Hilary Clinton durante il suo viaggio in Cina nel febbraio del 2009 ha dichiarato che…
Ci furono nove tra svenimenti, capogiri improvvisi e nausea, su quarantasei tra genitori e figli arrivati a Jesolo con un pullman dal Trentino Alto Adige per vedere la mostra Real Bodies.
Un effetto a catena di impressionabilità aveva sconvolto una nutrita comitiva di genitori e figli di un’associazione dedita allo sci e all’alpinismo provenienti dalla nostra regione che si erano prenotati la visita guidata a “Real Bodies”, la più grande mostra mai realizzata con ben 350 corpi umani plastinati in anteprima mondiale sulla costa veneziana, prima di partire per il tour internazionale che la porterà a Lisbona, Londra e Parigi.
Dagli Stati Uniti all’Estremo Oriente 33 milioni di visitatori hanno posato il loro sguardo sui cadaveri plastinati cinesi. Le reazioni sono state varie. C’è chi ha provato orrore, chi curiosità, chi ammirazione. Molti intellettuali ne hanno preso spunto per dibattiti bioetici.
In Francia la Corte di Cassazione ha fatto chiudere la mostra in corso a Parigi (ma era già passata per Lione e Marsiglia) con una sentenza che giudica «indecente l’esibizione di cadaveri umani a fini commerciali».
Dopo questi fatti, molti potrebbero essere i commenti. E’ divulgazione scientifica, arte o speculazione sul voyeurismo necrofilo? Il fine didattico giustifica l’uso commerciale di cadaveri? Quali problemi etici solleva una operazione come questa?
Non è la prima volta che Body Worlds viene accusata di utilizzare corpi derivanti da una sorta di traffico nero – mai provato – di cadaveri in paesi come la Cina e in alcuni degli Stati che un tempo facevano parte dell’Unione Sovietica. Gli organizzatori della mostra, che è ormai un vero e proprio marchio con all’attivo decine e decine di esposizioni in tutto il mondo, ha sempre respinto le accuse mostrando carte e documenti che attestano l’effettiva regolarità delle donazioni dei corpi.
Gli organizzatori della mostra di Jesolo hanno ammesso che l’episodio della comitiva trentina ha causato molti problemi con più di 130 scuole che erano già prenotate per la visita”.
L’effetto suggestione, dall’altra parte, sta portando acqua al mulino della pubblicità. L’ultimo intervento è a cura di Antonello Critelli, medico legale curatore di Real Bodies. “Si tratta di un’esposizione senza filtri con esclusive finalità di divulgazione scientifica. Le zone più di impatto sono debitamente segnalate ed i malori, (che avvengono quotidianamente), sono statisticamente nella norma, possono essere ricondotti a particolare sensibilità e situazioni soggettive dei visitatori”.
Visitando questa mostra, tra fascino ed orrore, una domanda sorge spontanea: Ma da dove vengono tutti questi corpi umani, questi cadaveri plastinati?
Abbiamo voluto ricercare qualche informazione in più per tentare di dare risposta a questa legittima domanda che il visitatore si pone.
Non abbiamo faticato molto a trovare alcuni spunti che pubblichiamo di seguito:
Una delle compagnie leader nella plastinazione, Body Worlds, non ha mai emanato undisclamer come la Premier. Body Worlds riporta sul suo sito che i corpi messi a disposizione sono donati da “persone che hanno dichiarato durante la loro vita che i loro corpi dovrebbero essere resi disponibili dopo la morte per essere studiati dai medici e per l’istruzione dei profani”.
Questo non ha fermato gli utenti della rete o la stampa dal fare domande al fondatore di Body Worlds, Gunther von Hagens, riguardo l’origine dei corpi usati per la plastinazione.
Nell’introduzione ad una relazione investigativa di quattro pagine del 16 agosto, il China Finance Online ha chiesto: “Da dove mai possono provenire i corpi di von Hagens? Perché Dalian ha autorizzato questa cosa come una nuova impresa high-tech? Quale terribile catena di profitto ed interesse giace dietro questa esibizione di corpi?”.
