Il Trentino contro il lavoro forzato dei laogai cinesi.

Da il 11 maggio 2010

Hilary Clinton durante il suo viaggio in Cina nel febbraio del 2009 ha dichiarato che i diritti umani non devono interferire con i rapporti economici. Non è la sola. Molti credono che i diritti umani e la libertà di parola e di opinione siano delle belle cose ma che la realtà economica debba avere il soppravvento. Si sbagliano perchè i diritti umani e l’economia sono due concetti direttamente legati. Tutto ciò che è immorale, prima o poi, si rivelerà controproducente in termini pratici ed economici

Purtroppo, gli accordi dell’Organizzazione Mondiale del Commercio permettono di difendersi dalle pratiche del dumping e della sovvenzione pubblica ma non permettono la difesa contro il “dumping sociale” di quei paesi, come la Cina, che usano il lavoro forzato ed il lavoro minorile per aumentare la loro competitività e questo nonostante che i precedenti accordi del GATT del 1994 prevedevano una clausola (la XX/e) contro il lavoro forzato.

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Infatti in Cina, oggi, esiste una vasta rete di più di mille campi laogai dove milioni di persone sono costrette a lavorare fino a 18 ore al giorno a vantaggio economico del regime comunista cinese e di numerose imprese che investono in Cina. Eventi recenti, tuttavia, ci incoraggiano. Alla fine del 2009, il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione riguardo all’etichettatura d’origine, la presidenza svedese dell’UE (uscente) e quella spagnola (entrante) hanno pubblicato, nel novembre del 2009, un documento a difesa dei diritti dei lavoratori e Peter Mueller, rappresentante della Laogai Research Foundation, ha recentemente ottenuto il sostegno di numerosi Europarlamentari. Fra questi: Edward McMillan-Scott, Vicepresidente, Crescenzio Rivellini, capo Delegazione UE/Cina e Heidi Hautala, Presidentessa del Comitato per i diritti umani

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La Fondazione Laogai ha anche chiesto al Commissario Ashton ed al Commissario Ferrero Waldner di sospendere il sistema delle agevolazioni daziarie (GSP) per la Cina poichè la stessa sfrutta il lavoro forzato dei laogai ed il lavoro minorile nell’export (la laogai chiede all’UE la sospensione dello schema di preferenze tariffarie generalizzate per le importazioni cinesi). Grazie all’Associazione “La Torre”, i Comuni di Volano, Calliano e del C10, la Coldiretti e l’Associazione Artigiani, si sono svolti vari convegni contro i laogai ed il lavoro forzato in Trentino. Danilo Merz, direttore della Coldiretti della regione, ha denunciato che “molti laogai producono nel campo agro-alimentare ed alimentano le importazioni cinesi in Italia ed in Europa”. È stata anche passata una legge per proteggere il “made in Italy” dal Parlamento Italiano (Reguzzoni/Versace) nel dicembre 2009. Questa legge permetterà l’etichettatura obbligatoria sui prodotti tessili, dell’abbigliamento, dell’arredo casa, delle calzature e della pelletteria (Il made in Italy e il lavoro forzato).

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Ottima anche l’azione del Ministro Zaia riguardo alla difesa dei prodotti agro-alimentari italiani (Made in china purché regolare)Tuttavia il problema fondamentale è l’uso del lavoro forzato e dello sfruttamento umano e del lavoro minorile da parte della Cina per aumentare la sua competitività sui mercati internazionali. Quindi il problema etico dei diritti negati e dell’economia sono direttamente connessi. Ripetiamo che tutto ciò che è immorale (l’uso del lavoro forzato e del lavoro minorile) sarà, presto o tardi, deleterio in termini economici (la disoccupazione e le bancarotte di impresa).

