AGGIORNAMENTO – Mercoledì 03 Aprile 2013 – 22:05 e 00.30
PYONGYANG – Gli Usa hanno deciso di intevenire nella controversa situazione tra le due Coree. Dagli Stati Uniti è in arrivo un avanzato sistema di difesa missilistico per difendere le basi militari americane nel Pacifico. Lo riporta il Wall Street Journal, citando un esponente dell’amministrazione americana.
«OK ALL’ATTACCO» L’esercito della Corea del Nord ha ricevuto il via libera definitivo a un attacco nucleare contro gli Stati Uniti. Lo riporta l’agenzia Dow Jones citata da alcuni media americani.
«USA AVVISATI» La Corea del Nord ha «formalmente» informato la Casa Bianca e il Pentagono di una potenziale azione nucleare. Lo riporta l’agenzia Bloomberg citando la coreana KCNA, secondo al quale «nessuno può dire se una guerra esploderà o no in Corea e se esploderà oggi o domani».
PROTEZIONE CONTRO LA COREA DEL NORD L’obiettivo è quello di proteggere contro missili a breve e medio raggio dalla Corea del Nord. Guam è divenuta una delle maggiori basi militari americane in Asia. Il dispiegamento, a titolo «precauzionale», avverrà nelle «prossime settimane». Il primo sistema THAAD avrebbe dovuto essere dispiegato nel 2015 ma le tensioni nella penisola coreana starebbero modificando i piani. Secondo indiscrezioni, alcuni nel Pentagono avrebbero voluto dispiegare il primo sistema THAAD in Medio Oriente per difendere Israele e gli altri alleati americani dai missili iraniani. La decisione – riporta il Wall Street Journal – segnale come il Pentagono ritenga la Corea del Nord come la minaccia più grande e potenzialmente più duratura per gli Stati Uniti e i loro alleati. Gli Stati Uniti hanno due sistemi THAAD a Fort Bliss in Texas, che sono pronti a essere usati ma è essenziale – riporta il Wall Street Journal – al Pentagono si ritiene essenziale lasciarne uno di riserva per le emergenze.
E in serata, dopo che il segretario alla Difesa Usa Chuck Hagel aveva affermato che le minacce nucleari di Pyongyang costituiscono un «pericolo grave e reale» ma prima del sinistro ultimatum atomico di Pyongyang, il Pentagono ha comunicato che nelle «prossime settimane» sarà inviato e dispiegato a titolo «precauzionale» a Guam (una delle principali basi americane nel Pacifico) un avanzato sistema di difesa missilistico, denominato THAAD (Terminal High-Altitude Area Defense).
CRITICHE DAGLI ALTRI PAESI Dure anche le critiche da Cina e Russia. Pechino ha espresso «seria preoccupazione» e condannato tutte le «azioni e le parole provocatorie» che minacciano «la pace e la stabilità nella penisola coreana e nella regione». Mosca ha definito «esplosiva» la situazione. E la Francia ha chiesto una riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu. I margini d’azione della Cina, tra la necessità di frenare l’imprevedibile alleato e di evitare il collasso del regime del ‘giovane generalè Kim Jong-un, sembrano sempre più sotto pressione. Lo scontro intercoreano ha abbattuto «la barriera psicologica che nessuno pensava potesse essere superata», ha detto all’ANSA un’autorevole fonte vicina alle complicate vicende della penisola, parlando di «oggettiva criticità». Finora, il distretto di Kaesong non era stato tirato in ballo nello scontro in modo tanto violento anche perchè, hanno detto altre fonti, «tutti gli avvertimenti possibili» del Nord, incluse minacce di guerra nucleare e rafforzamento delle armi atomiche, si sono pressochè esauriti: i prossimi eventuali passi potrebbero essere provocazioni «di tipo più pratico». Prima del blocco dei visti, a Kaesong risultavano esserci 861 sudcoreani: questa mattina, nei piani originari, 484 lavoratori e 371 veicoli di Seul avrebbero dovuto raggiungere il distretto. A fine giornata, ha riportato l’agenzia Yonhap, solo 33 hanno avuto il permesso di partire facendo scendere a quota 822 il numero complessivo di lavoratori nel complesso. Il calo drastico dei rientri, rispetto ai 466 ipotizzati, è legato alle esigenze delle 123 aziende attive di garantire operatività. Tuttavia, il problema della loro sicurezza è il primo nella scala delle priorità del governo di Seul, perchè il timore mal dissimulato è che, con un altro colpo di mano o un’ipotesi di incidente, possano trasformarsi in possibili ostaggi.
