Un giovane sciatore di 28 anni è morto questa mattina sulle piste del Lusia. L'incidente…
L’alpinista trentino Michele Fait, 44 anni, è morto la scorsa notte mentre stava tentando la discesa estrema sugli sci del K2 (la seconda montagna più alta del mondo. All’alpinista era già riuscita un’analoga impresa sul monte Everest). Di lui si erano perse le tracce martedì, ma solo questa mattina la notizia è rimbalzata prima sui blog di altri alpinisti impegnati nella scalata della vetta himalayana, poi la conferma ufficiale arrivata ai familiari dell’alpinista. Secondo le prime informazioni, Fait è precipitato in un canalone con gli sci: la scena è stata vista anche dal campo base, tanto che subito alcuni alpinisti hanno cercato di avvicinarsi al punto dell’incidente. Poi, la tragica conferma: il corpo di Fait era ormai senza vita. L’alpinista trentino era partito per la spedizione il 30 maggio scorso. L’obiettivo era di condividere l’impresa con un altro sciatore estremo, lo svedese Fredrik Eriksson, che ha partecipato attivamente ai tentativi di soccorso.
Le voci susseguitesi per ore tra martedì sera e ieri hanno trovato tragica conferma. Michele Fait, 44 anni, consulente informatico roveretano, è l’ennesima vittima del K2. Attorno alle 12 (ora locale) di martedì stava realizzando il suo sogno: scendere la seconda vetta del mondo con gli sci ai piedi, sulla via Cesen. Un sogno diventato progetto, cullato e preparato con cura e passione per mesi. Il 30 maggio l’avventura era iniziata davvero e Michele Fait aveva ritrovato al suo fianco l’amico e compagno d’avventura Fredrik Ericsson, svedese. La loro impresa è stata raccontata giorno per giorno dai siti internet dei due alpinisti ma anche da diversi portali e blog dedicata alla montagna estrema. Un progetto che era affascinante anche perché ancora nessuno al mondo è riuscito a scendere con gli sci tutto il K2. Martedì lo svedese era più avanti, il roveretano poco più indietro quando ha perso il controllo della traiettoria in un punto dove la pendenza, elevatissima, non concede scampo. Una volta perso l’equilibrio è precipitato per 300 metri prima di fermarsi. La caduta è stata osservata da altri alpinisti al campo base più a valle. Così come Ericsson, appena resosi conto dell’accaduto è risalito alla ricerca dell’amico. Trovandolo, purtroppo, senza vita. Ieri, grazie all’intervento di altri alpinisti, è stato possibile recuperare la salma di Michele Fait e trasportarla fino al campo base, a quota 5.135. Dovrebbe quindi essere possibile trasportare i suoi resti in Italia.
La Repubblica – L’Adige
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