Dare certezza alle famiglie affinchè possano progettare con serenità la propria vita in una prospettiva…
Da febbraio sono attivi a Trento gli sportelli dedicati alle persone malate e ai loro familiari
Nessun malato dovrebbe essere solo.
Ponterosso, il servizio di ascolto e orientamento per chi convive con una malattia cronica.
In poche parole trova piena espressione uno dei valori essenziali di Ponterosso: le relazioni sono al cuore del benessere e della salute delle persone.
Abbiamo incontrato i due fondatori di questo progetto, Dennis Deavi ed Adriano Fontanari, che in collaborazione con la Cooperativa InMente ed il sostegno della Fondazione Cassa Rurale di Trento hanno dato vita a questa importante iniziativa.
Partiamo da tre parole chiave, presenti anche sulla home page del vostro sito web: umanità, solidarietà e responsabilità. Che significato hanno per Ponterosso?
Sono i tre principi attorno ai quali abbiamo riunito il gruppo che compone Ponterosso.
Le persone, i professionisti e le organizzazioni che collaborano con noi credono fermamente in questi tre valori; ispirano il modo in cui noi “siamo presenti” a chi viene assistito.
Ponterosso è nato per offrire ascolto, sostegno ed orientamento a chiunque viva un’esperienza di malattia cronica, a partire dalle persone malate, i loro familiari, i caregiver ed i volontari. Ricevere una diagnosi ed iniziare ad affrontare i cambiamenti che la malattia comporta rappresentano un passaggio molto difficile e spesso doloroso, sia per il malato sia per chi gli resta accanto.
In quei momenti di fragilità, noi offriamo una presenza competente nell’accogliere ed accompagnare la persona a riprogettare la propria vita, nella sua esperienza quotidiana.
La solitudine è un tema per voi molto importante. Come mai?
La malattia è un evento improvviso, che coglie le persone impreparate. La diagnosi, i controlli e le terapie modificano le abitudini ed i programmi di vita. In una società come la nostra, composta da famiglie sempre meno numerose, un sistema di welfare sempre più povero e con legami comunitari sempre più deboli, il rischio è quello di lasciare un numero sempre maggiore di persone sole nell’affrontare le conseguenze di una malattia cronica.
Che cosa accade in questo scenario? Il Censis e numerosi altri autorevoli enti di ricerca confermano la tendenza ad affidarsi sempre più ad Internet per trovare informazioni e risposte con rapidità. Purtroppo, il materiale che si trova online è spesso privo di fondamento medico scientifico, e le persone non sanno come “trattare” ed orientarsi con le informazioni raccolte. I risultati sono allarmanti: maggior richiesta di prestazioni inadeguate, maggiori spese per le famiglie ed il sistema sanitario, maggiori rischi per la salute della persona. La solitudine peggiora radicalmente la qualità della vita del malato.
La relazione di aiuto. Tornare in un contesto umano, accogliente e competente, che aiuti la persona ad acquisire maggior consapevolezza riguardo a ciò che sta vivendo e sia informata delle risorse disponibili per affrontare al meglio la situazione.
Di fronte alla malattia, le persone assistite non hanno solamente bisogno di farsi prescrivere terapie e farmaci, ma hanno anche necessità di capire, di sapere che cosa le attende, di gestire l’ansia e il disorientamento. Chiedono di essere ascoltate, di venire accompagnate nell’esplorare le possibilità che ancora non conoscono e ricevere supporto nel momento di prendere una decisione, fare una scelta.
Noi ed i nostri partner abbiamo valide ragioni per sostenere questa visione. Gran parte della letteratura medico scientifica degli ultimi 20-30 anni ce lo conferma: pensiamo agli studi del CERGAS della Bocconi di Milano raccolti nel rapporto OASI del 2015, alle indicazioni del Ministero della Salute contenute nel Piano Nazionale per la Cronicità del 2016 o agli straordinari risultati ottenuti dal Progetto Ippocrates all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano tra il 2012 ed il 2014, raccontati nello splendido libro “Anche le parole curano”.
Offrendo tre tipi diversi di supporto.
In primis ascoltando e offrendo sostegno emotivo. La malattia fa parte della vita, ed il modo di raccontarla, di descriverla, può cambiare radicalmente gli atteggiamenti e le prospettive su come affrontarla.
