Sabato 5 dicembre 2009 alle ore 13,25 durante la trasmissione DRIBBLING Sport in programma su…
LA ROSA DEL SAHARA
E’ ormai sera quando mi siedo ai bordi dell’oasi, dove fervono i preparativi per la partenza della prima tappa della 100 Km. del Sahara e penso che solo due giorni fa, in Val di Fiemme, calpestavo ancora la neve e saltavo da una roccia di monzonite ad un masso di granito rosa sui miei monti e ora, sono nel deserto più affascinante del Mondo, con quasi quaranta gradi di caldo. Provo ad indossare, più per curiosità che per ripararmi dal vento, il sesz azzurro, la tipica copertura che usano i beduini e nella mia mente la dolomia ha lasciato il posto alla rosa del deserto, questo miracolo di roccia costruito dalla natura e dal vento in milioni di anni. L’oasi è bella, ma il deserto lo è mille volte di più. Senti il suo richiamo, la sua sabbia sottile e rossa bisbiglia echi di eternità che annullano il tempo. Qui tutto riparte da zero, sei da solo con l’infinito, milioni di anni di storia dimenticati sotto le dune, a significare che anche noi siamo solo un passaggio in questo mondo cheormai corre troppo veloce. Qui ti accorgi che la natura è la vera padrona della terra, qui avverti in pieno che il mondo dove viviamo la nostra quotidianità, la civiltà, gira in senso sbagliato e se apparentemente è ricco di colori, sotto quella patina nasconde un’aridità più grande del deserto stesso. Con Silver e Luca giochiamo a fare i registi, cercando di usare le fotocamere al meglio per riprendere momenti importanti e indimenticabili. Aspettiamo il tramonto che ho visto migliaia di volte e anche se il sole che va a nascondersi sarà lo stesso, qui, nel Sahara, gli occhi non sono rapiti dall’enrosadira delle Dolomiti, ma dai mosaici disegnati dal vento sulla rossa sabbia. Con la scomparsa del sole, cala la sera e con essa il vento abbassa la temperatura di quasi venti gradi. E’ il segnale che bisogna ritornare per trascorrere una serena
notte al campo in sacco a pelo, consapevoli che da domani inizierà la vera avventura, il cammino tra le dune dorate.
ALBA SUL SAHARA
Sono le 4,30 quando apro la cerniera del sacco a pelo, ieri, a causa delle scarsa connessione ho fatto tardissimo a pubblicare il resoconto della giornata e quindi sono solo tre le ore che ho potuto dormire. Il tramonto di ieri mi ha insegnato che i miei occhi, che non hanno mai temuto nemmeno il sole sulla neve, qui, in poco tempo sono neutralizzati dalla finissima sabbia che, invisibile, c’è ovunque nell’aria e quindi l’unico rimedio sono gli occhiali, che metto sempre mal volentieri perché mi tolgono i veri colori dei paesaggi. Partenza della prima tappa della 100 Km. dall’oasi di Ksarghillane, con uno starter di eccezione, Capitan Ventosa di Striscia la notizia. Foto di rito e di gruppo che faccio anche insieme a due grandi campioni, Alessandro Lambruschini, olimpionico, e Bourifa, campione italiano di Maratona.
La tappa si articola su 26 Km. cambiando continuamente paesaggio, dalle rosse dune alla steppa più arida, passando per il fortino romano, ultimo avamposto più a sud del grande Impero, che in questo deserto ha più volte combattuto contro i cartaginesi, la cui città, Cartagine ha le rovine proprio in Tunisia. Quando tutto sembra morto, ecco spuntare qualche formica, lucertola, uno scorpione, ma la cosa più bella sono i piccoli fiorellini gialli che, non si capisce come, crescono tra la sabbia, alimentandosi con la poco umidità della notte.
La mia andatura è stata di quattro chilometri all’ora, tenendo conto delle tante fotografie e video che ho realizzato, sono stato in giro, sotto i quasi quaranta gradi per circa otto ore. A dire il vero, i chilometri mi sembravano lunghi il doppio, la sabbia sicuramente ha reso molto più impegnativa la tappa e il caldo ha fatto il resto. Ma non è finita, un pasto veloce e la sera si riparte per la notturna di Km. 9 sotto le stelle. Spettacolo nello spettacolo, mi sembrava di essere parte del cielo, stellato in una maniera indescrivibile. Per un’ora e mezza mi sembra di essere dentro il cartoon del Re Leone, una camminata da favola con una coperta di stelle e il residuo di un tramonto da togliere il respiro. E’ terminata la giornata, siamo tutti stanchi ma soddisfatti e domani all’alba ci attende la terza tappa di circa 30 Km… la magia continua tra le dune dorate.