Le autorità cinesi, italiane  ed internazionali tuonano contro il “protezionismo” ma dimenticano che è proprio la Cina che, contrariamente agli accordi del WTO, applica forti dazi sulle importazioni come nel caso delle auto, i pezzi di ricambio delle stesse, alcuni prodotti agricoli ed ha anche bloccato le importazioni di altri prodotti come i libri, i DVD ed il prosciutto italiano! Inoltre, il governo cinese, alla faccia del mercato libero, sostiene le imprese esportatrici mediante agevolazioni fiscali, bassi tassi di interesse e l’uso gratuito della terra (Cina, il trionfalismo mal riposto).  Due recenti rapporti della Laogai Research Foundation confermano che almeno 415, fra i mille laogai conosciuti ed operanti oggi, sono molto attivi nell’export (Il segreto dell’export cinese).

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Numerose sono le convenzioni internazionali concernenti il lavoro, sotto¬scritte da almeno centocinquanta Paesi, tra cui la Cina, che non vengono rispettate da PechinoL’importazione dei prodotti, spesso nocivi alla salute e derivati dal lavoro forzato e minorile, non è soltanto profondamente immorale ma è anche molto dannosa alla nostra economia, soprattutto nel contesto dell’attuale crisi.  Solamente subordinando i rapporti commerciali con la Cina al rispetto delle convenzioni internazionali potremo, partendo da principi etici anche difendere i nostri interessi economici.

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Toni Brandi.

Consigli sugli acquisti

Spesso ci chiedono quali prodotti non comprare. Elenchiamo quindi alcune imprese i cui prodotti non consigliamo comprare insieme alle nostre ragioni.

Mc Donalds, Disney e Mattel, sospetti di sfruttamento della manodopera
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Nokia e Apple, sospetti di usare lavoro minorile
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Apple, Microsoft, Samsung e HP, sospetti di usare lavoro minorile
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Total  e  Unocal, collaborano con il regime birmano.
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Lista di imprese che collaborano con il regime birmano
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Nella lista appaiono nomi famosi come Suzuki, Rolls Royce, Daewoo, Alcatel, Lonely Planet (guide turistiche), STA Travel e numerose imprese cinesi ecc,..

Il nostro consiglio è sempre quello “se in dubbio non comprare”.

Comprate prodotti locali e sostenete la vostra economia locale. Non è raro che le grandi multinazionali, i grandi brand, producano in Cina utilizzando, eventualmente solo per parte del prodotto, lavoro minorile o lavoro forzato. Consigliamo di visionare regolarmente il sito di www.chinalaborwatch.org

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CHI CONTROLLA I PRODOTTI DEL MADE IN CHINA

A partire dal giugno 2007 l’Unione Europea ha adottato la normativa “Reach”, che si occupa della regolamentazione e dell’importazione delle sostanze chimiche all’interno dei beni di consumo. La normativa è estremamente importante nell’ottica dei controlli, poiché prevede sia la registrazione che la successiva autorizzazione all’uso di circa il 30% delle sostanze chimiche circolanti nel territorio europeo.

L’organismo europeo che si occupa dei controlli sui prodotti potenzialmente pericolosi per i consumatori (ad eccezione di cibo, prodotti farmaceutici ed apparecchiature mediche) è ilRAPEX (“Rapid Alert System for non-food consumer products”), che possiede un vero e proprio sistema d’allerta in grado di attivarsi in tempi brevissimi. Esiste un canale specializzato, detto RAPEX-China, che si occupa esclusivamente dei prodotti cinesi d’importazione.

A livello italiano, i controlli sono affidati innanzitutto alle autorità doganali, per il controllo dei flussi di prodotti in entrata nel nostro Paese. Sul territorio, agiscono mediante controlli i Nuclei AntiSofisticazioni dell’Arma dei Carabinieri (NAS), ed anche le autorità sanitarie vigilano sugli esercizi commerciali. Il problema principale è però rappresentato da tutti quei canali di vendita ambulanti o sottobanco che tendono a sfuggire ai controlli di sicurezza.

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Importazione parallela

Molte aziende che commerciano a livello internazionale praticano, a parità di prodotto, prezzi di vendita più o meno alti a seconda dei diversi Paesi. Ciò è dovuto ad una serie di fattori come, ad esempio, il livello di ricchezza: lo stesso prodotto può infatti costare di meno in quei Paesi che, economicamente, sono poco sviluppati o nei quali i redditi sono particolarmente bassi.