In secondo luogo informando e orientando. Le persone vogliono sapere cos’hanno, cosa può loro accadere, cosa si può fare e chi le può aiutare. Grazie ai nostri partner, forniamo informazioni sulla malattia sicure, aggiornate e validate dalla comunità medico scientifica. Inoltre possiamo indirizzare i nostri assistiti verso enti e professionisti in grado di offrire risposte in materia di assistenza e cure domiciliari, tutela legale, disbrigo domande e pratiche burocratiche, consulenza fiscale.
Il terzo ambito d’intervento di Ponterosso è quello dell’educazione e della prevenzione. Il sapere rende liberi, affermava Socrate. Per fare scelte più consapevoli e responsabili, è necessario dare alle persone occasioni di conoscenza. Noi crediamo fermamente che, assieme alle nozioni riguardanti la corretta alimentazione, il movimento e tutte le indicazioni sui sani stili di vita, vada al contempo approfondita la conoscenza di sé. Il motore del cambiamento siamo noi, ed è con la nostra interiorità che dobbiamo imparare ad entrare in comunicazione ancor prima di incontrare gli altri. I corsi che Ponterosso propone vanno esattamente in questa direzione.
Ascolto, informazione, orientamento, educazione: sembrano questi i concetti chiave per capire la filosofia operativa di Ponterosso. Passando su un piano più concreto, cosa accade nei vostri sportelli?
Le persone fissano un primo incontro telefonandoci, inviando una mail o prenotando tramite il circuito delle Farmacie Comunali (tramite l’App per smartphone Farm@pp, disponibile per iOS e Android).
Nel corso di due colloqui individuali viene ricostruita una mappa della situazione a partire dalla storia della persona e della malattia trattata. Accedono allo sportello sia coloro ai quali è stata diagnosticata una malattia cronica, sia i familiari o le persone che si occupano di un malato.
In funzione delle indicazioni che raccogliamo nel corso dei colloqui, indichiamo o attiviamo le risorse corrispondenti ai bisogni emersi. In sintesi questi bisogni possono spaziare dal semplice bisogno di ascolto e sostegno emotivo, alla ricerca di materiali e informazioni sulla malattia e la sua gestione, fino ai bisogni più complessi soddisfabili attraverso il ricorso a servizi professionali.
Un aspetto molto importante, che sicuramente in molti avranno già rilevato, è quello dei costi. Questi servizi hanno un prezzo per il cittadino?
Attualmente, grazie al prezioso contributo della Fondazione Cassa Rurale di Trento e della disponibilità accordataci dalla Cooperativa InMente, i due colloqui di ascolto e orientamento sono completamente gratuiti. E’ un risultato straordinario per noi, in quanto ci consente di raggiungere ed aiutare chiunque, senza limiti di disponibilità economica.
In momenti storici come questo, dove le famiglie soffrono di un generale impoverimento, è sicuramente un punto di forza del progetto.
Siamo d’accordo. La sensibilità e disponibilità dimostrate dai nostri due “main partner” significano tanto per noi. La stessa gratitudine la riserviamo però anche a quelle persone ed organizzazioni quali le Farmacie Comunali, le cooperative, le associazioni di volontariato, i patronati/CAF ed i professionisti che hanno messo a disposizione il loro tempo, le loro competenze e le loro sedi per accogliere le persone assistite da Ponterosso.
A questo punto, non ci resta che ricordare alle persone come raccogliere l’invito di Ponterosso a superare assieme la sensazione di fatica e solitudine che la malattia spesso porta con sé.
Per qualunque informazione o richiesta chiamateci al 389 200 9329 o scriveteci a info@ponterosso.eu
Per ulteriori dettagli visitate il nostro sito www.ponterosso.eu e la pagina facebook: https://www.facebook.com/ponterosso.eu/
Quale futuro per Ponterosso?
Abbiamo incontrato persone competenti e soprattutto con un grande cuore.
Prendersi cura di qualcuno con umanità e professionalità è possibile. Noi crediamo in quello che facciamo.
Ma al di là del nostro gruppo di lavoro, saranno la capacità e la volontà del territorio, le realtà profit e non di cui sono espressione, le scelte politiche e amministrative dei decisori pubblici a far sì che il modello Ponterosso, che di fatto è un concreto esempio di welfare comunitario, sopravviva e continui ad aiutare le presone e fragilità che la malattia acuisce.
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