IL CIELO DI STELLE DEL SAHARA
L’alba sveglia il campo, sono le 5 quando la palla di fuoco illumina le tende e inizia il movimento dei partecipanti, con i preparativi per la partenza. Mi alzo e mi accorgo di avere un dito di sabbia sul sacco a pelo e sul borsone, ma il ricordo va alla notte appena trascorsa, un cielo stellato sopra la tenda da far sembrare il tutto un presepio. Ero rimasto alzato sino alle 01,00 per ammirarlo incantato, non mi era mai capitato di vederlo cosi terso e illuminato di milioni di stelle.
Alle sette parte la terza tappa, 30 km, sino al centro del Sahara. I primi dieci chilometri sono difficili da percorrere per le grandi e spesse dune che ci costringono a raggirarle o salirle con estrema fatica. Penso che allo fine con tutti questi giri i chilometri diventeranno come minimo 40. La giornata è particolarmente calda e a mezzogiorno, quando siamo circa al 20 Km. la temperatura è di 43 gradi. Una pazzia. Tanti concorrenti si ritirano. In effetti camminare per cosi tanto tempo a quelle temperature è praticamente impossibile,, considerando che l’acqua, unico rifornimento, è bollente. Quanto invidio le sorgenti che nascono e scorrono in Val Venegia. Mi passa davanti un gruppo di dromedari allo stato brado, gli unici che possono resistere a quelle temperature. Il problema più grosso, oltre al calore è la sabbia che riempie in un attimo le scarpe e le fa sembrare strettissime, e, andando a mettersi sotto le dita, obbligano queste a un contatto con la parte superiore delle scarpe, provocando delle vesciche. Per fortuna mi accorgo prima e avendo nello zaino un nastro da taping, mi fermo, svuoto le scarpe e metto un giro di cerotto per ogni dito del piede. La sera precedente l’infermeria del campo era piena di concorrenti con vesciche anche grandi tre centimetri. Gli ultimi dieci chilometri sono interminabili, ma per fortuna la testa mi dice che devo finirla e allora via, passo dopo verso il traguardo della terza tappa. Sette ore e mezzo in giro per il deserto con 43 gradi. Devo dire che la 100 Km. è davvero impegnativa, impensabile da affrontare se non con una grande preparazione. Domani però sarà il vero esame, la maratona delle sabbie più belle del mondo…. 42 Km. nel Sahara per arrivare all’oasi di Douze.
TEMPESTA DEL DESERTO – SAHARA DESERT STORM
La terza notte nelle tende è davvero caldissima, siamo a 34 gradi e i sacchi a pelo servono solo da copri-materassino. La prova di oggi mi ha lasciato disidratato e durante la notte bevo oltre tre litri di acqua, purtroppo caldissima. Uno spicchio di luna s’affaccia all’orizzonte, per sparire quasi subito tra le dune del deserto. Verso le 5 si leva il vento con il suo ululato, increspando il sole che sta sorgendo come sempre da lasciarci a bocca aperta. In pochi minuti faccio la colazione e riesco a scaricare tutte le fotografie del giorno prima sul computer, che porto sempre nello zaino, in modo da avere la memoria della fotocamera libera. Alle 6 in punto parte la quarta e ultima tappa, la più lunga ed impegnativa, considerando anche che abbiamo già nelle gambe oltre 60 Km..
Dopo pochi chilometri, nonostante un caldo impressionante che supera i 40° gradi, si alza una tempesta di sabbia, che ci mette in difficoltà sia perché si fa fatica a vedere il tracciato ma anche perché gli occhi soffrono tremendamente e gli occhiali, nonostante diano almeno la possibilità di tenere gli occhi aperti in parte, non riescono comunque a sigillare e riparare gli occhi. La tempesta è fortissima e durerà per tutti i 42 chilometri. Passo davanti a un gruppo di tende dove un pastore è avvolto in una coperta, immobile che controlla un gregge di capre, un dromedario legato ad una pianta, con sopra uno sparviero in cerca di una preda, ma l’occhio mi cade sotto un cespuglio, dove vi sono due bellissimi cani, perfettamente mimetizzati con la bianca sabbia.
Dopo 8 ore sono all’arrivo di Douz, la città posta nell’omonima oasi, conosciuta anche come la porta del deserto.
Si conclude la 100 Km. del Sahara, con una giornata ancora una volta impegnativa, dove caldo e vento ci hanno messo a dura prova, abbiamo attraversato ogni tipo di situazione, con dune rosse e altissime, infinite steppe e bianche sabbie cristalline. Un percorso, quello di quest’anno impegnativo anche per i runners, in quanto il programma, rispetto alla precedenti edizioni, è stato ridotto di un giorno, mantenendo però inalterata la distanza. Un’organizzazione, quella di Adriano responsabile di Zitoway e di uno staff affiatato che ha saputo affrontare al meglio tutte le situazioni.
