La giornata del Creato - Si è svolta martedì mattina nel Primiero e in serata…
Il 22 aprile è la Giornata della Terra. Una “festività” nata nel 1970 su proposta del senatore democratico americano Gaylord Nelson, con la spettacolare adesione di 20 milioni di americani che si mobilitarono in quello che segnò l’inizio del moderno ambientalismo. L’idea che la preoccupazione per la salute del pianeta e la voglia di fare la propria parte per proteggerla potesse essere simbolicamente rappresentata da una manifestazione collettiva ha avuto da allora un successo crescente.
Quasi quarant’anni più tardi ce n’è più bisogno che mai, e l’Earth Day è divenuto un evento realmente globale. Nel conto alla rovescia che comincia oggi per il 40° anniversario, si inaugura anche la Green Generation Campaign, i cui principi cardine sono un futuro basato sulle energie rinnovabili, la responsabilità individuale e il consumo responsabile, la creazione di un’economia verde che porti posti di lavoro e tolga milioni di persone dalla povertà. Obiettivi ambiziosi, del resto sono in molti a credere, il presidente americano Obama in testa, che la crisi economica vada vista come l’occasione per fare scelte di campo in direzione ambientalista. L’era dello spreco, del consumo smodato e della ricchezza accumulata sfruttando i carburanti fossili per il momento sembra avviata a un rapido tramonto.
Siccome la platea a cui è fondamentale rivolgersi è quella dei giovani, che dovranno farsi da subito protagonisti di un radicale cambio di mentalità rispetto alle generazioni precedenti, l’invito è anche a investire nell’istruzione e nella sensibilizzazione ai temi della responsabilità individuale a partire dai banchi di scuola. Solo così è possibile creare una consapevolezza diffusa di ciò che va fatto per mettere riparo ai danni inferti all’ambiente fino ad oggi. Non si tratta, insomma, di una semplice, per quanto globale, manifestazione di protesta. Lo slogan dell’evento è “Fai la tua parte”.
E per celebrare la giornata della Terra non si contano gli eventi in programma in tutto il mondo. In Italia il più atteso è senz’altro il concerto (a impatto zero, assicurano gli organizzatori, secondo il progetto di Lifegate) che si terrà a partire dalle 20 in piazza del Popolo a Roma e che vedrà avvicendarsi sul palco Ben Harper and Relentless7, seguiti da Subsonica, Nneka e Bibi Tanga & The Selenites. Il concerto sarà trasmesso da Nat Geo Music (canale 710 di Sky).
E il palinsesto di molti canali Sky sarà in buona parte dedicato all’Earth Day. Il video-shock di Adriano Celentano, “Sognando Chernobyl”, verrà trasmesso alle 22.15 su Sky Uno e alle 23.50 su Nat Geo Music. Si tratta di un video catastrofico che nessuno ha mai visto integralmente e che Celentano ha concesso di mandare in onda. Come mai? ‘’Quale momento più indicato come quello della Giornata Mondiale della Terra – ha spiega Celentano all’Ansa – per far vedere, approssimativamente, cosa potrebbe succedere se il mondo continuasse a camminare nel modo in cui sta pericolosamente rotolando. Me l’hanno chiesto e m’è sembrato giusto aderire con le immagini non troppo consolanti di questo video’’.
I documentari Ghiaccio estremo, I Semi del Futuro, Earth Report 2009 e Oceani, andranno in onda su National Geographic Channel a partire dalle 19. E Sky Tg24 , il canale all-news diretto da Emilio Carelli, dedicherà all’Earth Day l’intero palinsesto. I cambiamenti climatici e i problemi che affliggono l’ambiente saranno al centro di una maratona tv, con ospiti, collegamenti, reportage e interventi di esperti. Anche Radio Monte Carlo, media partner del Nat Geo Music Live, incentrerà l’intero palinsesto sull’evento, con i commenti di Vittorio Feltri, Gad Lerner ed Emilio Fede, opinionisti dell’emittente.
