Predazzo, riflessioni a margine del confronto tra i candidati sindaco, di Claudio Vitali.

Da il 13 maggio 2010
  • claudio vitali Predazzo, riflessioni a margine del confronto tra i candidati sindaco, di Claudio Vitali. CONSIDERAZIONI E UNA (MODESTA) PROPOSTA DI UN CANDIDATO DILETTANTE
  • di Claudio Vitali.
  • Sono sempre io, quello della Festa del Candidato. Innanzi tutto mi scuso se a qualcuno le mie considerazioni potranno apparire impertinenti o fuori luogo. E’ noto che sono candidato ma non elettore, conservando la residenza a Roma, pur se assiduo frequentatore di Predazzo fin dai primi anni ‘ 70. Qualcuno, a buon diritto, potrebbe dire tra sé (e non solo tra sé): “Ma che vuole questo qua?… Vada a fare il ‘grillo parlante’ al suo paese!”. E’ vero però che talvolta le cose viste dal di fuori possono presentarsi sotto una luce più oggettiva e possono così contribuire ad un’analisi seria e costruttiva della situazione e dei suoi scenari evolutivi (soprattutto se dette, come è mia intenzione, con sincerità, trasparenza, simpatia per -e vicinanza umana con- tutti i Predazzani).Tutto ciò premesso, vengo alla sostanza e affronto alcuni dei temi, ampiamente circolati nel ricco e partecipato confronto di ieri sera:

  • Predazzo “grande paese” o “paese grande”
  • vivibilità, “buon vivere” e condizione giovanile
  • decoro urbano e “attrattività” turistico-commerciale