Nelle interviste, von Hagens ha fatto una distinzione tra i corpi usati dalla sua compagnia per le esibizioni e quelli usati per la ricerca. Per quest’ultima ha in passato ammesso di aver utilizzato i corpi cinesi non rivendicati, i quali, sotto la legge cinese, possono essere utilizzati dalla polizia a sua discrezione.
The Epoch Times ha riferito che la polizia cinese può facilmente dichiarare i corpi dei prigionieri, in particolare dei praticanti del Falun Gong, come “non rivendicati” e poi darli agli stabilimenti perché li riempiano di plastica.
Il China Finance, dopo aver sollevato la domanda degli interessi alle spalle del business dei corpi a Dalian, non ha menzionato ciò che The Epoch Times ha scoperto: i ruoli di Gu Kailai e Bo Xilai. (nella foto)
Bo, come capo del Partito Comunista nella città di Dalian e poi governatore della provincia del Liaoning, ha grandemente espanso le prigioni e i campi di lavoro a Dalian e nel Liaoning e li ha riempiti di praticanti del Falun Gong che erano andati a Pechino per protestare contro la persecuzione del regime. Ha approvato personalmente la costruzione dell’innovativo stabilimento di plastinazione di Dalian.
Gu, che lavorava con il britannico Neil Heywood — suo fidato aiutante — ha visto la possibilità di fare profitti dai praticanti incarcerati, secondo una fonte che ha familiarità con la questione.
Dopo che la persecuzione del Falun Gong è cominciata a luglio del 1999, Gu ha cominciato a fornire praticanti del Falun Gong come soggetti per la sottrazione forzata degli organi, per aiutare ad alimentare la rapida espansione dell’industria cinese dei trapianti — secondo la fonte — e ha fornito i corpi dei praticanti agli stabilimenti di plastinazione.
Come compagnia mediatica che opera nell’ambiente strettamente censurato che risponde al dipartimento della propaganda del Partito Comunista, il China Finance non ha potuto approfondire questo scenario.
Heng He, un commentatore sulla Cina, afferma che i cinesi comprendono più di quello che la stampa possa dire.
“La maggior parte delle persone crede che Bo Xilai e Gu Kailai siano capaci di fare una cosa simile a Dalian. E molti di loro, ora comprendono che questo può accadere solo in Cina sotto il dominio comunista. Ma nessun giornale può stampare questo [tipo di informazioni]“, dice He.
Fonte: The Epoch Times è pubblicato in 19 lingue e in 35 Paesi.
Un coraggioso documentario, su omicidi di massa commessi in Cina per denaro, è stato premiato con il Peabody Award, uno dei più prestigiosi riconoscimenti del settore televisivo e radiofonico.
‘Human harvest: China’s illegal trade’ (Prelievo umano: Il commercio illegale cinese) è stato diretto da Leon Lee nel 2014 e da allora è stato trasmesso in tutto il mondo, girando vari festival. Nell’anno in corso è stato premiato anche con il Michael Sullivan Frontline Award.
Il film si concentra sul prelievo forzato di organi sui praticanti del Falun Gong – una disciplina spirituale cinese – messo in atto in Cina negli ospedali militari e civili. La pratica del Falun Gong, che consiste in esercizi meditativi e insegnamenti morali, viene perseguitata in Cina, la sua terra d’origine, dal 1999.
La campagna anti-Falun Gong è stata caratterizzata da arresti arbitrari, rieducazione ideologica forzata e torture. Migliaia i morti.
La campagna è stata rafforzata da un’offensiva mediatica che ha calunniato i praticanti facendoli passare per squilibrati. Secondo analisti politici, subito dopo che questa campagna ha avuto inizio, i praticanti del Falun Gong sono divenuti l’obiettivo primario per alimentare il commercio di organi.
«Le importanti testimonianze raccolte sulla complessità del commercio [di organi] e dei costi umani – incluse interviste a medici cinesi che hanno ammesso di essere stati costretti a prelevare organi da prigionieri politici ancora in vita – sono una denuncia straziante di un diabolico sistema di prelievo forzato di organi», hanno scritto i giudici del Peabody Award, che devono approvare all’unanimità i vincitori.
