La giornata del Creato - Si è svolta martedì mattina nel Primiero e in serata…
Tra le tante cose buone che poteva fare, Barack Obama ha scelto invece la peggiore quella di non fermare “la strage di innocenti” nel mondo.
L’arcivescovo Fisichella: «Se proibisce la tortura non dica no alla vita nascente»
«Apriamo gli occhi, mi sembra ci sia in giro molta polvere di stelle. Sa cos’è?».
No, eccellenza, cos’è?
«Succede quando ci sono tanti problemi urgenti, seri, e insieme delle difficoltà oggettive, mancanza di risorse eccetera. Allora si vanno a prendere altre cose che luccicano e soddisfano forse chi vive di ideologia. Solo che in concreto non portano ad alcun risultato, se non a nascondere i problemi veri».
L’arcivescovo Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la vita nonché rettore della Lateranense, considera preoccupato e un po’ desolato i primi passi di Obama in tema di aborto.
«L’essenziale è saper ascoltare tutte le istanze del Paese, senza rinchiudersi in visioni ideologiche con l’arroganza di chi, avendo il potere, pensa di poter decidere della vita e della morte».
Il presidente Obama ha abolito la legge che vietava di finanziare le organizzazioni internazionali che sostengono, per la pianificazione familiare, anche l’aborto…
«Come dice il proverbio: chi ben comincia è alla metà dell’opera… Se questo è uno dei primi atti del presidente Obama mi sento di dire, con tutto il rispetto possibile, che il passo verso la delusione è assai breve. Anche perché, quando ci si erge giustamente a paladini della dignità della persona, ci si aspetta che tale diritto sia esteso a tutti, senza discriminazioni né contraddizioni profonde».
Parla della chiusura di Guantanamo e del no alle torture?
«Appunto. Nel momento in cui si vuol fare chiarezza su questo — e ripeto: giustamente —, ci si aspetta che tale preoccupazione possa riguardare anche la vita nascente. Il mondo di oggi è più piccolo di quello che crediamo e i temi etici suscitano grande incertezza e magari gravi conflitti nella popolazione. Per questo vanno affrontati con grande prudenza e non con l’arroganza di chi si crede nel giusto, apponendo la firma a un decreto che di fatto è un’ulteriore apertura all’aborto e quindi alla distruzione di esseri umani».
Barack Obama è per il diritto di scelta ma ha invitato a trovare un «punto d’incontro» e «prevenire le gravidanze non volute, ridurre il ricorso all’aborto »…
«Guardi, sulle questioni etiche non si può giocare con le parole. Dal presidente di un Paese qualsiasi all’ultimo dei parlamentari, andrebbero evitate visioni strabiche, lo scarto tra ciò che soggettivamente uno pensa e ciò che oggettivamente fa. “Sono personalmente contrario all’aborto, però…”. Mi sembra che nascondersi dietro i sofismi non sia degno di chi ha delle responsabilità verso i cittadini. La gente vuole chiarezza».
Tra l’altro, torneranno i finanziamenti federali alla ricerca sulle staminali embrionali.
«La mia prima impressione, se lo facesse, sarebbe di un cedimento alla pressione delle grandi multinazionali del settore. In tutto il mondo gli scienziati spiegano che la ricerca sulle staminali adulte funziona mentre quella sulle embrionali non va da nessuna parte. Addirittura, in alcuni settori, gli interventi sulle cellule a livello genetico stanno superando la necessità di lavorare sulle staminali adulte. Insistere sulle embrionali significherebbe imboccare un vicolo cieco indicato dall’ideologia e non da una valutazione scientifica. No, il problema non è scientifico, è ideologico. Ed economico».
La maggioranza dei cattolici ha votato Obama, però.
«Non credo che chi lo ha votato abbia preso in considerazione i temi etici, anche perché vengono astutamente lasciati fuori dal dibattito elettorale. Certo non penso che queste scelte gli porteranno consenso. Il popolo per la vita nasce cattolico ma oggi abbraccia una moltitudine di persone. La maggior parte della popolazione americana non è sulle posizioni del presidente e del suo staff. Dai tempi di Tocqueville sappiamo bene che il popolo americano, e in particolare i cattolici, ha un forte senso civile, di appartenenza e lealtà alle istituzioni, ma con altrettanta forza sostiene la propria libertà di critica e il senso della giustizia e della vita».
«L’Osservatore Romano» scriveva che questo dell’aborto è «uno dei nodi attraverso i quali si qualificheranno i rapporti tra l’amministrazione Usa e le confessioni cristiane del Paese». E adesso?
«Giovedì, a Washington, duecentomila persone hanno marciato a favore della vita. Se la risposta del presidente è di estendere il diritto all’aborto, la profonda contraddizione di cui parlavo prima, con tutta la buona volontà non riesco a capire cosa di nuovo possa proporre. Ma staremo a vedere».
Fino a che punto questa faccenda complicherà i rapporti tra Usa e Vaticano? Benedetto XVI, nel suo telegramma di auguri al presidente Usa, ricordava i diritti di «chi non ha voce» ma anche «i poveri», gli «emarginati», parlava della pace tra le nazioni…
«La Santa Sede, è evidente, coinvolge la conferenza episcopale del Paese. In primo piano ci sono i vescovi statunitensi, ai quali voglio dare la mia più totale solidarietà: sono chiamati a dare ancora più forza alla loro testimonianza su tutto ciò che riguarda la dignità della persona, quindi non solo i temi bioetici ma anche la povertà, la crisi economica…».
Ma con Obama?
«Chiunque abbia delle responsabilità, quando inizia un cammino, dev’essere capace di valutare non solo le esigenze del proprio Paese ma anche le conseguenze che ne derivano altrove. Quanto avviene negli Usa ricade in altre parti del mondo. Per questo si dev’essere capaci di ascolto, di umiltà, e magari di chiedere aiuto agli altri».
Mi chiedevo come mai io non subissi per nulla il “fascino” di Obama. Ora lo so e posso dire di non essere caduto nei tranelli dei media…
Gian Guido Vecchi
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