"La forza della vita una sfida nella povertà"Chi guarda al benessere economico alla luce del…
Questo il tema della 31^ Giornata Nazionale per la Vita che verrà celebrata l‘1 febbraio 2009. Al riguardo il Consiglio Episcopale Permanente ha preparato un Messaggio in cui viene sottolineato: “La vita è fatta per la serenità e la gioia. Purtroppo può accadere, e di fatto accade, che sia segnata dalla sofferenza. Ciò può avvenire per tante cause. Si può soffrire per una malattia che colpisce il corpo o l’anima; per il distacco dalle persone che si amano; per la difficoltà a vivere in pace e con gioia in relazione con gli altri e con se stessi”. La sofferenza – si legge nel Messaggio – appartiene al mistero dell’uomo e resta in parte imperscrutabile: solo «per Cristo e in Cristo si illumina l’enigma del dolore e della morte» (GS 22). Se la sofferenza può essere alleviata, va senz’altro alleviata. In particolare, a chi è malato allo stadio terminale o è affetto da patologie particolarmente dolorose, vanno applicate con umanità e sapienza tutte le cure oggi possibili”.
Di seguito vi riportiamo l’intervista rilasciata da monsignor Bettori sul messaggio: «A conferma della costante attenzione della comunità cristiana a questa frontiera decisiva dell’esistenza umana, capace di evidenziare la forza innovativa e paradossale del messaggio evangelico, che in Cristo trasforma la sofferenza e la morte stessa in occasione di riscatto e salvezza» ha spiegato mons. Betori illustrando il comunicato finale.
Betori è anche entrato nel dibattito che i vescovi hanno sviluppato sul tema di una legge sul Fine vita «a fronte del rischio di pronunciamenti giurisprudenziali che aprano la strada nel nostro Paese all’interruzione legalizzata della vita, mediante la sospensione dell’idratazione e del nutrimento». I vescovi hanno aderito alla linea illustrata dal cardinale Bagnasco e cioè che «un’eventuale legge sul “fine vita” sarebbe cosa ben diversa da una normativa che legittimi la nozione di testamento biologico, espressione di una cultura dell’autodeterminazione». Una legge che consenta di evitare «inutili forme di accanimento terapeutico» e che non legittimi o favorisca «forme mascherate di eutanasia, in particolare di abbandono terapeutico, e sia invece esaltato ancora una volta quel favor vitae che a partire dalla Costituzione contraddistingue l’ordinamento italiano».
In sostanza, ha aggiunto Betori, i vescovi vogliono «proteggere la vita e al tempo stesso rendere degno il momento della morte». Mentre alcuni pronunciamenti giudiziari rendono allo stato attuale «una situazione insicura il fine vita di ciascuno di noi». La legge, secondo Betori, non potrà non basarsi su «un’espressione certa ed aggiornata della volontà del paziente che andrà comunque mediata dalla scienza e dalla coscienza del medico»
Questo articolo è già stato letto 8876 volte!