Ed è proprio in questi Paesi che, spesso, i commercianti che gestiscono i market cinesi si approvvigionano: acquistano grandi quantità di prodotto a basso prezzo, per poi piazzarlo sul mercato italiano a prezzi concorrenziali. I problemi in questo caso sono diversi, e riguardano ad esempio la mancanza delle diciture in italiano in etichetta, obbligatorie per legge, oppure l’importazione di prodotti contraffatti.

Prodotti per l’igiene e la cura della persona

Dentifrici, shampoo, saponi, ma anche creme, lozioni e tinture per i capelli: quello dellacosmetica è uno dei settori ai quali prestare più attenzione. Perché il contenuto di tubetti e bottiglie può anche non essere quello che sembra: innumerevoli sono le contraffazioni di noti marchi e prodotti industriali, commercializzate in confezioni pressoché identiche alle originali.

Ciò che di identico non è, è il contenuto. Prodotti realizzati con sostanze scadenti, presenti in diversa proporzione rispetto a quanto riportato in etichettatura e, nei casi più gravi, anche sostanze tossiche o pericolose per la salute. Mentre può capitare che un cosmetico sia semplicemente inutile, poiché realizzato con sostanze di bassa qualità, può anche accadere che all’interno dei prodotti per l’igiene personale siano presenti dei veri e propri veleni. Ad esempio le nitrosammine: state trovate all’interno degli shampoo di bassa qualità, sono tossiche a livello del fegato ed hanno anche un effetto cancerogeno.

MEDICINALI E PRODOTTI FARMACEUTICI

I prezzi concorrenziali dei prodotti di importazione cinese riguardano anche prodotti come farmaci ed integratori: i pericoli per la salute sono però talmente elevati che è bene starne alla larga. Varianti cinesi del Viagra, prodotti dimagranti, integratori di vario genere, sostanze dopanti: i casi di farmaci contraffatti sono veramente un elenco lunghissimo. Quali pericoli si corrono in questo caso?

Innanzitutto, di essere truffati: un presunto farmaco potrebbe contenere quantità diprincipio attivo inferiori a quelle indicate in etichetta, oppure esserne del tutto privo. In quei casi, gli unici danni sono al portafoglio, perché siamo stati truffati, ed etici, poiché confidiamo sul fatto di assumere qualcosa che, nella maggior parte dei casi, è però costituito solo da eccipienti (in genere, zucchero o amido). L’assunzione di zucchero, di per sé innocua, può però non esserlo per chi soffre di diabete: perciò chi è affetto da questa patologia dovrebbe seriamente tenere in considerazione tale rischio, ed evitare di assumere prodotti così al di fuori dei controlli sanitari.

Ma ci sono anche casi più gravi: ad esempio la presenza di sostanze tossiche. Il principio attivo può essere sostituito da un altro, a costo inferiore, che presenta però effetti collaterali gravi; oppure le sostanze utilizzate per la produzione sono già di per sé pericolose per la salute.

Un caso particolarmente diffuso fra le popolazioni di colore è l’acquisto di prodotti sbiancanti per la pelle. Il miraggio di ottenere una carnagione più chiara può essere compromesso dall’assunzione di sbiancanti contenenti idrochinone, sostanza allergenica, irritante e nociva per l’ambiente, il cui uso non a caso è vietato dall’Unione Europea. Ciononostante, prodotti a base di idrochinone sono stati sequestrati anche in Europa, di origine cinese e destinati al consumo da parte delle popolazioni soprattutto africane.

In alcuni prodotti per la cura della pelle sono stati trovati anche dei corticosteroidi fra gli ingredienti, sostanze potenzialmente pericolose che dovrebbero essere presenti esclusivamente nei medicinali autorizzati dal Ministero della Salute.

