Gli allievi ufficiali dell'Accademia della Guardia di Finanza di Bergamo, in questo periodo a Passo…
PREDAZZO – Non selezionare campioni, ma formare uomini veri. È questo il concetto di fondo che ha tenuto banco venerdì sera a Predazzo, dove, nell’aula magna del municipio si è svolto l’incontro sul tema «Sport-educazione: una proposta alternativa all’esasperazione agonistica», organizzato dal Comune, assieme alla biblioteca e all’associazione Judo Avisio educazione cultura e sport.
Di fronte ad un discreto pubblico, il mattatore della serata è stato Cesare Barioli , 74 anni, fondatore e direttore operativo dell’Aise (Associazione italiana sport educazione), ex campione italiano di judo, in rotta con la federazione, alla quale non ha risparmiato critiche, e che ha spaziato a tutto campo sui più diversi aspetti della vita di oggi, sportiva e non. «Il judo – ha detto Barioli – è il modo migliore per impiegare le energie, unificando corpo, mente e cuore. Al di là del fatto puramente agonistico, quello che interessa è l’educazione dei ragazzi». Non ha risparmiato critiche alla scuola: «Bisogna cambiarla alla radice», per fare fronte ai fenomeni degenerativi di oggi.
Il sindaco Silvano Longo ha dichiarato: «Oggi lo sport viene troppo spesso inteso come esasperazione ed esaltazione estrema della prestazione, come apologia del risultato massimo, in ossequio a logiche sempre più imperanti, espressione di talune leggi di un mercato sempre più inquinato da interessi economici aggressivi. Ma una cosa è certa: nello sport, come anche in altri ambiti dell’agire umano, senza un fondamento etico saldo ed adeguato, la pressione soprattutto commerciale e sociale ad ottenere performance sempre più elevate rischia seriamente di spingere all’utilizzo di mezzi sleali per potenziare le prestazioni. Si pensi per esempio all’uso di sostanze dopanti che nuoce pesantemente allo spirito di lealtà dello sport, incrina e dannegga la sua stessa immagine e soprattutto rappresenta un grave rischio per la salute degli atleti. È quindi il caso di riflettere attentamente sulla pericolosità di certe pressioni, esercitate sia sui professionisti che sui giovani dilettanti. «L’esperienza sportiva» ha concluso il sindaco «deve potersi elevare ad occasione di promozione integrale dell’uomo».
Stimolante infine l’intervento di Vittorio Nocentini , presidente storico dell’associazione Judo Avisio, che ha sinteticamente percorso la storia del judo: «Rappresenta un metodo educativo di origine marziale che, all’occorrenza, diventa anche uno sport». Illustrando quindi alcuni progetti che accompagnano e caratterizzano l’attività: judo adattato a persone disabili, donna e sport, lavoro e vacanze cultrali, laboratori, il progetto «non solo mucche» attivato a Ziano, per inserire i giovani nella vita dei malgari, il gioco del Go.
«L’Italia è un mare di petrolio, dove un po’ tutto è in ritardo» ha concluso Barioli, invitando comunque tutti a non arrendersi. «Cambiare si può» la sua convinzione finale «ma dobbiamo farlo soprattutto noi».
Mario Felicetti
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