Più famiglia per favorire solidarietà e sviluppo Organizzato dal Forum delle persone e associazioni di…
Riflessione aperta di Alessandro Arici e Charlotte Maingard Arici
Premetto che da più di 20 anni sono responsabile, assieme a Charlotte Maingard Arici, della “Cia della Pastière”, una compagnia d’azione culturale a fine pedagogico “Riconosciuta dall’Educazione Nazionale Francese” e “Partner del Ministero Francese della Gioventù e dello Sport” per le nostre azioni di “Prevenzione e Fiducia” in ambito scolastico e extra scolastico.
Sin dal 1993 sono stato chiamato a sviluppare nelle scuole primarie delle Valli di Fiemme e Fassa (e più ampiamente nel Trentino fino al 1996) i progetti di “Ascolto, Comunicazione e Intuizione”, del “Teatro, strumento per la Scuola” e, più recentemente, di “Prevenzione & Fiducia”.
Una delle ragioni principali che ci hanno portato a trasferirci da Nantes alla Valle di Fiemme nel 2012 è precisamente il ritmo scolastico a Predazzo che permette ai nostri figli di vivere una giornata adatta alla loro età, senza dover aspettare il week end per essere bambini che giocano e evolvono anche al di fuori dell’edificio scolastico.
Ma, per una volta, cominciamo dalla fine…
Negli anni di attività in Francia siamo stati continuamente sollecitati dagli istituti scolastici per cercare di risolvere i problemi di violenza e di bullismo nelle scuole, in particolare nelle Scuole Medie e Superiori. Negli ultimi anni (fino al 2012 compreso, anno del nostro trasloco) questa domanda ha subito un’accelerazione impressionante e ha visto i dirigenti delle scuole elementari in prima fila nel richiedere i nostri interventi per i comportamenti, le minacce e le lesioni anche fisiche che si moltiplicavano nei momenti caratterizzati da una sorveglianza meno capillare come la mensa e, in particolare, i momenti di attesa prima e dopo la mensa stessa.
Nota bene: la mensa scolastica delle scuole elementari non va confusa con la mensa delle scuole materne. La mensa nelle scuole materne è, di fatto, un’occasione di valorizzazione del bambino seguito da un numero notevole di insegnanti e assistenti, pronti a fargli giocare un ruolo costruttivo, accompagnandolo e premiandolo.
Nel congresso sulla lotta interministeriale sulle condotte a rischio di Ancenis al quale mi è stato chiesto di intervenire in diverse edizioni per descrivere le ragioni dell’aumento delle condotte a rischio e della violenza anche nelle scuole primarie ho confermato ciò che molti “addetti ai lavori”, avendolo vissuto, sanno:
- il ritmo scolastico giornaliero troppo elevato è la ragione della fatica, della frustrazione o della rabbia di parte dei bambini
- i bambini più riservati che, per educazione o temperamento, dimostrano meno lo stress e la fatica di un ritmo scolastico non adatto alla loro età e ai loro tempi di concentrazione sono spesso vittime della violenza dei bambini più “nervosi”, le continue sollecitazioni si traducono in una chiusura oppure in un cambiamento del comportamento del bambino che le subisce che diventa progressivamente meno gioioso, più apatico (o talvolta più aggressivo) sia in contesto scolastico che extrascolastico
- per sviluppare i propri talenti e prepararsi progressivamente ad un mondo del lavoro che domanderà loro di sapersi adattare e sapersi reinventare (una parte dei nostri figli farà un lavoro che in questo momento non esiste) gli alunni necessitano di spazi di fiducia, di ascolto, di espressione e di tempi giornalieri di integrazione delle nozioni.
- le informazioni pedagogiche ricevute in una stessa giornata non possono essere troppo numerose perchè portano inevitabilmente ad una classe a “due velocità” con parte dei bambini seguiti a casa che possono riprendere le nozioni insegnate in classe e gli altri che, inevitabilmente si perderanno. Ciò significa che, anche nel caso di una diminuzione dei compiti, risulta comunque necessario un tempo dedicato al ripasso per una parte della classe che non riesce ad integrare le informazioni ricevute. Quando in famiglia il ripasso a fine giornata o nei week end non è possibile ne consegue, per l’allievo, la frustrazione e la diminuzione di fiducia nelle proprie capacità.
