CARTELLONISTICA DOLOMITI UNESCO: PREDAZZO HA GIÀ INIZIATO A MONTARE LE INSEGNE Il ritardo è dovuto…
“LE DOLOMITI SIAMO TUTTI NOI”
Gestori di rifugio, associazioni, comuni, enti di promozione turistica o culturale, ambientalisti, imprenditori, semplici cittadini della montagna trentina, altoatesina, veneta e friulana.
Sono oltre 150 i sostenitori della Fondazione Dolomiti UNESCO, e si sono riuniti nel Municipio di Predazzo venerdì 14 dicembre per l’incontro annuale, durante il quale sono stati ribaditi i valori della gestione condivisa del Patrimonio Mondiale.
“L’impostazione del nostro Museo Geologico ruota proprio attorno al riconoscimento UNESCO”, ha commentato Maria Bosin, sindaco di Predazzo, “da questi incontri sono sempre venuti molti spunti per la valorizzazione e la conservazione del territorio e quella di oggi è anche un’occasione per condividere una riflessione sulla calamità ambientale che ci ha accomunato”.
“Insieme” è stata la parola chiave di tutte le attività della Fondazione nel corso del 2018, culminate con la decisione di contribuire a risollevare una parte del territorio dolomitico colpito dagli eventi atmosferici estremi del 29 ottobre scorso. La Fondazione si farà carico, in accordo con il Comune di Rocca Pietore (BL), della progettazione per un recupero innovativo e sostenibile dei Serrai di Sottoguda, il percorso pedonale ai piedi della Marmolada, devastato dall’alluvione. Per raggiungere però la somma complessiva necessaria al recupero (circa sei milioni di euro), è stata chiesta la collaborazione di tutte le genti delle Dolomiti. Per acquistare un regalo di Natale che contribuirà allo scopo basta inviare una mail a info@dolomitiunesco.info e ricevere il cofanetto con i 6 DVD del reportage di Piero Badaloni “Dolomiti. Montagne – Uomini – Storie” al costo di 30 euro, oppure i DVD “Dolomiti. Viaggio nell’arcipelago fossile” e “Dolomiti. Economia del Bene Comune” (italiano, tedesco e inglese) al costo di 10 euro l’uno.
“È uno straordinario esempio di collaborazione che non guarda ai confini
amministrativi” ha ricordato il direttore della Fondazione Marcella Morandini, “il Consiglio d’Amministrazione è stato unanime, infatti, nell’approvare questa iniziativa. E oggi siamo qui proprio per rafforzare quei legàmi che hanno reso la gestione del Patrimonio Mondiale un’esperienza di ascolto reciproco, mediazione, scelte condivise ”.
Il lavoro di rete si è concretizzato nel corso dell’anno in una lunga serie di iniziative pubbliche e di lavoro anche “sotterraneo”. Alcuni esempi sono stati al centro del dibattito tra i sostenitori.
Marika Freschi e Ivan Da Rios, gestori del Rifugio Pordenone, nella Dolomiti Friulane, hanno presentato la Rete dei Rifugi del Patrimonio Mondiale, che riunisce gli oltre 60 rifugi che si trovano all’interno dell’area “core” delle Dolomiti UNESCO. Una rete che sta mettendo in collegamento coloro che svolgono la stessa attività in contesti spesso molto differenti e che sono accomunati dalla volontà (e dalla condizione oggettiva) di essere i primi “ambasciatori” del Bene nei confronti di una clientela sempre più internazionale. Da parte loro, l’idea di promuovere il Patrimonio nel suo complesso, attraverso iniziative comuni: “La rete ci consente di fare squadra davanti a un turismo che cambia” ha confermato Marika Freschi, gestrice del Rifugio Pordenone. “Le Dolomiti per noi sono un patrimonio unico e insieme possiamo capire come promuoverle nella maniera più corretta”.
La difficile conciliazione tra il rispetto dell’ambiente e le attività ricreative in quota è stata l’oggetto della relazione del Gruppo di Lavoro sui mezzi motorizzati a fini ludico-sportivi in area UNESCO, curata dall’associazione Mountain Wilderness: “Queste manifestazioni sono sempre più frequenti e abbiamo lavorato per realizzare una regolamentazione unica, valida per tutto il territorio dolomitico. Abbiamo proposto in particolare di porre delle regole comuni per l’uso dell’elicottero a fini turistici e per quello dei quad: su questo deve esserci una discussione insieme a tutti i portatori di interesse”, ha sottolineato il presidente di Mountain Wilderness Franco Tessadri.
Un esempio limpido di cooperazione tra i diversi territori in cui si estendono i nove Sistemi Dolomitici, è stato infine portato dai fotografi, tra i sostenitori più attivi della Fondazione: il trentino Andreas Tamanini ha descritto l’esperienza della mostra organizzata nella sua Mattarello, capace di coinvolgere dieci fotografi delle cinque province in un’unica esposizione, chiamata, non a caso “Legàmi Dolomitici”: “Fondazione Dolomiti UNESCO vuol dire unione”, ha evidenziato Tamanini, “la mostra ha avuto un grande riscontro e per il 2019 sarebbe bello riproporne una analoga per promuovere l’idea di una montagna senza confini”.
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