Da dove vengono questi prodotti? Spesso sono realizzati in laboratori clandestini, dove l’assenza di controlli è la regola, oppure sono prodotti provenienti dal contrabbandointernazionale. Spesso, gli stessi prodotti vengono utilizzati in improvvisati saloni diparrucchieriestetiste o sedicenti centri medici gestiti da cinesi. Che, oltre ad essere spesso illegali, utilizzano anche apparecchiature elettriche o medicali non autorizzate dall’Unione Europea in quanto non conformi alle normative di sicurezza.

GIOCATTOLI CINESI

Rischio ftalati e altre sostanze pericolose

Si sentono nominare spesso, ma cosa sono esattamente gli ftalati? Si tratta di sostanze chimiche che hanno la proprietà di ammorbidire la plastica. Per via di questo effetto, vengono utilizzati all’interno di quei prodotti che, per necessità, devono essere morbidi e flessibili, come ad esempio i giocattoli per i bambini. Gli ftalati sono sostanze estremamente pericolose per la salute, soprattutto quella dei più piccoli: evidenze scientifiche hanno dimostrato la loro dannosità a livello del fegato e dei reni, con problemi anche a carico dell’apparato riproduttivo.

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Qualche esempio? Nel 2008 il Ministero della Salute ritirò dal mercato 30mila dinosauri di plastica allegati ad una rivista per bambini. Allegati ai giocattoli c’erano a loro volta quantità significative di ftalati ed olio di creosoto. Notizia recentissima, risalente al maggio di quest’anno, è il sequestro avvenuto a Catania di circa 16mila tonnellate di prodotti cinesi illegali: fra essi, pessime imitazioni di pupazzetti e bambole di marche ben più note, estremamente infiammabili e trattati con vernici di contenuto non specificato.

Anche sostanze come i ritardanti di fiamma sono presenti spesso nei giocattoli per i bambini, così come in molti altri prodotti di elettronica ed uso domestico quotidiano. Si tratta di una categoria di sostanze chimiche, in particolare bifenili polibromurati (PBB) e difenileteri Polibromurati (PBDE) che, addizionate al prodotto, servono ad evitarne lacombustione accidentale: si trovano, ad esempio, nei giocattoli o nei prodotti tecnologici potenzialmente soggetti a cortocircuito.

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Sulla carta, pertanto, si comportano come “salvavita”, ma quando si vanno a vedere le interazioni con l’organismo umano, si fa presto a cambiare idea. Queste sostanze sono in grado di determinare alterazioni al sistema nervoso, ed avere effetti negativi sulla crescita e sullo sviluppo dei più piccoli poiché sono estremamente nocivi anche a carico del sistema ormonale.

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Poveri bambini: talvolta i giocattoli destinati ai più piccoli possono anche disperdere frammenti che, potenzialmente, possono finir loro in bocca, determinando il grave rischio di soffocamento. Per non parlare di fasciatoi e seggioloni poco stabili e a rischio di intrappolamento, e biberon agli ftalati.

È difficile difendersi dai giocattoli pericolosi visto che il commercio di giocattoli contraffatti rappresenta circa il 7% del totale di “falsi” circolanti per il mondo, mentre circa il 75% della produzione mondiale di giocattoli avviene in questo Paese asiatico. Proprio per questo è necessario prestare grande attenzione nell’acquisto di questi prodotti.

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PRODOTTI PER L’IGIENE PERSONALE

Il dentifricio venuto dalla Cina

La cronaca ha più volte, nel corso degli anni, portato alla luce il caso di dentifrici cinesi un po’ “particolari”. Gradevoli e freschi all’apparenza, come qualsiasi altro prodotto reperibile nei nostri supermercati, i prodotti incriminati avevano però al loro interno una pericolosa sostanza detta dietilenglicole. A molti forse non dirà molto questo nome, ma chi se ne intende si accorgerà all’istante che stiamo parlando di un potente antigelo.

E perché mai mettere dell’antigelo nei dentifrici? Perché queste sostanze umettanti conferiscono al prodotto una consistenza gradevole, simile a quello della glicerina che comunemente viene utilizzata nelle preparazioni. Ma la glicerina ha un costo decisamente superiore, quindi la soluzione trovata dagli ingegnosi cinesi è stata l’utilizzo del dietilenglicole come surrogato della stessa.