- per i genitori la qualità del tempo passato nel week end coi figli è ridotto, nella sua qualità, dalle tensioni createsi a livello scolastico (sia per quanto riguarda i risultati che per le ripercussioni morali).
- i rientri scolastici annullano, nelle giornate ad essi dedicate, il tempo per “essere bambini” portando gli allievi ad avere del tempo disponibile solo in assenza di sole (o di luce diurna) e senza poter svolgere, al di fuori dell’edificio scolastico, attività sportive, artistiche o ludiche organizzate o spontanee in buone condizioni (l’aumento delle ore passate davanti alla televisione, le dipendenze da videogiochi o da smartphone sono dovute, statistiche alla mano, anche a questo).
- il cyberbullismo, alimentato dai conflitti irrisolti in sede scolastica e esasperati dall’uso improprio dei social network, cresce in maniera incontrollata quando, per mancanza di spazi e tempi di gioco “reali”, si aumentano le interazioni e le provocazioni “online”. Se è vero che nelle scuole primarie i bambini in possesso di smartphone sono una minoranza va immaginata, com’è successo per la scuola media, la situazione degli anni a venire…
In pratica
In Francia, nell’Indre e Loira, in un paese di 8.000 abitanti, in collaborazione con altre associazioni abbiamo potuto proporre ad alcuni genitori di vivere due “giornate tipo” della settimana scolastica dei loro figli normalmente così strutturata (vedi http://www.ouest-france.fr/pays-de-la-loire/la-chapelle-basse-mer-44450/ecole-robert-doisneau-mise-en-place-de-la-reforme-la-rentree-2568962) :
DAL LUNEDI AL VENERDI per un totale di 24 ore obbligatorie settimanali
- trasporto pubblico o accompagnamento parentale a scuola
- attività scolastica dalle ore 9 alle ore 12
- mensa scolastica e pausa collettiva dalle ore 12 ore alle 14.
- attività scolastica dalle ore 14 alle ore 16.15
- trasporto pubblico o accompagnamento parentale a casa
IL MERCOLEDI
- attività scolastica dalle ore 9 alle ore 12
NOTA BENE: In Francia per i compiti c’è l’obbligo di non dare compiti scritti, ma, per le ragioni già evocate, parte dei bambini seguiti a casa dai genitori devono riprendere le nozioni insegnate in classe, anche attraverso la scrittura per non perdere il ritmo degli altri.
Gli studenti francesi passano a scuola 144 giorni l’anno, con vacanze ogni 6 settimane di scuola.
I genitori coinvolti nell’esperimento hanno compreso la difficoltà per il proprio figlio a sopportare un tale ritmo scolastico perchè: “ Dalle 9 del mattino fino ad ore 16.30 (più gli eventuali trasporti scolastici) sono costantemente in contatto con i loro compagni di classe, pause e pranzo compresi, e ciò toglie loro la possibilità di supportarsi e di sopportarsi cadendo inevitabilmente nelle incomprensioni didattiche e relazionali, nella competitività e nelle mancanze di rispetto proprie di chi convive negli stessi spazi, anche sonori, per troppe ore al giorno.”
Nella Scuola Elementare di Predazzo, salvo nostro errore, una delle proposte al vaglio per la settimana corta è la seguente:
DAL LUNEDI AL VENERDI per un totale di 26 ore settimanali obbligatorie + 3 opzionali
- trasporto pubblico o accompagnamento parentale a scuola
- attività scolastica dalle ore 8 alle ore 13
NEI 2 o 3 POMERIGGI (1 obbligatorio + 1 o 2 opzionali)
- mensa scolastica e pausa collettiva dalle 13 alle 14.30
- attività scolastica dalle ore 14.30 alle ore 16.30
- trasporto pubblico o accompagnamento parentale a casa
Gli studenti italiani passano a scuola 200 giorni l’anno.
La settimana corta proposta nelle scuole elementari, ribadiamo salvo nostro errore, impone quindi un ritmo scolastico che appare più difficile da vivere rispetto a quanto riscontrato in Francia.
