di Steven Ertelt Un importante studioso di cancro al seno afferma che l’aborto ha causato almeno 300’000 casi di cancro al seno con conseguente morte della donna da quando la Corte Suprema degli Stati Uniti ha legalizzato l’aborto praticamente senza limiti nel 1973 [con la famigerata sentenza Roe v. Wade, ndT].
Con decine di milioni di aborti dalla decisione della Corte ‒ e la ricerca conferma che l’aborto aumenta il rischio di contrarre il cancro al seno ‒ senza dubbio si è verificato un gran numero di casi di cancro al seno provocati dall’aborto negli ultimi 38 anni.
Il professor Joel Brind, endocrinologo del Baruch College di New York, ha lavorato con diversi scienziati a un articolo del 1996, pubblicato sul Journal of Epidemiol Community Health, che mostra un “aumento del 30% di probabilità di sviluppare cancro al seno” per le donne che
hanno avuto aborti procurati. Recentemente egli ha commentato sul numero di donne che ne sono rimaste vittime:
Se consideriamo attorno al 10% il rischio complessivo di cancro al seno (non considerando l’aborto), e lo aumentiamo del 30%, otteniamo un rischio del 13% complessivo riferito a tutta la vita. Considerando i 50 milioni di aborti dalla sentenza Roe v. Wade, otteniamo un eccesso di 1,5 milioni di casi di cancro al seno. Ad una mortalità media del 20% dal 1973, questo implica che l’aborto legale ha provocato circa 300’000 morti in più a causa di cancro al seno dalla sentenza Roe v. Wade.
Brind ha detto che la sua stima esclude le morti dovute all’utilizzo dell’aborto per ritardare la prima gravidanza portata a termine, un fattore di rischio riconosciuto per il cancro al seno.
Karin Malec, a capo di Coalition on Abortion/Breast Cancer, un gruppo per sensibilizzare l’opinione pubblica, dice che il numero di studi che mostra il legame tra aborto e cancro al seno continua a crescere negli anni dopo l’analisi innovativa fatta da Brind nel 1996 sui principali studi dell’epoca:
Negli ultimi 21 mesi, quattro studi epidemiologici e una recensione hanno riportato un legame tra aborto e cancro al seno. Uno studio includeva come coautrice Louise Brinton, direttrice di del settore nel National Cancer Institute. Abbiamo circa 50 studi epidemiologici pubblicati dal 1957 a oggi che riportano un legame. Vi sono anche studi biologici e sperimentali a sostenere questo legame. Gli esperti hanno dimostrato nelle riviste mediche che quasi tutti i circa 20 studi che negano il legame tra aborto e cancro al senso sono gravemente difettosi (fraudolenti). Come nel caso dell’occultamento del legame tra tabacco e cancro, essi sono usati per imbrogliare le donne e far loro credere che l’aborto sia sicuro.
Chirurghi come la dottoressa Angela Lanfranchi, Clinical Assistant Professor di Chirurgia presso la Robert Wood Johnson Medical School del New Jersey, che ha ampiamente spiegato come l’aborto aumenti il rischio di cancro al seno, hanno visto in prima persona come l’aborto faccia male alle donne.
Nel 2002 Angela Lanfranchi ha testimoniato sotto giuramento in una causa contro Planned Parenthood in California di aver avuto conversazioni private con importanti esperti che concordavano sul fatto che l’aborto aumenti il rischio di cancro al seno, ma si rifiutavano di discuterne pubblicamente dicendo che era una questione “troppo politica”.
Come co-direttore del Programma di Sanofi-Aventis Breast Care presso il Steeplechase Cancer Center, la Lanfranchi ha curato innumerevoli donne con una diagnosi di cancro al seno. La Lanfranchi è stata nominata “Top Doc” 2010 in chirurgia del seno per l’area metropolitana di New York dalla Castle Connolly.
In un articolo che ha scritto per la rivista medica Linacre Quarterly, la Lanfranchi spiega perché l’aborto comporta dei problemi per le donne e aumenta il rischio di cancro al seno:
L’aborto indotto aumenta notevolmente il rischio di cancro al seno perché interrompe i normali cambiamenti fisiologici al seno che avvengono durante una gravidanza a termine, e che abbassano il rischio di cancro al seno per la madre. Una donna che porta a termine una gravidanza a 20 anni ha una diminuzione del rischio di cancro al seno del 90% rispetto ad una donna che aspetta fino a 30 anni.
Il tessuto del seno dopo la pubertà, e prima di una gravidanza a termine, è immaturo e vulnerabile al cancro. Il 75% di questo tessuto è di lobuli di tipo 1 dove inizia il cancro duttale e del 25% di lobuli del tipo 2 dove inizia il cancro lobulare. Il cancro duttale costituisce l’85% di tutti i tumori al seno mentre il cancro lobulare ne costituisce il 12-15%.
Nonappena una donna concepisce, l’embrione secerne gonadotropina corionica umana (hCG), l’ormone la cui presenza viene rilevata nei test di gravidanza.
L’hCG fa sì che le ovaie della madre aumentino i livelli di estrogeno e di progesterone nel suo corpo, provocando un raddoppiamento della quantità di tessuto mammario. In effetti, ha più lobuli di tipo 1 e 2, dove il cancro inizia.
A metà gravidanza, a 20 settimane, il feto e la placenta producono hPL, un altro ormone, che comincia a far maturare il tessuto mammario in modo che possa produrre latte. È solo dopo 32 settimane che la madre ha abbastanza lobuli del tipo 4, maturo, che sono resistenti al cancro, così che il rischio di cancro al seno diminuisce.
L’aborto procurato prima delle 32 settimane lascia il seno materno con più tessuto vulnerabile per l’inizio del cancro. Questo è anche il perché ogni nascita prematura prima delle 32 settimane, non solo l’aborto procurato, aumenta o duplica il rischio di cancro al seno.
Aborti spontanei nel primo trimestre d’altra parte non aumentano il rischio di cancro al seno perché c’è qualcosa che non va con l’embrione, cosicché i livelli di hCG sono bassi. Un’altra possibilità è che ci sia qualcosa che non vada con le ovaie della madre e i livelli di estrogeno e progesterone siano bassi. Quando questi ormoni sono bassi il seno della madre non cresce e non cambia.
Al termine della gravidanza, l’85% del suo tessuto mammario è resistente al cancro. Ogni gravidanza successiva diminuisce il rischio di un ulteriore 10%.
Se una donna decide di abortire per qualunque ragione, dovrebbe cominciare a fare test preventivi a partire da 8-10 anni dopo l’aborto, in modo che, se si sviluppa un cancro, esso possa essere rilevato e curato precocemente per una prognosi migliore.
Due considerazioni:
1) È abbastanza evidente che, come è esistita una lobby del tabacco che ha cercato di negare e occultare il legame tra fumo e cancro ai polmoni, esiste parimenti una lobby dell’aborto che cerca di negare e occultare i legami tra aborto e diverse patologie fisiche e psichiche che esso può comportare per la madre (come mostra la storia della ricerca effettuata dal dottor Fergusson sulle conseguenze psichiatriche dell’aborto)