Ben sei istruttori della Scuola Italiana hanno partecipato a questa 100 Km. del Sahara, oltre al sottoscritto vi erano con me Silverio Valerio, Luca Zaramella, Francesca Marchioni, Giovanna Previtali e Marco Giancane, a dimostrazione della continua evoluzione e della ricerca di sempre nuove proposte ed avventure. Inoltre, considerando le molte televisioni presenti, da Striscia la Notizia, Sky sport 2 e Icarus, la Scuola Italiana e tutto il movimento del nordic walking avrà un’ulteriore visibilità.
In quest’avventura ho imparato una cosa importante: mai come adesso ho capito l’importanza della freschezza dell’acqua, dell’essenzialità delle cose semplici e della straordinaria adattabilità del corpo umano a tutte le situazioni impreviste.
Ma stasera, con Silverio ci aspetta un ultimo tramonto sul Sahara da documentare e da condividere con voi domani, con il sole che tramonterà oltre l’orizzonte e che con la luce, si porterà dietro anche il grande mistero dell’universo.
L’ULTIMO TRAMONTO SUL SAHARA – THE LAST SAHARIAN SUNSET
Ormai è sera e i pochi attimi che precedono il tramonto mi risvegliano il cuore, è un richiamo che non controllo, è una voce profonda che ancora una volta mi dice “guardami”. Con passi decisi salgo la piccola collinetta e con riverente rispetto attendo che inizi lo spettacolo. E’ l’ultimo tramonto che vedrò nel Sahara ed è anche il momento che divento sognatore.
Il sole, questa magica palla che regola la vita sulla terra, che con i suoi raggi non solo la illumina, ma alimenta tutti gli essere viventi e le piante, sta tramontando. In pochi attimi, come ogni sera da miliardi di anni, esce di scena, per dar spazio a quei momenti di vita che dovrebbero scorrere lenti, al riposo di tutte le creature.
Mi fermo e mentre il mio sguardo è rapito dalla sua bellezza e dai colori che crea con i suoi raggi, rivivo la magia di quest’avventura a piedi nel deserto, e, come in un film scorrono veloci ma forti e nitidi i fotogrammi e con loro arrivano le emozioni vere. Rivedo la mia mano che, sprofondando nella calda sabbia raccoglie la rosa del deserto, un miracolo fatto di sabbia pietrificata, ripenso ai momenti dell’alba e del tramonto con quella palla di fuoco che può dare e togliere la vita, al vento e alla tempesta di sabbia che in un attimo ti possono mettere in seria difficoltà, ai quasi cinquanta gradi di caldo, che in quel labirinto di dune senza vita diventavano un inferno, ai sorrisi di soddisfazione dei miei compagni di avventura al termine di ogni giornata di cammino, e, infine, a quel bene prezioso che è l’acqua che dopo questa esperienza guarderò ancor di più con rispetto e ammirazione.
Ammirando l’ultimo pezzo di sole che scompare, penso che di questi giorni non mi sono perso nemmeno un attimo, gli ho vissuti intensamente, dormendo poco ma ricevendo tanto, ai pochi momenti di riposo ne ho preferiti altri per raccogliere emozioni, ho attraversato parte del deserto più bello del mondo con il solo aiuto dei miei passi e dei bastoncini, in una camminata impegnativa che ha messo a dura prova la mia resistenza ma mi ha arricchito molto il cuore e la mente , dandomi la possibilità di entrare nell’anima di uno dei protagonisti indiscussi della terra, il deserto, luogo di meditazione e cammino interiore, quel lembo infinito di terra che tanti temono, ma che in realtà è un grande maestro di vita.
Giro le spalle al tramonto e con un sottile filo di voce dico: “Silver, la porta del deserto chiudila tu”…
IL GRANDE MISTERO DELLA VITA
Tre giorni fa ero nel cuore del deserto del Sahara , al livello del mare, mentre oggi sono salito sulle Dolomiti, al Cristo pensante, con i suoi 2333 metri di altezza. Due opposti, sconfinate dune di sabbia dorata e imponenti cumuli di neve, ma vi era un filo conduttore comune, nel Sahara, dove la vita è impossibile, ho incontrato un fiore giallo e oggi, sulle Dolomiti, circondato da metri di neve, un gruppetto di fiori rosa di rara bellezza. Fiori che di norma fioriscono a luglio ed invece, erano li, incredibilmente belli e incredibilmente fuori tempo, ma c’erano. Mi hanno fatto pensare a come la natura può ribaltare le regole, a come il vento e il sole possono dare e togliere la vita, a come il cuore si nutre di queste visioni semplici, a come nessuno ha saputo dare una risposta sul mistero della vita. Penso a Platone che già tremila anni fa diceva “nessuno è in grado di dimostrare che il tempo in cui esistiamo sia la vita o la morte”. Io sono convinto che la risposta si possa solo trovare in questi piccoli incontri, in queste situazioni dove la resilienza supera i limiti della conoscenza. A voi la risposta al grande mistero della vita… (Pino Dellasega)
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