Il gioco, denominato Vinci per la Vita (Win for Life), e' stato studiato a sostegno…
La squadra di Tempera: da soli, a mani nude, contro il tempo
Ha cominciato a scavare a mani nude subito dopo la scossa e la mattina alle 9, con i suoi amici, era ancora lì sopra le case crollate, a cercare di tirare fuori dei corpi. Alla fine Fabiano Ettorre – 30 anni, di
Tempera, volontario della Protezione civile – ne ha contati 11: sei morti e cinque ancora vivi. “Me lo sentivo”, dice. Non era andato a dormire, Fabiano Ettorre, e dopo il terremoto avvertito intorno alla mezzanotte dice di aver “sentito” che qualcosa di brutto sarebbe successo. “Mi sono attaccato a internet per vedere quale era la magnitudo e poi sono rimasto lì, vestito, davanti al pc”. Alle 3:32 è successo quello che Fabiano temeva. Ha preso in braccio i due figli e, insieme alla moglie, è uscito di casa. ”Non ci torneremo presto”, dice adesso a uno dei due bambini. Ma non è stato quello il suo primo pensiero. Messa infatti la famiglia al sicuro, ha cominciato a darsi da fare. Fabiano, diversi suoi amici, gli abitanti di Tempera – poche centinaia, si conoscono tutti – si sono riuniti e hanno cominciato a scavare. Hanno continuato per tutta la notte, guardando dovunque, cercando di carpire ogni lamento: e se qualcuno sentiva un bisbiglio, lì cominciavano a scavare. A mani nude, appunto, senza protezioni particolari. Qualcuno, al massimo, indossava un casco da moto. Sono storie di altruismo, di coraggio e di grande pena quelle che questa squadra improvvisata di volontari può raccontare. Le buone notizie si alternano a quelle drammatiche: l’ultimo salvataggio, quello di una donna – gravissima, ma viva – arriva pochi istanti prima che venga estratto dalle macerie l’ultimo cadavere. Sono marito e moglie, li hanno trovati abbracciati. Tempera, a 7 chilometri dall’Aquila, nell’epicentro del sisma, è un paese quasi completamente distrutto. La gente si è trovata per molte ore a fronteggiare l’emergenza da sola. Il primo mezzo dei vigili del fuoco è arrivato nella piazzetta, davanti alla chiesa crollata – non una di quelle antiche chiese di queste parti, ma un edificio moderno che sembrava robusto – intorno alle 8: sono quattro ragazzi del posto, gli stessi che la notte si erano dati da fare senza uniforme e ora sono tornati nella loro veste ufficiale.
La meta della squadra di Rugby: salvare più vite possibili
Come da manuale del rugby è tornato indietro per poi riandare avanti. Stavolta non con l’ovale in mano per cercare di superare la linea avversaria, ma con un’anziana (e relativa bombola d’ossigeno) sulla spalle. L’ultima meta di Dario Pallotta, 23enne estremo dell’Aquila Rugby, è la più bella: nel dramma del terremoto ha cercato di ”placcare” la malasorte salvando prima una donna poi il marito dopo aver sfondato a spallate la porta di casa loro. La sua, di abitazione, Pallotta l’aveva persa poco prima (“è totalmente inagibile”), ma non era il momento di stare a pensarci. “Ero in mezzo alla strada – racconta – e ho sentito delle grida di aiuto di una donna. Sono subito corso verso il punto da dove venivano, la tromba delle scale era crollata e intorno era tutto un disastro”. Il rugbista che quest’anno è stato anche azzurro nel Seven, nel torneo uruguayano di Punta del Este, ha agito d’istinto: “sul momento, per la confusione, la puzza di gas clamorosa che usciva dalle tubature rotte e i calcinacci – dice -, non mi sono neppure reso conto se fossero uomini o donne, ho pensato solo a portarli fuori. Poi ho saputo che erano marito e moglie. L’uomo era finito sotto ad una pietra e ai tubi dell’acqua, e ho dovuto sollevare tutto. Mentre li portavo fuori c’è stata un’altra scossa e sinceramente mi sono preoccupato”. Ma bisognava battere anche la paura, così dopo aver salvato i due anziani è tornato indietro per portare fuori anche la bombola dell’ossigeno. Pallotta non è stato l’unico dell’Aquila Rugby a perdere la casa, sussurra dall’ospedale dove sta dando una mano ai soccorsi il tecnico Massimo Mascioletti (ex ct della nazionale). Ma nonostante tutto la mobilitazione della squadra simbolo sportivo della città abruzzese (5 scudetti e 2 Coppe Italia) è stata generale, come successe a Rovigo ai tempi dell’alluvione, quando fra i primi soccorritori ci furono tutti i giocatori della squadra di rugby, i celebri ‘Bersaglierì. Così i rugbisti targati L’Aquila si sono tutti attivati, in particolare per l’evacuazione dell’ospedale a cominciare dal reparto di ortopedia. “Ci fanno fare i lavori di forza – racconta Pallotta – facendoci caricare materassi e gente in sedia a rotelle. Facciamo tutto ciò che possiamo, perchè vogliamo assolutamente aiutare la nostra gente, ma qui è un caos generale”. Accanto a lui c’è Mascioletti, autentica gloria cittadina, due scudetti vinti e 227 mete segnate da giocatore, 54 presenze in azzurro, poi uno scudetto anche da allenatore e sempre con L’Aquila. “Mia moglie è infermiera, sono subito corso qui – racconta l’ex ct azzurro – e stiamo facendo di tutto mentre continuano ad arrivare morti. È dura andare avanti. È un dramma, ma noi del rugby non ci fermiamo, qualcuno dei miei è andato in centro a scavare fra la macerie, anche con le mani”. Già, quella mani grandi come pale tipiche di chi spinge in mischia oppure corre dopo aver afferrato un pallone ovale, come Dario Pallotta, 1.85 per 96 chili, un cuore grande così e un coraggio da leone, altrimenti che rugbista sarebbe? “Ma qui conta solo rendersi utili, ora la nostra vita è questa”.
