Non sono piaciute a Gianni Delladio , presidente del Compresorio di Fiemme e sindaco di…
Non sono i versi un poema di vago stile romantico ma il preciso e diretto grido d’allarme che i pescatori fiemmesi lanciano sullo stato di salute del corso d’acqua nel suo tratto centrale, tra Moena e Molina di Fiemme. E non si tratta di un primo allarme ma, invece, dell’ennesimo avvertimento sullo stato di degrado in cui versa il torrente.
Sotto accusa sono i repentini e violenti temporali che provocano la discesa di grandi quantità d’acqua ma anche di altri materiali franosi dai rivi laterali verso l’Avisio. Ma la colpa non è solo “oggettiva” del maltempo, dicono i pescatori attraverso un loro portavoce, aggiungendo i problemi che vengono anche dallo svaso effettuato ogni due anni circa, a primavera, della diga di Pezzè e che puntualmente trasforma il colore dell’acqua verso tinte sul marrone intenso.
E poi i lavori realizzati ogni anno in vari punti lungo il corso del torrente: a Ziano, a Lago o da altre piccole vallate laterali per centraline o lavori di sistemazione degli argini oppure per il parcheggio di fondovalle degli impianti del Cermìs vicino a Masi.
Nel torrente martoriato da questi continui “attacchi”, è chiaro che la micro fauna ittica ne risente. Con problemi evidenti anche per progetti come quello della trota marmortata o altri di riproduzione promossi, in forma totalmente volontaria, dalle associazioni pescatori di Predazzo e Cavalese.
Uno stato di cose dannoso per il fiume ma in seconda battuta penalizzante anche per i tantisismi pescatori residenti ed ospiti.
Pescatori che, evidenziati i problemi, passano al “contrattacco” con proposte ben precise: ovvia quella di una maggiore preservazione del corso d’acqua ma al suo fianco, ad esempio, si chiede la possibilità di andare in deroga alle condizioni poste dalla categoria A della carta ittica, nella quale rientra il tratto di Avisio tra Moena e Molina di Fiemme, permettendo l’immissione di trote adulte fario in modo da infoltire la popolazione ittica.
Questa immissione non andrebbe a minare i progetti di riproduzione, come quello della trota marmorata, e permetterebbe ai pescatori di poter esercitare al meglio questa loro passione.
Poi i pescatori si domandano come mai il tratto in Val di Fassa dell’Avisio dalla diga del Fedaia e fino a monte di Moena sia in carta ittica di categoria B, proprio per il fatto di trovarsi a valle di un impianto idroelettrico, ed invece il tratto fiemmese che si trova a valle di non una ma due dighe, Pezzè e Fortebuso, di fatto sia di categoria A.
Una situazione inspiegabile per la quale i pescatori si aspettano delle risposte ben precise ed una maggiore tutela del corso d’acqua in primis per la sua integrità e poi per le aspettative dei pescatori.
Il Trentino, Michele Zadra
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