Domani domenica 31 ottobre salirò con Paolo Brosio sull’aereo che da Verona ci porterà a…
La miracolosa diretta di Paolo Brosio con la Madonna di Medjugorje
di Cristiano Gatti
Fra i seimila fedeli radunati a Milano anche il famoso giornalista: “La vigilia di Natale la ‘Signora’ mi ha tirato fuori dal tunnel”
Un po’ san Paolo e un po’ Maddaleno, un po’ mistico e un po’ anacoreta, il nuovo Brosio sale sul palco-altare del PalaSharp facendosi il segno di croce. È primissimo pomeriggio, ma la platea risulta già caldissima: in seimila – devoto più, devoto meno – sono tutti qui per il raduno annuale dedicato alla Madonna di Medjugorje, lunga non-stop di raccoglimento e di preghiera, costantemente in bilico tra buona fede popolare e cieco fanatismo religioso. Anche se è presente la veggente che vede la Madonna tutte le sere, questa volta il piatto forte è la testimonianza estrema: il Vip vizioso e dissipato improvvisamente folgorato e convertito grazie alla generosa mano della Beata Vergine. La parola a Paolo Brosio, rinato a nuova vita dalle macerie del «Twiga Club».
Silenzio assoluto. Apertura come un collegamento del vecchio Tg4: «Buongiorno a tutti». Poi il penitente comincia a svelare le sue trascendentali scoperte, tutte avvenute a partire dalla vigilia dell’ultimo Natale, cioè alla bella età di 52 anni. «Fino a quel momento, pensavo di avere tutto: dolce vita, popolarità, ricchezza. Credevo d’essere al centro del mondo. Il mio scopo era giocare a tennis, giocare a calcio, andare in bicicletta, correre dietro alle belle ragazze, passare da una festa all’altra, essere invitato dai Vip. Credevo che firmare grossi contratti con le televisioni fosse la cosa più importante, nella vita. Però evidentemente mi sbagliavo…». Ma va?
Lo riconosce onestamente: per comprendere quello che mediamente si apprende in età scolare, al catechismo del pomeriggio, «c’è voluto un intervento dall’Alto». La folgorazione lo incenerisce al termine di un doloroso calvario personale. Raccontandolo, la sua voce si fa roca. Le lacrime cominciano a scendere. «Ero allenato a tutto: al tennis e alla bicicletta, ma non ero allenato ad affrontare il dolore. Così, quando il dolore è arrivato, sono precipitato. Prima è morto mio padre, l’uomo che cercava di tenere me e mia madre con i piedi per terra, da semplice contadino dell’Astigiano. Quando se n’è andato, per me è iniziata la fine. Il resto, subito dopo. Avevo finalmente trovato l’amore, una ragazza cubana che aveva sofferto molto, una modella che mi aveva conquistato con la sua semplicità (!, ndr). Ci siamo sposati, ma poi la differenza di culture è esplosa, soprattutto tra lei e mia madre. Un giorno, lei se n’è andata, pugnalandomi al cuore, mentre era la mia adorata sposa: s’è messa con un altro e ha fatto anche un figlio. Per me era troppo. Improvvisamente, comprendevo che anche quando credi sia tutto rose e fiori, prima o poi il dolore ti si presenta davanti…». Ma tu pensa.
È il 2008, l’anno scorso. Brosio si presenta in tv con la solita faccia da simpatico cretino, un po’ fatuo e un po’ bagnino, ma non appena la telecamera si spegne torna nel tunnel nero della devastazione. È un uomo finito. «Non sapevo come affrontare tutto questo. Non avevo mai capito un tubo di queste cose. Il papà, la moglie: erano le prime sconfitte della mia vita. E se non hai Gesù nel cuore…». Scoppia a piangere come un vitello. Dalla tribuna, una giovane signora si alza e lancia un grido straziante: «Paolo, siamo con teeeeeee». Applausi di sincera partecipazione. Lui riprende a fatica: «Io pensavo che la mia simpatia, la mia capacità di parlare, la mia carriera, il mio successo, tutto fosse merito mio. Invece erano doni di Dio…». Ma tu guarda.