Anche nel caso in cui venissero aggiunti due pomeriggi obbligatori e uno opzionale con l’orario del mattino mantenuto dalle ore 8.00 alle ore 12.30 il ritmo e l’intensità del lavoro, aggravati dalla convivenza nel contesto della mensa per chi non potrà rientrare a casa e posarsi riporterebbe le problematiche segnalate anche in questo documento.
Gli alunni si ritroverebbero a lavorare dalle 8 alle 13 con un rientro scolastico obbligatorio e due rientri scolastici facoltativi (va detto che sono i genitori a decidere e, allorchè sono costretti a inviare i bambini a scuola per i loro impegni lavorativi, per gli alunni l’attività facoltativa ridiventa, di fatto, un obbligo).
In un recente incontro con i genitori ci è stato fatto notare che sono sempre più, anche nelle nostre Valli, le coppie che si separano facendo inevitabilmente portare parte dello stress e dell’incomprensione della loro scelta al proprio figlio/a. Senza alcun giudizio su simili situazioni va quindi considerato che se un tempo i bambini portavano da scuola a casa una parte delle informazioni da elaborare attraverso lo studio per poi tornare nuovamente in classe sufficientemente sereni, ora le separazioni, spesso dolorose, diventano delle preoccupazioni irrisolte in più che il bambino trascina in classe senza alcuna possibilità di liberarsene in quel contesto.
Parte della fatica, della tristezza, talvolta della rabbia vengono inevitabilmente espresse in classe e nelle pause.
Più è lungo il tempo giornaliero di coabitazione con le stesse persone (maestre e maestri compresi) e più la pazienza e la tolleranza scemano lasciando spazio, come normale che sia, al bisogno di esprimere il proprio stress nelle relazioni scolastiche fragilizzando così l’equilibrio e le capacità di sostegno e di apprendimento del gruppo classe.
Al di là dell’obbligatorietà della frequenza scolastica, perchè portare i bambini a scuola?
Senza voler semplificare oltre misura diremo “perchè così saranno più liberi di realizzarsi, sia personalmente che professionalmente”.
A nostro avviso, per offrire loro la possibilità di costruire la loro Libertà, dobbiamo però tenere conto di due evidenze già accennate, ma spesso sottovalutate :
- una parte considerevole dei nostri figli sarà portata a svolgere un mestiere che, attualmente, non esiste. Se assieme al percorso e ai risultati scolastici cresce la fiducia dell’alunno in sè, negli altri e nella vita allora gli sarà possibile cogliere ed esprimere le intuizioni che lo porteranno a perfezionare i propri studi, le proprie esperienze e a “inventare” il proprio mestiere.
- col passare degli anni si rischia, come già successo in molteplici altre realtà, di aumentare il numero di studenti per classe (fino a 32 in Francia), di cadere nella tentazione di aumentare il volume del programma o di voler elevare la performance dei risultati immediati verificati periodicamente da invalsi ed esami. La possibile mancanza di coordinamento fra i vari insegnanti che, ricordiamo, vengono valutati anche sui risultati dei test dei loro alunni, hanno spesso portato a ridurre le attività “leggere” siano esse ludiche, motorie o artistiche. Ma sono proprio queste attività “leggere” che sviluppano maggiormente le attitudini relazionali e comportamentali e che sono fondamentali per coltivare la fiducia e le vocazioni diverse dalle materie più “classiche”.
Il mondo del lavoro cambia ad una velocità vertiginosa aprendo possibilità notevolissime a quanti sapranno adattarsi, cogliere l’attimo, seguire l’intuizione con quell’intelligenza emotiva che solo la fiducia in sè riesce a ad esprimere senza dover passare dallo stress dell’inadeguatezza e della competività esacerbata. È quindi importante, anche in chiave professionale, un ritmo di apprendimento più “umano”.
La qualità dell’insegnamento e degli insegnanti
Abbiamo avuto e abbiamo la fortuna di lavorare con un numero impressionante di realtà diverse, anche dal punto di vista del ritmo scolastico, sia in valle sia all’estero e, ancora oggi, siamo in contatto con centinaia di bambini e ragazzi delle scuole primarie e secondarie. Purtroppo lo sappiamo, un genitore può solo sperare di veder abbinato il proprio figlio/a ad un insegnante che ha a cuore la fiducia, la libertà e l’entusiasmo dell’alunno, portandolo a svolgere i primi 5 anni di vita scolastica raggiungendo i traguardi didattici desiderati senza togliere quei tratti del carattere e quel ritmo evolutivo che fanno parte della sua indole e che gli permetteranno, anche in età adulta, di “diventar se stesso” e non di obbligarlo a essere, fin da piccolo, la proiezione forzata del mondo adulto.
