PREDAZZO - Durante la sessione forestale di mercoledì scorso, particolare interesse hanno suscitato i dati…
Gli animali selvatici e il traffico: l’esperienza maturata in Trentino
INVESTIMENTI DI FAUNA SELVATICA: UNA GUIDA DI PROVINCIA E LIPU
Lo scorso anno sulle strade del Trentino si sono verificati oltre 600 incidenti con ungulati, caprioli e cervi in particolare. Quali sono i tratti più a rischio – per gli animali ma anche per gli automobilisti – degli oltre 2.300 chilometri della rete stradale provinciale? Cosa si è fatto e si sta facendo in un territorio particolarmente esposto agli incidenti stradali con la fauna selvatica, qual è il Trentino, per limitare il fenomeno? A queste, e ad altre, domande risponde una pubblicazione predisposta dal Servizio Gestione strade della Provincia autonoma di Trento in collaborazione con la Lipu (Lega italiana protezione uccelli). La pubblicazione, già richiesta da altre amministrazioni regionali italiane, enti e associazioni pubbliche e private, è stata presentata oggi presso la sala stampa della Provincia dall’assessore provinciale all’ambiente e trasporti e dal responsabile nazionale del Settore Ecologia urbana della Lipu, Marco Dinetti.
Ringraziando la Lipu per la collaborazione prestata, l’assessore all’ambiente e ai trasporti ha sottolineato come sia obiettivo della Provincia “trovare un punto di equilibrio più avanzato tra le esigenze di tutela dell’ambiente e della fauna e l’efficienza della rete stradale”.
Le infrastrutture di trasporto (autostrade, strade, ferrovie) provocano impatti ambientali di diverso tipo (modifica degli habitat, inquinamento, disturbi sonori e visivi, frammentazione degli ecosistemi) interferendo con la biodiversità e le reti ecologiche. Al tempo stesso, gli incidenti con gli animali selvatici costituiscono un aspetto non trascurabile della sicurezza stradale, per le vittime umane e per i milioni di euro l’anno di danni materiali che tali incidenti comportano.
La giurisprudenza riconosce un grado di responsabilità rispetto all’ente gestore dell’infrastruttura, che ha l’obbligo di implementare misure tecniche, oggi disponibili, per mitigare gli impatti ecologici e migliorare la sicurezza per automobilisti ed animali.
Il continuo aumento della circolazione di veicoli e l’estensione della rete stradale provinciale, accompagnati dalla grande mobilità che caratterizza la fauna selvatica e dalla sua consistenza numerica, hanno comportato nel tempo un incremento degli incidenti stradali in cui vengono coinvolti animali. Il fenomeno riguarda in particolare le specie più rappresentative della fauna di casa nostra, capriolo, cervo e camoscio, presenti sul territorio della provincia di Trento con oltre 60.000 capi. La statistica dice che gli investimenti di ungulati si verificano per lo più in corrispondenza dei mesi primaverili ed autunnali; quando maggiore è la mobilità degli animali.
In media nell’ultimo decennio sono stati registrati in Trentino 426 investimenti l’anno (616 nel corso del 2008), numero desunto dalle richieste di risarcimento danni. Il risarcimento è riconosciuto dalla legge provinciale 24/1991 in caso di investimento di un ungulato o di esemplari di orso bruno e prevede l’obbligo, a carico del conducente del veicolo, di segnalare entro 24 ore l’incidente alla Forze di polizia o al personale forestale. Le richieste di indennizzo vanno presentate entro 30 giorni dalla data dell’investimento al Servizio Foreste e fauna della Provincia autonoma di Trento.
Investire un animale può avere conseguenze assai gravi per l’automobilista (in passato si sono verificati incidenti che hanno portato anche alla morte degli occupanti del veicolo investitore) al di là della taglia dell’animale investito. Talvolta è il tentativo di evitare l’investimento a provocare l’incidente, ma è ovvio che la violenza dell’impatto e le relative conseguenze sono direttamente proporzionali alla velocità tenuta dall’automobilista.
Al fine di limitare quanto più possibile il fenomeno, l’Amministrazione provinciale, tramite il Servizio Foreste e fauna, sta promuovendo da tempo una serie di iniziative, adottando misure di segnalazione specifiche. Fin dal 1993 è in corso la raccolta sistematica dei dati sugli investimenti di fauna selvatica. Nel 2002, in collaborazione con l’allora ITC-irst (ora Fondazione B. Kessler), è stato creato un sistema informatizzato per la gestione e la georeferenziazione dei dati, utilizzando un servizio web. Ciò consente di aggiornare il data-base, di elaborare i dati e di realizzare “mappe di sensibilità” degli incidenti faunistici, utili per l’individuazione dei corridoi faunistici, la localizzazione degli interventi di prevenzione degli investimenti, non ultima la valutazione in fase di pianificazione degli impatti causati da nuove infrastrutture viarie sulle popolazioni di animali selvatici. La banca dati ha permesso di realizzare un “modello predittivo” per la valutazione del rischio da incidente stradale con ungulati. Si è pensato e si pensa però anche alla fauna minore, per tutelare la quale si sono allestite barriere temporanee per anfibi ed altri animali di piccola taglia.
Si è giunti così all’individuazione di 160 tratti di strade (che interessano 101 chilometri) che presentano vari gradi di rischio e lungo i quali sono stati installati degli speciali catadiottri “antifauna”. Si tratta di dissuasori ottici riflettenti a bordo strada che, attivati di notte dai fari degli autoveicoli di passaggio, riflettono un fascio di luce verso l’esterno creando una barriera ottica che induce l’animale che proviene dal bosco a bloccarsi, passato il veicolo l’effetto cessa e l’animale può attraversare la strada senza più pericolo.
Va da sé, naturalmente, che agli automobilisti e in generale a tutti gli utenti della strada va però richiesta attenzione quando si percorrono strade in cui è segnalata la possibilità di attraversamento da parte di animali selvatici, in particolare nelle ore notturne. “Non si tratta di norme specifiche – ha affermato Marco Dinetti – ma più semplicemente di rispettare quanto previsto dal codice della strada, limitando la velocità e, in caso di avvistamento di animali, suonare il clacson o azionare i fari. Oltre a rappresentare la misura più efficace per la propria incolumità e per quella degli animali, tale comportamento responsabile può anche rappresentare un’occasione di osservazione degli animali stessi”.
di Corrado Zanetti
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