Novità in arrivo alla Caserma della Scuola Alpina Guardia Di Finanza Predazzo. Nel giro di qualche…
- di Pino Dellasega -
Milioni di curve dipinte sui bianchi e ripidi pendii del Lusia e l’aver attraversato con gli sci stretti sterminate pianure scandinave, dove l’aurora boreale si fondeva con la fatica tipica del fondista, non lo avevano reso invincibile, perché si sa, il tempo non si è mai innamorato due volte di una stessa persona, ma Tomaso aveva scoperto il segreto del vivere la vita senza soste, innamorato fino alla fine del movimento.
Movimento contro il tempo quando a Cortina ha corso la gara della sua vita, le Olimpiadi, movimento di precisione mentre insegnava lo sci da discesa e movimento aereodinamico nel vincere il contrasto dell’acqua quando insegnava il nuoto.
Ho ancora chiari i momenti vissuti all’Incis, la caserma della Finanza, quando atleti, allenatori e addetti agli uffici erano ancora una grande famiglia, quando le piste erano battute a mano e i “gatti” erano solo animali domestici, dove l’atleta finita la carriera diventava allenatore, magazziniere, responsabile di un ufficio, oppure come Tomaso cuoco, e che cuoco era “el Pinzan”. Lo vedo ancora, una volta finito il suo dovere di ristoratore, fuggire dalla caserma saltando quattro scalini alla volta per arrivare prima verso casa a coltivare le sue passioni, i suoi insegnamenti agli altri.
Da Thoeni a Gros, da Nones a De Chiesa tutti hanno potuto apprezzare la sua cucina e la sua simpatia, il suo modo riservato nell’ascoltare e nel dire le cose.
Una vita dedicata all’insegnamento, migliaia di giovani valligiani che hanno imparato da lui a sciare o a nuotare, una vita dedicata agli altri, a quella formazione che viene dallo sport e che segna per sempre le linee portanti dei ragazzi, dove sacrificio e fatica sono compagni di viaggio e rappresentano l’ossatura per reggere i contraccolpi che poi la vita riserverà a loro.
Tomaso, come una guardia svizzera, non ha mai perso un giorno con la Scuola di Sci, neve, vento e pioggia non gli hanno mai impedito di essere presente alle otto e mezza di ogni mattina nella piana di Castelir pronto a svolgere la sua professione di maestro di sci, per quattro mesi all’anno eterno innamorato di quella divisa azzurra, che non conosceva giorni di festa, perché insegnare per lui era sempre una festa.
Avrei scommesso che finisse la sua vita sugli sci, ed invece Tomaso ancora una volta ha spiazzato tutti e ci ha lasciato con la sua bicicletta, una vecchia graziella che se lo è portato via prima che la malattia fermasse il suo moto perpetuo, la sua ragione di vita.
I giovani lo hanno sempre visto anziano, ma la sua bianca barba, nascondeva e raccontava al tempo stesso la storia di un ragazzo forte e bello, un grande atleta, che amava la vita perché aveva capito che era la cosa più preziosa, che ha saputo con la moglie Giuliana crescere nel migliore dei modi i figli Stefano, Cristina, Anna e Monica trasmettendo a tutti importanti valori e la sua grande passione per il nuoto, quell’amore per l’acqua che lo portava sempre, dopo una giornata faticosa trascorsa sugli sci ad insegnare nuoto nella piscina di Predazzo, Tomaso, un fiocco di neve, che nemmeno l’acqua riusciva a sciogliere… (Pino Dellasega)
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