Il Senato ha approvato con 150 voti a favore 123 contrari e 3 astenuti il…
Al via il braccio di ferro sul fine vita: quasi seicento gli emendamenti al ddl
Dopo la manifestazione di sabato a Roma, giornata decisiva al Senato per il testamento biologico, con la scadenza della presentazione degli emendamenti al ddl Calabrò presentato dalla maggioranza. Allo scadere del termine risultano quasi seicento in tutto, in particolare 585, gli emedamenti presentati. L’Italia dei Valori ne ha presentati 38, ma sul numero preciso degli altri emendamenti invece bisognerà attendere ancora un pò perché, come spiegano fonti della commissione, i funzionari sono a lavoro ma il numero sfiorerà le 600 unità, di cui almeno cento dal Pd, tra quelli del gruppo e iniziative di singoli senatori.
Alimentazione e idratazione artificiali il nodo. Il nodo del documento è l’esclusione, prevista dal testo della maggioranza, dell’alimentazione e idratazione dalla dichiarazione anticipata di trattamento sanitario. Un punto su cui si concentreranno diversi emendamenti dell’opposizione. Gli emendamenti saranno discussi e votati dalla commissione a partire da mercoledì 25, quando sono previste ben tre riunioni (8.30, 14.30, 21) mentre il voto, qualora terminata l’illustrazione degli emendamenti, si terrà per la seduta mattutina di giovedì 26 febbraio. Una volta licenziato, il testo passerà all’aula di palazzo Madama dove è stato incardinato a partire dal 5 marzo. Nello stesso giorno, entro le ore 19 è fissata la scadenza per la presentazione degli emendamenti.
Il Pd diviso. Il partito democratico resta comunque diviso sulla possibilità di escludere dalla dichiarazione anticipata di trattamento sanitario l’alimentazione el’idratazione. Negli emendamenti presentati dal gruppo al ddl Calabrò in discussione nella commissione sanità del senato non c’è traccia di modifica al comma 6 dell’articolo 5, quello che definisce “alimentazione ed idratazione, nelle diverse forme in cui la scienza e la tecnica possono fornirle al paziente, sono forme di sostegno vitale e fisiologicamente finalizzate ad alleviare le sofferenze e non possono formare oggetto di Dichiarazione Anticipata di Trattamento”.
Negli emendamenti presentati dal gruppo infatti l’unica convergenza raggiunta fra le diverse anime del partito è quella sulla soppressione del comma 2 dell’articolo 2 secondo cui “l’attività medica, in quanto esclusivamente finalizzata alla tutela della vita e della salute, nonché all’alleviamento della sofferenza non può in nessun caso essere orientata al prodursi o consentirsi della morte del paziente, attraverso la non attivazione o disattivazione di trattamenti sanitari ordinari e proporzionati alla salvaguardia della sua vita o della sua salute, da cui in scienza e coscienza si possa fondatamente attendere un beneficio per il paziente”. Un punto condiviso dai radicali, che da soli hanno presentato circa 250 emendamenti e che sostengono l’incostituzionalità del provvedimento perché impedirebbe l’esercizio di un diritto della violabilità quindi della libertà personale di sottoporsi o meno ad un trattamento sanitario, non firmato tuttavia dalla capogruppo del Pd in commissione, Dorina Bianchi.
La “terza via” di Rutelli. Francesco Rutelli, insieme ad altri senatori “teodem” del Pd, ha presentato alcuni emendamenti che segnano una “terza via” sul nodo dell’idratazione e nutrizione artificiale. Tra chi la ritiene obbligatoria e basta, e chi chiede possano essere rifiutate solo in modo esplicito, l’ex della Margherita affida la soluzione del problema al confronto tra medico curante e fiduciario. Per la precisione l’emendamento a firma di Rutelli definisce “alimentazione e idratazione articifiali forme di sostegno vitale, finalizzate ad alleviare le sofferenze” che “non possono essere oggetto di dichiarazione anticipata di trattamento”. Ma, e qui sta la soluzione alternativa, “nelle fasi terminali della vita – si legge – o qualora il soggetto sia minore o incapace di intendere e di volere, la loro modulazione e la via di somministrazione, da commisurarsi alle aspettative di sopravvivenza, alle condizioni del paziente e alla necessità di non dar corso ad accanimento terapeutico, debbono essere il frutto di una interazione e comune valutazione tra il medico curante, cui spetta la decisione finale, l’eventuale fiduciario e i familiari”.
Gli emendamenti a titolo personale. Oltre agli emendamenti presentati dal gruppo spiccano quelli a firma personale, come quelli sottoscritti dai senatori Ignazio Marino e Felice Casson che chiedono la possibilità di prevedere all’interno del testamento biologico la possibilità di rifiutare l’alimentazione l’idratazione. Una richiesta condivisa anche dai radicali eletti nelle liste del Pd, fra cui Emma Bonino, Marco Perduca e Donatella Poretti. L’introduzione dell’eccezionalità come condizione per garantire il diritto di rifiutare l’alimentazione è un piccolo segnale di una ricerca di condivisione all’interno del Pd. Come spiega Daniele Bosone, quello del principio dell’eccezionalità “è un primo passo, in aula cercheremo di definire i paletti ma ci stiamo confrontando con un’equipe di esperti”.
«La Dat sottoscritta dal medico, non dal notaio». Negli altri emendamenti presentati dal gruppo si prevede inoltre che la dichiarazione anticipata di trattamento (la Dat) non debba essere sottoscritta da un notaio ma dal medico di base e che non si ci sia il vincolo della validità a tre anni ma che sia portato a cinque. Un punto questo contenuto anche nei 38 emendamenti dell’Idv. Un altro passaggio significativo è la richiesta da parte del Pd che le volontà espresse da una persona siano vincolanti per il medico, qualora questa finisca in stato di coma vegetativo, pur garantendo l’obiezione di coscienza. In questo caso però, contro il rifiuto del medico, il fiduciario potrà fare ricorso al Comitato bioetico della struttura sanitaria e non a un collegio di cinque medici (neurologo, neurofisiologo, neuroradiologo, medico curante e medico specialista della patologia) come previsto da testo Calabrò.
Avvenire
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