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Il 29 maggio 2008, il New York Times, avvertiva i visitatori che “quello che state per vedere può provenire da prigionieri perseguitati e giustiziati in Cina”.
La plastinazione permette la conservazione dei corpi umani. Attraverso la sostituzione dei liquidi interni con dei polimeri vengono preservate le cellule del corpo umano, che può essere così esposto per mostre e ricerche.
L’idea risale agli anni ’70, i primi introiti agli anni ’90, ma è nell’agosto del 1999 che viene aperto il primo stabilimento di trattamento dei cadaveri a Dalian, città della Provincia del Liaoning, nel nord-est della Cina.
I media cinesi hanno iniziato da alcune settimane a informare l’opinione pubblica in merito a organizzazioni interne che trafficano gli organi per trarre ingenti profitti.
Caijing, una rivista economica, è stata la prima a rendere pubblica la notizia con un articolo pubblicato il 9 settembre dal titolo “Il mercato nero degli organi”. Sedici persone sono state accusate durante un’indagine che coinvolge i donatori vivi di 51 reni, del valore di oltre 10 milioni di yuan (circa 1,2 milioni di euro).
Il libro ‘Bloody Harvest: l’uccisione dei praticanti del Falun Gong per i loro organi’ è stato pubblicato nel novembre 2009, scritto da David Matas e dall’ex parlamentare canadese David Kilgour. Presenta una grande quantità di indizi probatori a dimostrazione che la raccolta di organi sui praticanti del Falun Gong ha avuto luogo in Cina a partire dal 2000, dopo che la persecuzione contro la pratica è iniziata nel 1999. Il libro dimostra come il prelievo forzato di organi è un fenomeno che coinvolge tutta la nazione: ospedali militari, carceri, campi di lavoro, tribunali.
Parallelamente al commercio degli organi, dal 2000, le imprese di plastinazione sono aumentate di numero, facendo della Cina il primo esportatore di corpi al mondo, e producendo centinaia di milioni di dollari di entrate per le imprese che promuovono esibizioni in tutto il mondo.
I corpi non-rivendicati
L’accesso ai corpi cinesi è facilitato dalle norme che regolavano l’utilizzo dei corpi non-rivendicati.
Secondo l’articolo 348 dell’interpretazione giudiziaria della Legge di Procedura Criminale cinese da parte della Corte Popolare Suprema della Cina, “se la famiglia del criminale non rivendica il corpo dopo la data specifica, la Corte Popolare può avvisare le organizzazioni attinenti perché prendano il corpo o i resti”.
L’articolo 348 lascia campo libero a tribunali e funzionari della pubblica sicurezza nella gestione dei corpi non-rivendicati.
I corpi dei praticanti del Falun Gong si prestano ad essere utilizzati liberamente in quanto spesso non-rivendicati.
Erping Zhang, portavoce del Falun Dafa Information Center spiega nel suo libro State Organs che i praticanti del Falun Gong quando vengono arrestati non rilasciano volontariamente la propria identità alle forze di polizia al fine di evitare intimidazioni e violenze ai propri cari e amici.
I funzionari dei centri di detenzione dopo che i praticanti vengono uccisi per i loro organi, o per le torture inflitte, non hanno modo di contattare i famigliari e di conseguenza sono liberi di utilizzare i corpi.
Il 28 settembre, un giorno prima dell’inaugurazione di “The Human Body Exhibition” al Palaolimpico di Torino, si è chiusa a Ginevra la 21° sessione del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, dove eventi collaterali organizzati da ONG hanno dibattuto, tra le altre cose, sugli innumerevoli crimini del regime cinese e sulle 65.000 vittime del Falun Gong che hanno trovato la morte nelle prigioni per il prelievo dei propri organi.
Durante il Congresso degli Stati Uniti il repubblicano Dana Rohrabacher ha definito “crimini mostruosi” contro l’umanità le accuse contro il regime cinese di aver prelevato organi dai prigionieri religiosi su larga scala.
(nella foto manifestazione di protesta in Cina)
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