finanza hanno mostrato che le mafie, in conseguenza della crescente e rapida diffusione di centri scommessa del tutto legali sotto il profilo formale, intervengono in forma occulta o proponendosi come soci, investendo nel settore legale i
proventi derivanti dal mercato nero”.
Non sarà un caso che la relazione annuale della Direzione Distrettuale Nazionale del 2010 evidenzi come “c’è da chiedersi come l’Amministrazione Autonoma dei Monopoli abbia
permesso che lo Stato italiano diventasse partner di gruppi così poco trasparenti ed abbia agito con grande superficialità e senza un approfondito esame dei soggetti che avevano presentato domanda”.
LA POLITICA
Tutto ebbe inizio nel luglio del 1999 durante la storica Festa dell’Unità di Testaccio, quartiere romano quando gli organizzatori coinvolgono una società iberica Cirsa, uno dei leader mondiali del gioco d’azzardo.
E così accade che in tutta Italia cominciano a sparire balere di paese e cinema storici, come a Genova, dove chiudono il Dante e l’Augustus.
Dopo un po’ nasce Formula Bingo Servizi, che in pratica fornisce le sale pronte, chiavi in mano, ai futuri gestori, in cambio di 50 milioni di vecchie lire a sala, e che perviene rapidamente ad una posizione dominante, ottenendo la consulenza per 214 sale su 420 autorizzate. Con questa operazione “Formula Bingo” guadagna l’1.50% su ogni cartella venduta dalla sue 214 consociate.
Il deus e vicepresidente del cda di Formula Bingo – collegata a Codere, una multinazionale spagnola del gioco d’azzardo – era Luciano Consoli, più noto per le sue iniziative editoriali: prima ha finanziato La Voce di Indro Montanelli, poi ha partecipato all’avventura della Red Tv di D’Alema, nata nel 2008 e chiusa nel 2010. Per un periodo il Presidente di Formula Bingo è stato Vincenzo Scotti, noto big della Democrazia Cristiana, in auge fino a pochi anni fa, quando ricoprì l’incarico di sottosegretario agli Esteri nel governo Berlusconi.
Un’inchiesta di Report del 1º ottobre 2002, intitolata “Dietro al Bingo”, rivela alcuni retroscena e i coinvolgimenti politici. In particolare la stessa Gabanelli racconta che “imprenditori privati e multinazionali spagnole del gioco d’azzardo che hanno fiutato l’affare nel 1999 quando sotto il governo D’Alema il gioco della tombola diventa Bingo. Ma il decreto legge che lo rende operativo e che trasformerebbe in illegali tutte le tombole di quartiere nasce il 21 novembre 2000. Ministro delle Finanze Ottaviano del Turco, Ministro del tesoro Vincenzo Visco.”
E fu lo stesso Vincenzo Scotti, nella seduta del Senato del 3 aprile 2002, ad insistere per rendere abusive le tombole nei circoli e consentire l’introduzione di slot machine e videopoker.
Pochi, poi, ricordano di uno scandalo delle sale bingo datato 2003, quello della Beta Immobiliare, che si occupa appunto degli interessi immobiliari, e la Alfa Finanziaria, per le quali – - “la grande maggioranza dei proprietari sono le federazioni del partito. Dalla visura della Camera di commercio risultano quelle di Ancona, Bari, Bologna, Brescia, Cesena, Crema, Fermo, Ferrara, Forlì, Genova, La Spezia, Livorno, Mantova, Milano, Modena, Napoli, Padova, Parma, Elba, Pisa, Prato, Reggio Emilia, Savona, Varese, Venezia. E ancora alcune federazioni regionali come quella del Molise. Le sezioni più piccole, come quella di Turriaco, partecipano con somme simboliche, 106 euro. Ma Genova ne sborsa 2866.” (da “Sottobosco” di Claudio Gatti e Ferruccio Sansa – Chiarelettere, Milano 2012)
LE SOLUZIONI
Iniziamo col dire che autorizzare la vendita di alcolici e superalcolici dove si gioca d’azzardo è come gettare benzina sul fuoco. Passi per le sale giochi, ma la possibilità che i bar possano ospitare slot machine – senza alcuna limitazione e in bella vista – è davvero un caso da rivedere.
Allo stesso modo è impensabile, se volessimo dare un qualche esempio ai giovani, che campioni dello sport pubblicizzino i poker on line – che rappresentano una forma di inazione fisica pressochè totale – e per questo non serve una legge: potrebbe pensarci autonomamente il CONI e/o le Federazioni.
Non divieti e proibizionismi, solo poche, chiare regole e tanta prevenzione.
Come buon esempio, a febbraio, è arrivato da Bruxelles il via libera alla legge del Brandenburgo per l’autorizzazione e l’esercizio delle sale giochi.
Il testo interessante che prevede un’autorizzazione supplementare per la costruzione e l’esercizio di una sala giochi di validità limitata a un massimo di 15 anni ed una distanza minima in linea d’aria tra sale giochi, ricevitorie del lotto e punti scommesse. Inoltre, l’aspetto esterno e le immediate vicinanze di una sala giochi non devono costituire pubblicità o altri incentivi (ad esempio nessuna visibilità dall’esterno) al gioco, si prescrivono orari di chiusura e obblighi di informazione sui rischi di dipendenza per i giochi offerti sulla prevenzione e sulle possibilità di trattamento.
Si prescrive l’obbligo di sviluppare una concezione sociale volta a evitare le conseguenze sociali negative del gioco, e di nominare persone responsabili dell’attuazione di tale concezione. Si prescrive inoltre l’obbligo di addestrare, a spese dell’azienda, il personale di sorveglianza della sala giochi, al momento dell’inizio dell’attività e successivamente una volta l’anno, al riconoscimento precoce di comportamenti di gioco problematici e patologici. Si prescrivono la presenza continua di un addetto alla sorveglianza, responsabile del rispetto della legge, il divieto di gioco per il personale della sala giochi e.
La legge branderburghese prevede anche il divieto di calcolare la retribuzione del personale in proporzione al fatturato e, riguardo le slot machine in particolare, sono specificate apposite disposizioni per esercizi di ristorazione e ricevitorie di scommesse.
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luigi
15 luglio 2019 at 11:55
Son d’accordo che si deva eliminare ogni traccia del gioco d’azzardo