Un giovane seguito da noi fin dalle scuole medie è stato accompagnato nella sua evoluzione scolastica ed extra scolastica così pienamente da riuscire a sviluppare due passioni che ora, in età adultà, gli hanno permesso di vivere delle proprie intuizioni professionali. In classe e nelle creazioni collettive che svolgeva al castello di Gizeux da noi gestito era rispettuoso, attento, preciso, ma estremamente lento. È stato rispettato in ognuna delle sue caratteristiche lasciandogli più tempo, rispetto agli altri, per effettuare i compiti assegnati ed ora svolge una doppia attività (opzione sempre più frequente nel mondo del lavoro attuale) in qualità di fonico e di responsabile di uno studio di… ipnosi per aiutare gli adulti a risolvere problemi di dipendenze, di stress, di sonno.
Il corpo insegnante della scuola primaria di Predazzo è particolarmente attento all’evoluzione dei bambini. Sin dal primo anno di scuola dei nostri due figli abbiamo colto moltiplici occasioni di incontro con le loro insegnanti. La disponibilità, la professionalità e l’attenzione che nutrono per il loro lavoro (con alcune di loro abbiamo avuto la possibilità di collaborare anche professionalmente) sono tali da avere tutta la nostra fiducia e il nostro sostegno.
Per questi motivi ci pare essenziale, oltre che dovuto per il rispetto necessario per quanti accompagnano ogni giorno l’evoluzione dei nostri figli, di permettere alle maestre e ai maestri di esprimersi pubblicamente sulle varie opzioni di settimana lunga o corta, in modo che si possa capire perchè sia così importante adattare il ritmo famigliare alle esigenze pedagogiche che la realtà della classe suggerisce in valli come la nostra. (Realtà che sono spesso diverse dai diktat burocratici provinciali o europei, decisi a tavolino da amministratori lontani da decenni dalla realtà dell’insegnamento).
“Per finire ribadiamo il nostro intento di condividere le informazioni fin qui raccolte solo per ampliare la conoscenza delle possibili conseguenze in modo da non dover rischiare, dopo un periodo di prova, un nuovo ripensamento del ritmo scolastico.
Ciò è già avvenuto alle scuole medie di Predazzo nelle quali, dopo circa un decennio di “settimana corta”, su richiesta dei genitori e per motivazioni didattiche sostenute dai docenti si è ritornati, nel 2010, all’attività scolastica su sei giorni. È quindi inevitabile pensare che la formula della settimana corta, che la pratica ha rivelato inadeguata per un ragazzo/a dagli 11 ai 13 anni, possa corrispondere al ritmo formativo ideale per dei bambini dai 6 ai 10 anni…
La nostra realtà territoriale è situata in un contesto in cui sono molte le attività proposte da associazioni sportive, ricreative e artistiche che giustificano il mantenimento di una scuola su sei giorni per lasciare spazi di libertà per svolgere percorsi attitudinali diversi con attività all’aria aperta che buona parte d’italia ci invidia.
L’importante è scegliere conoscendo reali contesti (per esempio la settimana corta non è il tempo pieno e non permetterà lo svolgimento dei compiti in classe, gli eventuali pomeriggi prevedono delle ore di lezioni curriculari) e conseguenze inevitabili come la fatica e la demotivazione crescenti.
Secondo le nostre informazioni la nuova legge provinciale contempla e permette alle scuole di poter scegliere in autonomia il tempo scuola su sei o su cinque giorni (legge provinciale 10/2016 del 20 giugno 2016).
Chiunque volesse più informazioni sulla nostra esperienza in materia o desiderasse l’organizzazione di un dibattito pubblico o privato non esiti a contattarci direttamente su alessandro@lapastiere.com o charlotte@lapastiere.com.
Cordialmente,
Alessandro Arici e Charlotte Maingard Arici.
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