Bimba salva: la madre le ha fatto da scudo
I Vigili del fuoco hanno estratto viva dalle macerie una bambina di due anni a San Gregorio, frazione
del comune dell’Aquila: a salvarla, facendole scudo con il proprio corpo, sarebbe stata la madre, morta nel crollo dell’abitazione. La piccola – di cui non si conoscono esattamente le condizioni – è stata immediatamente trasportata in ospedale da un elicottero degli stessi Vigili, già tornato nell’area per prestare soccorso ad altri feriti.
Dopo il cesareo scappa dall’ospedale: così Annalisa ha salvato sua figlia
“Uscivo da un cesareo alle 19.30, sono riuscita a scappare con i punti, senza scarpe, le flebo attaccate e mia madre con la bambina. Sono andata via dall’ospedale dell’Aquila, scappavano tutti, anche i medici”. A parlare Annalisa Angelini, una giovane neo mamma di 28 anni che è fuggita dall’ospedale a piedi nudi. “C’era mia madre che stava facendo la notte perché avevo appena subito l’intervento – ricorda la giovane donna – il terremoto è stato molto forte, sono caduti dei pezzi dentro l’ospedale e siamo scappati a piedi e poi è arrivato mio marito con la macchina che mi ha portato a Chieti all’ospedale, con le flebo che ho staccato in macchina e la mia piccola Giorgia”. ”Doveva essere il giorno più bello della mia vita e invece tante persone che conosco non si ritrovano”.
Dalla Francia all’Aquila per Pasqua: Moran, 10 anni, non ce l’ha fatta
Dalla Francia a San Gregorio (frazione de L’Aquila) per passare la Pasqua con i parenti, ma trova la morte nel crollo della vecchia casa di famiglia. Si chiamava Moran, aveva 10 anni ed era arrivata, ieri sera, dalla Francia per passare la Pasqua con i parenti. Con lei c’erano la nonna, la mamma e la zia; il papà le avrebbe raggiunte nei prossimi giorni. Nella casa di via della Pietà i vicini e i vigili del fuoco hanno scavato per oltre due ore. La situazione di Moran è apparsa subito critica. Quando l’hanno caricata sull’ambulanza respirava ancora, anche se a fatica, ma la corsa verso l’ospedale è stata vana. Se la caverà, invece, la nonna che ha riportato alcune fratture in più parti del corpo.
Ha abbracciato i suoi due figli mentre la casa crollava. Invano
Tra le vittime del drammatico terremoto c’è anche una mamma che è morta abbracciando i due figli. I tre sono stati ritrovati, abbracciati, nel letto di casa dai soccorritori e probabilmente sono morti colpiti dalle macerie. La mamma e i due bimbi abitavano in un palazzo di quattro piani in via Campo di Fossa, una traversa di via XX Settembre, che si è letteralmente sgretolato su se stesso. I soccorritori davanti a una folla di parenti hanno estratto dalle macerie anche tre studenti di cui uno morto e due ancora in vita. In via XX Settembre, la via più colpita, di fronte alla sede della casa dello studente i soccorritori stanno lavorando per cercare di salvare almeno alcuni componenti di un nucleo familiare rimasti sepolti al primo piano di un palazzo: quelli sovrastanti sono crollati sfondandolo. Alcune ore fa sembra che una donna avesse dato segni di vita.
Consuelo, salva per miracolo. Era da amici
“La casa dove vivevo non esiste più, è completamente crollata e io sono salva per miracolo”. Consuelo Chiodo, studentessa universitaria di Alatri (Frosinone), è una delle scampate alla terribile scossa sismica che la notte scorsa ha semidistrutto decine e decine di abitazioni di L’Aquila e provincia. Consuelo è salva perché ieri sera ha deciso di accettare ospitalità da alcuni amici. “Non appena sentita la scossa siamo usciti fuori casa e abbiamo visto l’inferno. Ho lasciato i miei amici e mi sono diretta verso il palazzo dove ho l’appartamento. Lungo il tragitto solo macerie e disperazione. Quando sono arrivata la mia casa non c’era più. Completamente crollata. Io sono una miracolata”. Il dramma di Consuelo è stato vissuto anche dalle ragazze che studiano insieme a lei e che vivono a qualche isolato dalla casa crollata. Il loro appartamento è situato al piano terra e non appena avvertiti i primi segnali della scossa sono scappate in macchina. Il tempo di mettere in moto e lo stabile si è accartocciato su se stesso. Le ragazze anch’esse studentesse della provincia di Frosinone sono arrivate da poco a casa, in Ciociaria, e circondate da amici e parenti non hanno voluto rilasciare dichiarazioni.
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