Messe, momenti di preghiera, mostre, libri, incontri culturali: sono molteplici i modi con i quali…
Il racconto del commiato di Karol Wojtyla, scritto da un testimone diretto, monsignor Stanislaw Dziwisz.
Sapendo che per lui si stava approssimando il tempo di passare all’eternità, d’accordo con i medici aveva deciso di non recarsi all’ospedale ma di rimanere in Vaticano, dove aveva assicurate le indispensabili cure mediche. Voleva soffrire e morire a casa sua, rimanendo presso la tomba dell’apostolo Pietro.
L’ultimo giorno della sua vita – sabato 2 aprile - si congedò dai suoi più stretti collaboratori della Curia romana. Presso il suo capezzale continuava la preghiera, a cui partecipava, nonostante la febbre alta eun’estrema debolezza. Nel pomeriggio, a un certo momento disse: «Lasciatemi andare alla casa del Padre». Verso le ore 17 furono recitati i primi Vespri della seconda domenica di Pasqua, cioè della domenica della Divina Misericordia. Le letture parlavano della tomba vuota e della Risurrezione di Cristo, ritornava la parola: «Alleluia». Al termine fu recitato l’innoMagnificat e la Salve Regina. Il Santo Padre più volte abbracciò con lo sguardo i presenti del suo più stretto ambiente e i medici che vegliavano accanto a lui. Dalla piazza San Pietro, dove si erano radunate migliaia di fedeli, specialmente di giovani, giungevano le grida: «Giovanni Paolo II» e «Viva il Papa!». Udiva quelle parole. Sulla parete di fronte al letto del Santo Padre era appesa in un quadro l’immagine di Cristo sofferente, legato con le corde: l’Ecce Homo, che con lo sguardo egli fissava continuamente durante la sua malattia. Gli occhi del Papa che si stavano spegnendo si posavano anche sull’immagine della Madonna di Czestochowa. Su un tavolino, la foto dei suoi genitori.
Verso le ore 20.00, accanto al letto del Papa morente, monsignor Stanislaw Dziwisz presiedette la celebrazione della santa Messa della domenica della Divina Misericordia. Concelebrarono: il cardinale Marian Jaworski, monsignor Stanislaw Rylko, monsignor Mieczyslaw Mokrzycki e padre Tadeusz Styczen. All’Eucaristia parteciparono il dottor Renato Buzzonetti, i suoi collaboratori e le suore Ancelle del SacroCuore della Casa Pontificia.
Le parole del Vangelo di san Giovanni risuonarono in modo commovente: «Venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”», come anche le parole della preghiera universale: «Signore Gesù, vieni per farci udire quella Tua promessa fatta nel cenacolo: “Pace a voi!”. In questo momento abbiamo tanto bisogno della Tua presenza».
Prima dell’offertorio il cardinale Marian Jaworski amministrò ancora una volta al Santo Padre l’Unzione degli Infermi, e durante la Comunione monsignor Dziwisz gli diede il Sangue Santissimo come Viatico, conforto sul cammino verso la vita eterna. Dopo qualche tempo le forze cominciarono ad abbandonare il Santo Padre. Nella mano gli era stata posta una candela benedetta accesa. Alle ore 21.37 Giovanni Paolo II lasciò questa terra. I presenti cantarono il Te Deum. Con le lacrime agli occhi rendevano grazie a Dio per il dono della persona del Santo Padre e per il suo grande pontificato.
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