Innanzi tutto mi viene da dire una cosa un po’ cruda: Predazzo è un “caro paese” (caro nel senso affettivo, non economico) ma è anche, senza offesa per nessuno, un “brutto paese”. Lo è sempre stato, ma un tempo non ce ne accorgevamo: era vivace e brulicante di micro-attività, e, attraversandolo, lo sguardo si incrociava con quello di tante persone, venendo così attratto più dalla socievolezza di tanti scambi umani che non dalle tante imperfezioni architettoniche ed urbanistiche. Queste eravamo disposte a perdonarle, a stenderci sopra un velo pietoso in quanto tristi ma necessarie “eredità” della svolta produttivistica degli anni ‘ 60 che, assieme a tante brutture in tutto il nostro paese (intendo l’Italia) avevano aperta la strada a tanti progetti di modernizzazione infrastrutturale, di estensione dei consumi, ma anche di conquiste sociali e civili. Una prima considerazione: quando pensiamo a fare il possibile per “abbellire” il nostro (lasciatemelo dire…) paese stiamo attenti a non fare errori di piatta e convenzionale “cosmesi” da art designer da rivista patinata. Non incanteremmo nessuno, si vedrebbe il trucco (nel senso di “belletto”) steso sopra l’autentica e verace bruttezza delle origini. Non facciamo caricature architettoniche ed urbanistiche: la bruttezza portata con orgoglio e consapevolezza è talvolta (quasi sempre) innovativa e vincente (pensate a Serge Gainsbourg, quello di Je t’aime moi non plus, passato alla storia oltre che per le sue straordinarie canzoni, per aver conquistato non solo Jane Birkin, ma anche Brigitte Bardot…).Seconda considerazione: è vero, qualcosa è cambiato da un quindicennio a questa a parte. Non c’è più quel fervore di attività, con quello che ne consegue in termini di gradevolezza urbana e di percezione di vivibilità, di “buon vivere” e di integrazione intergenerazionale. Però, ve lo assicura uno che si tuffa una settimana al mese nel gorgo metropolitano, non è ravvisabile a Predazzo una rilevante anomia (dal dizionario Devoto-Oli: “condizione di assenza di regole nel comportamento dei singoli come diretta conseguenza del venir meno di un quadro istituzionale capace d’integrare le diverse attività e i diversi valori”). Non c’è l’armonia e la fluidità di una volta, ma c’è tanta voglia di fare, tanta voglia di contare e anche tante iniziative (culturali, sportive, associative) che ancora riescono a sorprendere e a colpire il forestiero, sia villeggiante fidelizzato che turista in transito.Terza considerazione, in forma di domanda e risposta: cosa c’era una volta in più di oggi, che oggi non c’è più e ci manca? C’erano, in più di oggi, e ci sono stati per decenni, un migliaio tra allievi e staff della Scuola Alpina della Guardia di Finanza che fermentavano la vita del nostro paese. E non solo sotto il profilo della micro-economia locale, ma soprattutto sotto il profilo della varietà e della ricchezza socio-antropologica. Uno sciame di vita che si innervava nel paese e si combinava sinergicamente con le attività cui lo stesso era da sempre vocato: accoglienza, turismo, commercio, sport, socialità. Voglio spiegarmi bene: il valore riveniente a Predazzo da quel migliaio di persone non era tanto quello (sommativo) di un po’ di giro di denaro in più sotto forma di buoni pasto, di pomeriggi al caldo dei bar, di ritocchi alla divisa fatti dalle sarte del paese, ecc.; quanto quell’altro tipo di valore (moltiplicativo) conseguente al legame che, nel bene e nel male, il connubio “cittadinanza di Predazzo” / “cittadinanza della Finanza” aveva creato anno dopo anno tra chi a Predazzo ci viveva stabile e chi, avendoci vissuto per qualche anno ben accolto e talvolta “coccolato”, diffondeva verso le proprie case in tutta Italia. E non c’è cosa più bella del percepire che qualcuno ti pensa con sentimento di amicizia e, magari, con nostalgia. Ancora oggi quando dico “Predazzo” in chiacchiere tra amici a Santa Maria di Leuca o ad Isernia o a Cassino, mi sento dire “… sai mio zio ci ha fatto la Scuola Alpina…”); e se è presente lo zio si vede a volte colare la lacrimuccia… Quindi Predazzo, dopo l’epoca gloriosa della Scuola Alpina è destinata a rimanere desertificata, dolendosi delle ferite della perdita ogni giorno ricordate ai suoi abitanti dallo stare lì della sua (“brutta”) caserma e dei suoi (“brutti”) piazzali, come chi ha perduto un arto sente le memorie pulsative delle terminazioni nervose che lo animavano? Ovviamente no: ma quel vuoto va riempito. Con cosa? con i paesaggi? con le attrazioni del tecno-sci? con la ricettività alberghiera? con la formazione all’accoglienza degli addetti ai lavori? con le prime case? con il piano traffico? Ben vengano, ma non bastano: sono condizioni necessarie ma non sufficienti a restituire a Predazzo quella che per decenni è stata, nel bene e nel male, la sua anima (nel senso di capacità di creare “animazione” che la Scuola Alpina ha avuto per decenni).Qui vengo alla mia quarta considerazione, anticipata da una riflessione. Provate ad immaginarvi (o a ricordarvi com’era) Trento senza l’odierno sviluppo delle sue Università, o senza il Montagna Film Festival, o senza il Festival dell’Economia; oppure Rovereto senza il MART: città senza anima, tristi e in certe vie decisamente “brutte”. Perfino a Venezia, oggi, non basterebbero le calli o le gondole; anche Venezia, una delle città più belle del mondo, non avrebbe, oggi, la sua anima completa senza la Biennale d’Arte o senza il Festival del Cinema. Solo Roma, forse, potrebbe vivere di mera rendita di posizione (perlomeno fino a quando il Colosseo riuscirà a stare in piedi…).Chiaro il sottinteso? Predazzo ha bisogno di una nuova anima che colmi il vuoto lasciato dalla perdita di quella che ha avuto per tanti anni. La mia ultima considerazione, che anticipa la proposta, consiste nell’avanzare la tesi che Predazzo troverà la sua nuova anima (con conseguente e produttiva “animazione” turistica, commerciale, sociale, di riassetto urbanistico e paesaggistico) in quella che definisco la geologic idea. Uso questa locuzione, da me coniata, in primo luogo per non ricorrere al vieto e scontato utilizzo del termine filiera (ne verrebbe fuori la filiera geologica: che orrore…); in secondo luogo per non baricentrare la mia tesi solo sul Museo Mineralogico, che pure dovrà essere infrastruttura portante della geologic idea. Con questa locuzione intendo quel complesso di attività culturali, scientifiche, divulgative, ludico-ricettive che facciano di Predazzo
(
borgata e dintorni) un grande museo a cielo aperto, da affidare però non alla arcaica visione museale puramente espositiva e di conservazione, ma da intersecare con una visione di marketing dei servizi turistico-ambientali. Come a dire -tenetevi forte- una Gardaland della geologia, capace di richiamare non solo illustri studiosi internazionali, ma comitive di ragazzi curiosi, gite scolastiche guidate da insegnanti che non si accontentano, famiglie attente all’educazione dei bambini, gente stanca di TV e di gazebo fracassoni. In altri termini un’impostazione da parco geologico (che sarebbe, forse, una locuzione migliore di geologic idea).Vengo alla proposta vera e propria, anticipata dalla dichiarazione di consapevolezza che nessuna delle coalizioni elettorali ha escluso dal proprio programma la questione del Museo e concetti annessi, rilevando altresì come nessuna, mi sembra, l’abbia inclusa nelle proprie immediate priorità. Oltre a ciò rilevo come sostanzialmente tutti i programmi abbiamo privilegiato su questa e altre questioni i contenuti rispetto ai processi.In ottica programmatica un contenuto è l’impegno a fare una certa cosa, un processo è la definizione di come farla, nel breve, nel medio, nel lungo termine. Propongo qui di seguito l’adozione di un processo nel breve termine ai fini dell’attivazione della geologic idea o parco geologico. Due premesse necessarie, una di ordine generale l’altra più sostanziale: in termini generali è necessario attenersi all’approccio virtuoso della sussidiarietà (come nessuno dei candidati in via di principio esclude); in termini sostanziali dobbiamo far riferimento alla possibilità / necessità di fruire del sostegno progettuale, metodologico e organizzativo di una delle eccellenze trentine nota e riconosciuta a livello internazionale, ovvero il Museo Tridentino di Scienze Naturali. Mi consta che il suo direttore, il dott. Michele Lanzinger (persona, versatile, innovativa e realizzativa) sarebbe più che disponibile a immettere risorse della propria struttura a sussidio dell’Amministrazione di Predazzo (qualunque essa sia) in un progetto di geologic idea come sopra abbozzato, anche in considerazione della possibilità di rispondere alle aspettative dell’Unesco di creare un distretto vocato alla geologia dopo il riconoscimento dato alle Dolomiti.La mia proposta vera è propria non è l’idea della geologic idea  (“un’idea, finché resta un’idea non che un’astrazione…” cantava il grande Gaber); la mia proposta è l’invito concreto alla nuova futura Amministrazione ad istituire e lanciare (magari in occasione della Festa del Candidato…) un gruppo di lavoro congiunto con il Museo Tridentino di Scienze Naturali al quale assegnare due traguardi da cogliere in 100 giorni:

  • definire il macro-progetto della geologic idea / parco geologico
  • realizzare un primo evento di consistente rilevanza scientifico-divulgativa a valere come lancio del progetto

Personalmente mi candido a far parte di questo gruppo di lavoro.Un caro saluto a tutti.  Claudio Vitali

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