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Peccato che, così facendo, chissà quanti consumatori inermi abbiano avuto a che fare con questa pericolosa sostanza. Il dietilenglicole, di per sé, è tossico solo in caso diingerimento ma è chiaro che la sua presenza all’interno di un dentifricio è un rischio del tutto inaccettabile, soprattutto considerando il suo utilizzo da parte dei bambini.

Lo scandalo, dapprima emerso in Spagna, ha poi riguardato anche l’Italia: nel 2007 i Carabinieri dei Nas ritirarono dal commercio circa 20mila confezioni di dentifricio di una nota marca, probabilmente contraffatte. Sebbene nei campioni italiani le analisi abbiano scongiurato la presenza di dietilenglicole nei prodotti sequestrati, la pericolosa sostanza fu tuttavia stata riscontrata in occasione dei controlli in Spagna ed anche oltreoceano, nella Repubblica Dominicana. Le confezioni italiane erano tuttavia illegali a causa dell’etichettatura presente solo in altre lingue.

ELETTRODOMESTICI CINESI

Prodotti ad alto contenuto di rischio

Utilizzo di materiali scadenti, non conformità alle norme di sicurezza, difetti di progettazione e costruzione: esistono dei prodotti tecnologici dai quali tenersi decisamente alla larga. Da anni autorità ed associazioni di consumatori sono attive nel segnalare prodotti pericolosi.

Come ad esempio gli “scaldini” da letto: prodotti che però di calore ne creavano anche troppo, arrivando addirittura ad incendiarsi. Alcuni consumatori hanno assistito perciò al bruciarsi di coperte e lenzuola, mentre ad altri è andata meno bene: ustioni a mani e braccia.

Un altro caso di prodotto estremamente pericoloso è rappresentato dalle minimoto, piccole riproduzioni dotate di motore elettrico o a scoppio in grado di raggiungere i 50 km orari. La sicurezza di queste minimoto è davvero opinabile e il loro utilizzo, tra l’altro, è consentito solo all’interno di spazi privati.

Nemmeno le grandi marche sono esenti dai rischi dovuti all’acquisizione della componentistica dai paesi asiatici. Una nota marca di lavatrici addirittura fu tolta dal mercato poiché tendeva a surriscaldarsi in modo incontrollato. Un aspirafoglie/soffiatoreimportato da una nota catena di fai-da-te venne ritirato dal mercato poiché, in casi estremi, la struttura esterna poteva rompersi e causare il potenziale ferimento dell’utilizzatore.

Ma ci sono anche thermos contenenti amianto, adattatori di corrente, puntatori laservietati dalla legge perché troppo forti (“Classe 3”), lampadine a rischio di scossa elettrica,stufette elettriche a rischio cortocircuito, e la lista potrebbe andare avanti ancora per molto.

E le gradevoli candeline cinesi? Il profumo è dato da additivi al piombo, mentre per la loro fabbricazione possono essere utilizzate paraffine di scarsa qualità con rilevanti concentrazioni di zolfo, formaldeide e benzene in grado di essere liberate dalla combustione.

ABBIGLIAMENTO, BIGIOTTERIA E CONTRAFFAZIONI

Il settore tessile è senza dubbio uno dei più colpiti dal commercio illegale. Ogni anno migliaia di tonnellate di prodotti contraffatti entrano in Italia e vengono commercializzati per lo più da commercianti ambulanti, creando danni economici e di immagine gravissimi alle aziende detentrici dei marchi. Si calcola che oltre il 30% dei capi d’abbigliamento importati annualmente in Italia siano di provenienza cinese.

