Trentino: Cambiamenti climatici e montagna, il futuro dopo Copenaghen

Da il 6 maggio 2010

andorra Trentino: Cambiamenti climatici e montagna, il futuro dopo Copenaghen Convegno scientifico della Provincia nell’ambito del FilmfestivalQual è l’impatto dei cambiamenti climatici sulle aree di montagna e quali sono gli scenari che si aprono dopo il vertice mondiale di Copenaghen, nel quale com’è noto non sono stati assunti impegni vincolanti per combattere il fenomeno? Se ne parla oggi a Trento in un convengo organizzato dalla Provincia autonoma nell’ambito del Trento filmfestival. L’obiettivo è farne un appuntamento fisso all’interno della manifestazione cinematografica dedicata alla montagna, rilanciando e dando nuova visibilità all’impegno che il territorio si è assunto con numerose iniziative, fra cui il “Progetto clima” varato nel 2007 e la nuova legge provinciale in materia varata nel 2009.Convegno scientifico internazionale oggi nella sede della Fondazione Cassa di risparmio di Trento e Rovereto, organizzato dall’Assessorato ai lavori pubblici, ambiente e trasporti della Provincia autonoma nell’ambito del Trento Filmfestival della montagna. Molti gli ospiti illustri, tra cui il referente per l’Italia della Ipcc (la Commissione delle Nazioni unite che studia i cambiamenti climatici a livello mondiale) Sergio Castellari e il fondatore della Nepal mountaineering association Ang Tshering Sherpa. In apertura dei lavori l’intervento dell’assessore all’ambiente della Provincia che ha fatto il punto sullo stato delle iniziative organizzate in Trentino per fronteggiare i cambiamenti climatici, sia sul fronte della mitigazione (ovvero della riduzione delle emissioni di gas serra nell’atmosfera) sia su quello dell’adattamento agli effetti che già ora il mutamento del clima produce sull’ambiente.”Questo convegno – ha detto – è stato promosso sull’onda delle riflessioni che stanno sviluppandosi in tutto il pianeta e anche dei non soddisfacenti esiti del recente summit di Copenaghen, dove pure è emersa la necessità di attivare le reti e i sistemi territoriali che già oggi si impegnano su questa problematica determinante per il futuro dell’umanità. Sappiamo che Usa e Cina governano da soli una parte consistente delle variabili che causano i cambiamenti climatici, però siamo convinti che sia necessario valorizzare le esperienze positive realizzate anche in territori di piccole dimensioni come il nostro, già in rete con altre aree dell’arco alpino nell’ambito della Convenzione delle Alpi o di Cipra. Siamo una tessera in un mosaico più grande; vediamo però diffondersi, fin nei comuni più piccoli, una sensibilità sempre più marcata, e assieme ad essa tante buone pratiche – cito ad esempio l’impianto di teleriscaldamento realizzato recentemente in valle dei Mocheni – che mettono in moto circuiti virtuosi e creano nel contempo nuovi posti di lavoro. La crescita di un’economia ‘verde’ non riguarda solo le grandi economie nazionali ma anche le comunità più piccole. Forte di questa consapevolezza, la Provincia autonoma ha avviato nel 2007 un ‘Progetto clima’, che ha prodotto una prima analisi del cambiamento climatico e delle sue conseguenze, e stiamo ora creando un tavolo di coordinamento di tutte le realtà interessate. Nel luglio 2009, infine, il Consiglio provinciale ha approvato una legge specifica che si propone l’abbattimento delle emissioni di CO2 del 50% entro il 2030 e del 90% entro il 2050. Stiamo anche predisponendo delle nuove linee guida che ci auguriamo possano dar vita ad un vero e proprio nuovo patto sociale, con il coinvolgimento di tutte le forze attive della società civile.”Il presidente del Trentino Filmfestival Egidio Bonapace ha portato, assieme ai saluti della prestigiosa manifestazione cinematografica, anche la sua esperienza personale “di persona che ha vissuto per oltre vent’anni in un rifugio alpino. Abbiamo visto con i nostri occhi gli effetti dei cambiamenti prodotti dal mutamento del clima, ad esempio sul ghiacciaio del Brenta. Fino a 10 anni fa nessuno di noi nutriva una qualche preoccupazione per il fenomeno. Ora ne siamo consapevoli perché lo stiamo toccando con mano, e ci auguriamo quindi che l’appuntamento di oggi diventi una scadenza fissa all’interno del Filmfestival, dove dibattere, sul piano scientifico, delle problematiche attinenti alla montagna e ai mutamenti che essa sta sperimentando.”Il presidente del Cai Annibale Salsa ha spostato l’accento sul versante storico: “Dall’anno 1000 ad oggi abbiamo assistito a due fasi di criticità riguardanti il clima: nel Basso Medioevo abbiamo avuto un progressivo innalzamento delle temperature, che ha portato a una forte colonizzazione delle Alpi. Tra il 600 e il 700, invece, c’è stato un nuovo raffreddamento. Ora, il problema non è tanto se i cambiamenti climatici ci siano o no, perché la storia insegna che ci sono. Il problema è stabilire quanto del cambiamento attualmente in atto è prodotto dall’uomo.”A questa domanda ha risposto indirettamente nella sua relazione Sergio Castellari, spiegando che se certamente l’attività solare è sempre corresponsabile dei cambiamenti del clima, gli studi dimostrano che dal 1978 ad oggi non c’è stata una crescita dell’irradiazione solare; in quanto alle radiazioni cosmiche, altre possibili imputate del cambiamento, non vi è al momento alcuna prova scientifica che accrediti una loro responsabilità, ma solo delle ipotesi. Quindi, sul banco degli imputati rimangono i gas serra prodotti dalle attività umane. Negli ultimi due secoli, gli anni più caldi si concentrano nell’ultimo decennio (il più caldo essendo stato, in Italia, com’è noto, il 2003). “Possono naturalmente capitare anche inverni freddi – ha aggiunto – ma un solo inverno freddo non significa nulla, gli studi sul clima si sviluppano nell’arco di almeno 30 anni.”Riguardo al vertice di Copenaghen, l’Europa era quella che aveva assunto la posizione più ferma, puntando in sostanza a fissare degli obblighi per i diversi paesi, per quanto diversificati (a seconda del fatto che essi siano paesi ad industrializzazione avanzata o paesi in via di sviluppo). Tutto ciò sulla linea del”famoso” Protocollo di Kyoto, che però ad esempio gli Usa non hanno mai sottoscritto, propendendo invece per un approccio volontario, flessibile e pragmatico. I paesi in via di sviluppo, a loro volta, hanno sostenuto con forza che spettava ai paesi sviluppati pagare il prezzo più alto, in termini sia di riduzione delle emissioni sia di sostegni economici ai paesi in crescita. Alla fine l’Europa si è trovata isolata e il risultato del summit è stato l’adozione di una dichiarazione di intenti non vincolante. “Tuttavia – ha detto ancora Castellari – non possiamo parlare semplicemente di una sconfitta. I tempi della diplomazia sono lunghi, e così il percorso che abbiamo di fronte, che non ‘muore’ a Copenaghen.”Nel corso della mattinata si sono succedute numerose altre relazioni, mentre questo pomeriggio, alle ore 15, sono previsti due interventi di particolare interesse per il Trentino: quello di Roberto Seppi, glaciologo trentino, sul progetto di monitoraggio del permafrost nelle Alpi e nella nostra provincia, e quello di Christian Casarotto del Comitato glaciologico della Sat e del Museo tridentino di Scienze naturali sulla salute dei ghiacciai.di Marco Pontoni   Ufficio Stampa Provincia di Trento

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