E la Disney ha scelto proprio l’Earth Day per il lancio globale del film Earth – La nostra Terra. Il documentario che racconta la storia della Terra e offre immagini spettacolari che ne celebrano la straordinaria bellezza esce oggi anche nelle sale italiane.
L’Earth Day, la Giornata della Terra promossa in Italia da National Geograpich Channel, – sara’ seguita domani con speciali in onda su Sky e Radio Montecarlo e sostenuta mercoledi’ da Il Sole 24 Ore con un’iniziativa ad impatto zero.
Anche i personaggi dello spettacolo si mobiliteranno per l’Earth Day: il video-shock di Adriano Celentano, Sognando Chernobyl, verra’ trasmesso domani (oggi, n.d.m.) alle 22.15 su Sky Uno e alle 23.50 su Nat Geo Music, mentre Fiorello, nel corso dello spettacolo al Palatenda di Piazzale Clodio, dedichera’ ampio spazio all’evento. E ancora, sara’ nelle radio da domani Il Gigante, brano rock a impatto zero dei Rio, cantato insieme a Fiorella Mannoia con la partecipazione del comico Paolo Rossi.
Intanto gia’ alle 20 di domani (oggi, n.d.m.), tutti i Paesi del mondo in cui e’ trasmesso Nat Geo Music (canale 710 di Sky) si collegheranno con Piazza del Popolo, a Roma, per il concerto Nat Geo Music Live. A salire sul palco Ben Harper and Relentless7, seguiti da Subsonica, Nneka e Bibi Tanga & The Selenites. La serata, presentata da Giorgia Surina con l’emerging-explorer Nat Geo, Sol Guy, ospitera’ il climatologo dell’Enea Vincenzo Ferrara e l’apneista Umberto Pellizzari. Completeranno il programma i documentari Ghiaccio estremo, I Semi del Futuro, Earth Report 2009 e Oceani, in onda su National Geographic Channel a partire dalle 19.
PECHINO – Dopo cinque anni di vita a Pechino, una delle città più inquinate del pianeta, la mia sensazione di un calo nello smog poteva essere dovuta a semplice assuefazione. Ma un panel indipendente di esperti internazionali conferma quello che le narici di noi residenti avvertono da qualche tempo. Nella capitale cinese l’inquinamento atmosferico dell’ultimo trimestre è stato inferiore del 25% rispetto ai 7 anni precedenti. Lo scienziato Chak Chan della Hong Kong University of Technology non ha dubbi: “E’ grazie alla recessione”. Per i fautori della de-crescita è un trionfo della loro tesi: la migliore cura per l’ambiente è fermare lo sviluppo.
Segnali simili si moltiplicano in ogni angolo del pianeta. In America, da New York a San Francisco, i pendolari costretti a risparmiare riscoprono in massa i mezzi pubblici meno inquinanti, metropolitane e treni. Le compagnie aeree a corto di passeggeri lasciano a terra molti apparecchi e disdicono i contratti di acquisto con Airbus e Boeing. Centinaia di navi portacontainer, a Hong Kong e Yokohama, Seul e Singapore, sono ferme per il crollo del commercio mondiale: anche lo smog del trasporto marittimo si riduce. In Europa 150 città hanno aderito al movimento delle Transition Town, che applicano una strategia sistematica per la riduzione dei consumi energetici.
Il laboratorio più vasto per misurare “l’impatto verde” della crisi è la Repubblica Popolare, che due anni fa superò gli Stati Uniti per il volume di Co2 rilasciato nell’atmosfera. Non solo a Pechino ma in tutta la Cina un effetto positivo della recessione è innegabile. Nella provincia meridionale del Guangdong hanno chiuso per bancarotta 62.400 imprese in un solo trimestre. E quindi hanno smesso di rilasciare smog. La fine della bolla speculativa immobiliare ha bloccato l’apertura di nuovi cantieri per edificare grattacieli a Shanghai. Il consumo di elettricità (prodotta da centrali a carbone) è in calo per la prima volta da decenni. Tutte le cause dell’inquinamento sono in ritirata.
