Al giorno d’oggi abbiamo bisogno di cose belle, di emozioni positive. Trascuriamo sin troppo spesso…
Roberto Benigni. L’italianità toscana che nel mondo è sinonimo di sorriso e profondità di pensiero, di estro e di imprevedibilità.
Figlio di quell’angolo d’Italia che nei secoli ha sfornato geni artistici e letterari, imprevedibile e indefinibile.
Ecco l’impresa: riempire due prime serate su Raiuno, a pochi giorni dal Natale, per giunta parlando dei Dieci Comandamenti.
Un’ardita scommessa quella di chiedere agli italiani di ritornare a sedersi ai banchi del catechismo. Una sfida ancora più alta è quella del voler parlare di amore, di Dio, della sua esistenza, spaziando dalla letteratura alla filosofia, dall’arte alla teologia.
Dieci comandamenti, dieci milioni di telespettatori davanti allo schermo.
Apprezzamenti e critiche, lodi e bocciature. Noi italiani siamo fatti così, sempre col pallino della tuttologia e della critica facile.
Nell’odierno panorama sempre più social e interconnesso, c’è una novità che incastra molti personaggi dalla lingua biforcuta e tagliente. Si chiama “cronologia”. È la nostra arma segreta per difenderci da chi siede in poltrona con lo smartphone in mano, applicazioni social aperte, pronti a commentare le uscite altrui. Èincredibile notare come ci siano geni nascosti che nel tempo di un nanosecondo hanno già capito tutto, già analizzato, già considerato, già commentato. A confrontare infatti la cronologia di Facebook e Twitter con i tempi di messa in onda delle due puntate, possiamo dunque scoprire i futuri geni che sicuramente manderanno in pensione l’intera Accademia della Crusca, i premi Nobel di ogni nazione e qualsiasi altro pensatore vivo o defunto.
Al di là dei contenuti, sui quali, vista la densità, sarebbe un atto di superbia unico e raro pensare di poter dire qualcosa dopo solo qualche giorno dalla messa in onda, Benigni ci ha dimostrato alcune realtà innegabili: parlare di Dio scuote, mette in crisi, agita le acque, chiede una posizione personale. Anche a causa delle cristianissime sagrestie dentro le quali abbiamo giocato a nascondino, partendo già perdenti, ci hanno abituato a spegnere le domande, accontentandoci delle risposte. E abbiamo così creato una generazione di agnostici che, per scelta, forse non sempre ragionata, le domande non se le pongono più.
Ci ha dimostrato che per poter parlare di Bibbia, di fede, di morale, bisogna studiare, leggere, informarsi.
Ci ha dimostrato che per conoscere Dio non bisogna partire dal proprio concetto e interpretare tutto a partire da esso, bensì fare silenzio ed ascoltare. Shemà Israel…
Ci ha dimostrato che osare porta frutto, che annunciare l’amore personale di Dio per la sua creatura preferita addolcisce i cuori.
E per favore, non chiamatelo comico. Benigni questa volta non ha fatto ridere. Ha fatto sorridere, perché quando qualcuno, utilizzando arti comunicative di rara fattezza, ti accosta all’Amore di Dio, non puoi non sorridere e quasi commuoverti.
Roberto Benigni – I Dieci Comandamenti – Prima… di archimede-serietvitalia
Roberto Benigni – I Dieci Comandamenti… di archimede-serietvitalia
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