Siamo al culmine. La tensione emotiva è altissima. Brosio svela la parte più noir della sua prima vita: «Ho pensato in modo materialista e stolto di combattere il dolore col divertimento e il piacere. Così mi passa tutto, mi dicevo. Invece, mi sono imbucato in una spirale senza fine…». Ancora lacrime, ancora singhiozzi. «Ho capito che il male esiste: che non è un cornuto con la forca in mano, ma si nasconde in tante forme subdole…». In un crescendo di pianto, si fa predicatore, si fa guru: «Giovani, non fate uso di alcol… MAI!!! Mai la droga… MAI!!!». Infine, la rivelazione: «Ma quando ero nel punto più basso, finalmente, ho compreso che bisogna fare uso solo di Spirito Santo!».
Esplode un boato. È standing ovation. La folla dei devoti applaude a lungo, commossa, respirando santità e trascendenza. Brosio tira su col naso ed estrae il fazzoletto per ricomporsi. È a pezzi. Per fortuna, la testimonianza si addentra nella sua fase più alta, fino all’ascesi. «Era la vigilia di Natale dell’anno scorso. Di notte. Stavo più male del solito. Improvvisamente, mi sono sentito alzare dal letto con una forza che non era la mia. E poi, io che sapevo a malapena l’Eterno riposo, ho cominciato a pregare velocissimo, preghiere che nemmeno conoscevo. In quegli istanti meravigliosi, ho capito che qualcuno stava tirandomi fuori dal tunnel…».
Pochi giorni dopo, il 3 gennaio, la Santa Madre genera un altro Brosio. «Quel giorno mi sono confessato, e nel giro di 24 ore ho dimenticato tutto il male. Ora è cominciata un’altra vita. Tutto mi è più chiaro. Ho occhi aperti e orecchie spalancate. Soprattutto, una cosa ho capito: tu puoi pensare di sfuggire la realtà, ma è un’illusione. Prima o poi, la realtà ti viene a riprendere». Come tutti quelli arrivati fuori tempo massimo sulle cose normali, anche Brosio non si sottrae al dovere-piacere di spiegare un po’ di cose a quelli che le sanno già. Sì, come il tizio che si sposa a cinquant’anni e spiega eccitatissimo i misteri del matrimonio agli amici già prossimi alle nozze d’argento. O come la tardona che scodella un bebè a quarant’anni e racconta la magìa della maternità all’amica già madre di tre figli prossimi al diploma. Così Brosio. Ma nessuno, dentro al Palatenda, avrebbe mai il cuore di farglielo notare.
Qui, conta solo il risultato. E il risultato è questo: Brosio Due, il redento, dal fatidico 3 gennaio è un innamoratissimo seguace della Madonna di Medjugorje. Dopo aver letto tutti i libri sull’apparizione ai sei ragazzi, nell’81, in febbraio il nuovo mistico va direttamente sul posto per atto di ringraziamento. Già che c’è, si prende l’impegno di organizzare in maggio un charter di pellegrini per raccogliere fondi, da destinare ai bambini che soffrono. Nel frattempo, perdona la moglie fedifraga, il suo nuovo compagno, e quanto prima ha intenzione di cercare ad uno ad uno tutti quelli che ha trattato male, «per vivere finalmente in pace e in serenità questa nuova vita». Come diavolo riuscirà a conciliare gli impegni della discoteca in Versilia e dei suoi programmi tv, tutti leggerezza e vacuità, al momento non lo spiega. Ma in fondo importa poco: sono problemi suoi. Qui, adesso, davanti a una platea che già lo venera come prova vivente dell’infinita bontà divina, gli preme solo rendere omaggio. «Io vi saluto. Prima, però, vorrei che tutti assieme pregassimo la Madonna nel modo più bello…». Si raccoglie, mostra l’inseparabile rosario. E attacca, trascinando il popolo: «Ave Maria, piena di grazia…». Il prodigio si compie: finalmente, Brosio è un conduttore della Madonna.
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