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PASSO PORDOI – «Come ogni primavera c’è sempre qualcuno che si risveglia e ha la buona idea di non lasciarci lavorare tranquillamente. E così sono costretto a rimettermi all’opera, perdendo un sacco di tempo che dovrei invece dedicare ai miei clienti, per far sentire che ci siamo e siamo vigili». Osvaldo Finazzer , albergatore del Pordoi, è il presidente del Comitato per la salvaguardia dei passi dolomitici, cui aderiscono 77 imprese e con 593 dipendenti e collaboratori, cavallo di tre province. E ha reagito prontamente all’annuncio dell’assessore sudtirolese Florian Mussner sull’arrivo del pedaggio di 5 euro per le auto in transito sui passi Sella e Gardena, a partire dal 2010,
ricordando le 18 mila firme di turisti che hanno sottoscritto l’appello del comitato e sono contrari ai progetti di chiusura dei passi dolomiti e all’introduzione di pedaggi. Finazzer, voi dite che il ticket sarebbe una grave limitazione alla libertà di circolazione delle persone, ma pensate anche alla ricadute sul turismo. È cosi? Naturalmente. L’elemento più importante dell’offerta dolomitica è la libertà di movimento, contrapposta alle limitazioni esistenti nelle città. Alla base del successo del Dolomiti Superski c’è questa libertà e l’emozione che questo comporta, e lo stesso vale per la montagna estiva. Imporre una discriminazione economica, e quindi sociale, su un diritto acquisito, danneggia l’immagine del Dolomiti non più aperte a tutti: chi può pagare le visita e chi non può resta casa. Ma si parla di pochi euro, non crede che sia un esborso sostenibile? E il motociclista che fa il Sellaronda? Paga ad ogni passo. Ma non è questo il punto. Il problema è che non è il momento di mettere ticket, e chi frequenta le fiere, non solo in Europa ma anche in America, lo sa bene. A chi promuove le Dolomiti la prima cosa che viene chiesta è se ci sono ticket da pagare… Dunque il momento non è propizio, ma in futuro? No, mai. Purtroppo questa è la realtà: i passi dolomitici sono considerati terra di nessuno, non sono ritenuti elementi importanti per l’offerta turistica complessiva delle Dolomiti, bensì angoli periferici, dimenticati e ignorati perché sui confini tra province e regioni a statuto diverso, senza coordinamento turistico e promozionale. Salvo poi proporre provvedimenti di chiusura o di pedaggio. Solo noi imprenditori, che sui passi a oltre 1800 metri viviamo e lavoriamo, conosciamo l’importanza dei collegamenti tra le valli nell’economia turistica, conosciamo la tipologia del turista che frequenta i passi e i rifugi, per questo chiediamo almeno di essere coinvolti nelle decisioni. Che tipo di turismo c’è al passo Pordoi in questo periodo? È freddo e c’è ancora molta neve. Ma si vedono già tanti motociclisti, soprattutto tedeschi; e ciclisti anche professionisti che vengono per allenarsi oltre i duemila metri; poi ci sono gli alpinisti che alloggiano nelle valli. Domani è il Corpus Domini che coincide con il primo lungo ponte estivo nel mondo tedesco, quindi ci aspettiamo un bel movimento. Sperando che il tempo ci aiuti. Il vostro è soprattutto un turismo itinerante, di transito. Come sta andando? Noi che viviamo dei pullman che vengono dal lago di Garda, da Merano, da Caldaro, da Innsbruck: in questo momento è tutto fermo. Sui passi dolomitici il turismo stanziale è concentrato nel periodo dal 15 luglio al 30 agosto, e raggiunge l’apice a Ferragosto. La concentrazione delle presenze in agosto crea indubbiamente problemi di traffico, dovuti però agli stessi turisti che fanno vivere le valli. Chiudere i passi o limitarne l’accesso non è la soluzione: sarebbe penalizzante per la stessa offerta turistica delle valli.
R. B. L’Adige
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