IL MERCATINO DEL LIBRO RESTA APERTO FINO A VENERDI I libri rimasti saranno disponibili ad…
Sabato 30 aprile ore 18.00 presso l’Aula Magna del Municipio verrà presentato il libro di Vera Bernardi “Tre generazioni ai fornelli”
Tre generazioni ai fornelli,
un grande ringraziamento a chi mi ha preceduto pemettendo la realizzazzione di questo libro con ricette di cucina, due donne che oggi sarebbero due meravigliose Lady CHef.
Un grazie a tutte le persone che hanno creduto in me,accompagnandomi in questo percorso di vita.
In primis mamma e papà ,la Giovannina e l’Ettore dela Bira.. Augusto Morandini Zalin, mi ha messo in cucina nel 1975 dicendomi: ” Tutto quello che non sai, te lo insegno io e non dimenticare mai che il cibo va coccolato”.
Il mio compagno di lavoro ed amico Luciano Dassala, colleghe e colleghi che, con i loro consigli ,condivisioni e la loro conoscenza in campo culinario, mi sono stati di grande aiuto e un grazie ancor maggiore a chi non ha creduto in me ritenendomi non idonea per la sua cucina, con quel no mi hanno spinto a guardarmi dentro spronandomi ad imparare ancora e ancora, a crescere, facendomi capire che nella nostra professione siamo sempre a scuola.
Ogni giorno mi metto in gioco
Ogni giorno passo un esame per ogni piatto che esce in sala
Ogni giorno cerco di crescere onorando al meglio la berretta bianca che ovunque ci distingue.
Questa è l’introduzione di questo libro che contiene piu di 900 ricette tutte scritte a mano da tre generazioni: la nonna Lisetta, una signora di cui non conosco nulla, e da me. Il libro e nato perchè tutto questo patrimonio non vada perso o dimenticato, affinchè chi mi ha preceduto continui ad essere ricordato attraverso quanto ci ha lasciato. La Birreria è storia, loro ne hanno fatto parte e continueranno a farlo.
Vera Bernardi
E’ una storia allegra e triste insieme quella che racconta la signora Ernestina Bernardi, 85 anni di Predazzo, vedova di Ettore Sottoriva, ex maresciallo maggiore del Corpo Forestale del centro fiemmese.
E’ la storia della ‘Birreria Giuseppe Bernardi“, suo bisnonno, che l’aveva fondata nel 1854 a nord del paese dove attualmente, sulla vecchia statale, c’è il ponte sull’Avisio. Alla sua morte (1893) era subentrato il figlio Eugenio che, a sua volta, nel 1909 l’aveva lasciata ai figli Ernesto, il padre della signora Ernestina, e Giuseppe. Nel 1929 la Forst di Merano fagocitò, una alla volta, tutte le piccole fabbriche di birrerie del Trentino Alto Adige. Dopo 75 anni, dunque, chiuse anche ‘la Birreria Bernardi” che aveva contribuito a scrivere la storia di Predazzo a cavallo dell’Ottocento e Novecento. Ma fini cosi anche la saga dei Bernardi, lasciando in superficie la schiuma della nostalgia. Questa la sintesi della storia, ma dentro c’è molto di più.
Per prima cosa c’è Ernestina, la nostra ‘storiografa” che non ha soltanto una memoria di ferro e una lucidità straordinaria ma, qualità encomiabile, ha la sensibilità per la documentazione storica. E, ove mancasse quella, di prendere nota dei racconti che le facevano gli anziani, in particolare la nonna. Lei, già da bambina, trascriveva, archiviava, chiedeva, annotava.
Tra le altre cose, ha una dozzina di album fotografici famigliari straordinari tra cui foto addirittura del bisnonno e di tanti altri personaggi di cui, come si addice ad un anziano che sia la memoria storica di un paese, sa vita morte e miracoli. Per seconda cosa, ci sono, in filigrana, settantacinque anni di vita di costume della zona, di speranze e di delusioni, di fatiche alla ricerca di una via d’uscita dalla povertà delle valli di Fiemme e di Fassa, di inventiva per vincere gli oggettivi disagi cui dovevano sottostare un po’ tutti i valligiani e i piccoli imprenditori industriali e commerciali.
C’è la vita di costume perché accanto alla fabbrica c’era anche il banco di mescita della birra, ‘ritrovo – sospira la signora Ernestina – specialmente domenicale, sotto gli alberi del vasto piazzale antistante la fabbrica e nei locali adibiti a osteria vera e propria nei quali i clienti in estate trovavano un piacevole ristoro bevendo la birra fresca. Qui, talvolta davanti alle note della banda musicale di Predazzo, si mescolavano gli stanziali e i primi pochi ma ricchi turisti, anche personaggi illustri, che salivano a godere lo spettacolo delle Dolomiti. Io, bambinetta, già riuscivo a servire ai tavoli i bicchieri di birra. Ed ero felice di poter essere utile all’impresa familiare”.
Si commuove ancora al pensiero di quando, bambina, andava con il padre Ernesto su un carro trainato dai cavalli o su un camion preso a noleggio fino a Merano perché soltanto li c’era il mercato giusto, a comperare luppolo, orzo e tutto quanto era necessario per la birra. ‘Ricordo che la birra era conservata fresca nella cantina con il ghiaccio ricavato durante l’inverno nel vicino Avisio, in blocchi che venivano accatastati tra la segatura in un’ampia grotta appositamente scavata nella montagna dietro la fabbrica.
L’acqua del torrente serviva anche per alimentare una grande ruota idraulica che faceva funzionare le pompe e gli altri macchinari della fabbrica”. La signora, orgogliosa e commossa, mi mostra, incorniciato alla parete, il diploma di mastro birraio conquistato da suo padre che era andato a Monaco di Baviera a seguire i corsi.
Fioccano i ricordi, tutti documentati, ed è difficile fermare il racconto di questa signora, innamoratissima di suo marito tanto da portare al collo due cammei, uno con la sua foto e l’altro con quella della suocera ‘che ha partorito il mio grande amore”. Occhi azzurri, ben pettinata, elegante perfino nel camminare pur se appoggiata leggermente sul bastone, ‘ultima anima vivente del ramo Bernardi” prosegue: ‘Ricordo i macchinari di rame, lucidissimi che con lo zio Giuseppe aveva comperato con grandi sacrifici, poi venduti nel 1937 mio padre.
Imbambolato li in mezzo al piazzale, vedendo portare via quei macchinari, si rigarono di pianto le guance. Che tristezza!”.
Giorgio Dal Bosco
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