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I prodotti, oltre ad essere dei clamorosi falsi, sono spesso trattati con sostanze chimichenon idonee al contatto con la cute umana, e possono dare origine a fenomeni allergici o di intossicazione. Un esempio sono le ammine aromatiche, sostanze liberate dai coloranti durante le fasi produttive ed il successivo utilizzo dei capi d’abbigliamento. Queste ammine, assorbite a livello cutaneo, sono ad effetto cancerogeno soprattutto nei confronti della vescica. Secondo la CNA Federmoda, nel 2005 oltre la metà dei prodotti presenti sulle bancarelle era contaminato da questa sostanza, che risulta essere particolarmente abbondante nei capi di colore nero. Anche qui la motivazione sta nei costi di produzione: l’utilizzo di coloranti a basso costo consente risparmi troppo appetibili per non essere rincorsi. I coloranti azoici, responsabili della presenza delle ammine aromatiche, vengono purtroppo utilizzati per la fabbricazione di un gran numero di prodotti contenenti lana,cotone e cuoio. Per via dei loro effetti disastrosi sulla salute, sono vietati in Europa: ma evidentemente è impossibile bloccare i flussi di capi “contaminati”.

Anche la bigiotteria a basso costo nasconde problemi relativi alla salute: un esempio è dato dalle concentrazioni spesso molto elevate di nickel all’interno di anelli, orecchini o braccialetti (ma anche in fibbie metalliche e borchie di capi d’abbigliamento). Nelle persone sensibili l’esposizione a quantità eccessive di questo metallo può causare reazioni allergiche e gravi dermatiti.

Gravi reazioni allergiche possono avvenire anche a causa della contaminazione dei capi di abbigliamento con il famigerato dimetilfumarato, sostanza tossica proibita dall’Unione Europea.

COME DIFENDERSI DAI RISCHI DEI PRODOTTI FABBRICATI IN CINA

I consigli che si possono dare per evitare di trovarsi in situazioni poco piacevoli per la nostra salute sono indiscutibilmente legati al buonsenso. Prima di tutto, e come del resto in ogni ambito commerciale, diffidare dei prezzi troppo bassi. Sapendo che spesso questi nascondono sfruttamento della manodopera ed utilizzo di sostanze di bassa qualità (o addirittura pericolose), le offerte “troppo belle per essere vere” dovrebbero se non altro essere guardate con estremo sospetto.

Così come con sospetto vanno considerate le etichette incomplete o redatte in altre lingue: la mancanza dell’italiano fra le lingue presenti sulla confezione può essere un chiaro segnale di contraffazione del prodotto. Si tratta comunque, sicuramente, di un’infrazione della legge, che afferma che l’etichetta deve obbligatoriamente contenere informazioni in italiano. Oltre alle indicazioni nella nostra lingua, in etichetta va riportata anche la composizione del prodotto.

Da sconsigliare assolutamente ed in ogni caso l’acquisto di farmaci ed integratori, sia nei negozi etnici che su internet: i rischi vanno dalla semplice “bufala” (si compra acqua e zucchero) a danni ben più seri a carico della salute.

Una menzione speciale va riservata ai giocattoli, che nascondono purtroppo gravi pericoli per i nostri figli. Prima di tutto, bisognerebbe acquistare esclusivamente da negozi fidati, evitando ad esempio le bancarelle per strada. Indispensabile è controllare l’etichetta, che deve essere in italiano, completa delle informazioni relative al produttore e delle istruzioni d’uso. E cercare i marchi di qualità anche se, purtroppo, questi sono facilmente contraffatti: “CE” (approvazione europea), “IMQ” (indicazione di qualità del prodotto) e il marchio specifico “Giocattoli Sicuri” (attribuito dall’Istituto Italiano Sicurezza Giocattoli). Attenzione al carattere con cui si presenta la scritta “CE”: quella “originale” ha le lettere arrotondate e non va confusa con un’altra “CE” talvolta presente su prodotti di importazione cinese, e che sta per “China Export”.

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Inoltre, prestare particolare attenzione ai canali di vendita attraverso i quali ci si rifornisce: chiaramente gli acquisti effettuati nei negozi o nei discount etnici, per non parlare degli ambulanti, possono esporre ai rischi per la salute sopra descritti. I prodotti di farmacie,profumerienegozi specializzati e supermercati sono di certo più sicuri e controllati e, sebbene un po’ più costosi, permettono di stare tranquilli riguardo alla propria sicurezza e salute.

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