Sulla sponda opposta del Pacifico si accumulano nei piazzali di Detroit i Suv invenduti, disertati dai consumatori. Diventa un simbolo nazionale la famiglia Wojtowicz di Alma, nel Michigan. Il marito Patrick, ex camionista di 36 anni, la moglie Melissa di 37, la figlia quindicenne Gabrielle, sono stati scelti dal giornale Usa Today come i precursori di un nuovo trend: “La frugalità del XXI secolo”. I Wojtowicz hanno restituito alle banche tutte le carte di credito. Hanno disdetto l’abbonamento alla tv via cavo. Hanno venduto nei mercatini dell’usato i costosi giocattoli elettronici. Si sono ritirati in una fattoria con porcile e pollaio per allevare gli animali, e un campicello di 16 ettari per coltivare frutta e verdura. Il loro obiettivo economico è l’autosufficienza. E naturalmente uno stile di vita sostenibile. Le reazioni dei lettori di Usa Today sono entusiastiche. Il taglio dei consumi imposto alle famiglie americane dalla crisi viene nobilitato come una nuova etica, un trend di costume. Comincia a cambiare quella miriade di abitudini quotidiane che imponevano una pressione crescente sull’ecosistema.
Le virtù della de-crescita sembrano confermate. In realtà nel passato c’erano stati dei casi simili, che consigliano prudenza. Lo scienziato ambientale Kenneth Rahn, dell’università di Rhode Island, ricorda che quando crollò l’Unione sovietica e tutta l’Europa dell’Est entrò in una lunga crisi economica, i livelli di smog sopra il circolo polare artico diminuirono del 50%. La chiusura di tante fabbriche in Russia e nei suoi ex-satelliti aveva provocato gli stessi effetti che sono visibili vent’anni dopo in Cina. “Una riduzione dell’attività economica – dice Rahn – automaticamente abbassa i livelli di inquinamento”. Ma per l’ambiente questo progresso è durevole? Il caso della crisi nel blocco ex-sovietico non è confortante. Quando la riduzione dello smog è solo un effetto dell’impoverimento, i suoi benefici sono temporanei. Le recessioni sono addirittura controproducenti se rallentano gli investimenti in nuove tecnologie verdi, penalizzate dal contro-choc petrolifero e dall’inaridirsi del credito.
L’industria cinese dei pannelli solari è tramortita da un crollo di esportazioni. Theolia, il colosso francese delle energie alternative, ha cancellato il progetto di creare una nuova filiale dedicata ai paesi emergenti. Il magnate americano T. Boone Pickens, che aveva in cantiere la più grande centrale eolica del mondo nel Texas, ha congelato il progetto. Un’altra impresa specializzata nell’energia generata dalle pale a vento, la britannica Centrica, ha bloccato tre piani di creazione di nuove centrali eoliche. Oltre all’improvviso ritorno di un temibile concorrente come il petrolio o il carbone a buon mercato, un handicap aggiuntivo per le fonti rinnovabili è che spesso richiedono finanziamenti a lungo termine. La crisi bancaria ha reso più difficile raccogliere fondi per progetti decennali.
Un indicatore dei problemi futuri è il comportamento delle compagnie petrolifere. Durante l’impennata dei prezzi del greggio, si erano scoperte una nuova vocazione verde. Ora che il greggio è precipitato sotto i 50 dollari il barile, la Shell ha già dismesso le sue attività nel solare e nell’energia eolica. Resta la speranza che i comportamenti delle grandi imprese cambino quando scatteranno gli incentivi dell’Amministrazione Obama, e 150 miliardi di dollari del bilancio federale irrigheranno il business delle fonti rinnovabili. La recessione da sola non ce la può fare.
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