INIZIO ARTICOLO:
Cosa sappiamo della Corea del Nord? Che cosa sta accadendo nell’area? Quali i futuri sviluppi? In realtà di quel che sta succedendo non se ne parla: i giornali riferiscono solo le notizie ANSA ma non fanno ragionamenti né previsioni. È una buona occasione persa.
La Terza Guerra Mondiale
Cominciamo considerando il paese in questione. La Corea del Nord è una dittatura comunista alla terza generazione che domina su di una popolazione di 24 milioni di abitanti con un Pil da 25 miliardi di dollari l’anno. 240.000 coreani vivono in campi di rieducazione e di lavoro forzato e la repressione è assolutamente pesante e sanguinaria. Il paese, dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, si è chiuso in una isolamento internazionale che lo ha inferocito. I numeri circa l’esercito sono spaventosi: 1.000.000 di attivi e altrettanti riservisti, buona presenza di pezzi di artiglieria e di mezzi aerei. Più del 4% della popolazione è arruolata, facendo sì che il paese asiatico possa essere annoverato come il primo paese come rapporto esercito/popolazione; tuttavia, pur essendo estremamente numeroso (pari agli Stati Uniti per numero), l’isolamento e l’embargo autoimposto hanno fatto sì che esso sia difatti armato con armi vecchie di circa trent’anni e principalmente di fabbricazione russa.
Fra il 1950 ed il 1953 il paese fu interessato dalla Guerra che prese da lui nome che vide gli Stati Uniti scontrarsi pesantemente con Corea del Nord e Cina sino ad una sostanziale sconfitta degli Stati Uniti, costretti alla ritirata dopo l’intervento della Cina che, forte di un poderoso corpo di armata spedito in zona di più di 300.000 uomini, reagì alle violazioni statunitensi del confine cinese.
Attualmente, com’è noto, è accertato che la Corea del Nord possegga l’atomica. Tre sono stati i test atomici rilevati dai sismografi giapponesi e americani, principalmente di ordigni con potenziale inferiori a quelli detonati ad Hiroshima e Nagasaki; tuttavia, si suppone che ai coreani manchi la tecnologia che consenta loro di proiettare tramite razzo simili testate in territorio americano, ma non c’è da essere sicuri; infatti,
le tecnologie di cui dispone sono sufficienti a raggiungere l’Alaska, territorio statunitense, e molto probabilmente Los Angeles e addirittura Washington: si tratta di missili Hwasong-5 e Hwasong-6 (300 Km di gittata), Musudan (4.000 Km), mentre è tutt’ora dubbio che possano disporre dei temibili Taepodong-2 che, con la loro gittata di 6.000 Km potrebbero facilmente colpire anche in Europa. Tuttavia, simili armi sono estremamente inaffidabili: su cinque test condotti quattro hanno fallito. In ogni caso è meglio non esserne troppo sicuri. Per colpire al cuore il nemico giurato, gli Stati Uniti, bastano infatti pochi chilometri di gittata, nell’ordine di qualche decina, ossia mirare al bombardamento di Seul piuttosto che delle basi militari americane in Corea del Sud e nell’area giapponese e delle Hawaii, mentre basterebbe poco di più per bombardare Tokyo.
Questo se la Corea volesse arrischiarsi ad utilizzare l’atomica, eventualità non così remota. Ma anche se volesse utilizzare armi convenzionali potrebbe fare molto male: gli analisti, infatti, sostengono che nella sola prima ora dopo la dichiarazione di guerra
Seul, capitale della Corea del Sud, verrebbe investita dal fuoco devastante di più di 500.000 colpi di artiglieria, una potenza di fuoco pari a quella di un ordigno nucleare di media potenza. A Seul, v’è da ricordare, gli Stati Uniti hanno numerose basi militari. Memori, infatti, della scottatura presa durante la Guerra di Corea, gli Americani oggi sanno che nell’immediato periodo successivo la dichiarazione di guerra Pyongyang vincerebbe, dal momento che il territorio Sud Coreano sarebbe invaso dalla potenza di più di un milione e mezzo di militari e la presenza americana, esattamente come nel 1950 è insufficiente a contrastare l’avanzata. Per tale ragione, gli americani hanno già, com’è noto, inviato due bombardieri Stelt B2 da un miliardo di dollari l’uno e schierato la Uss Freedom, nave di coordinamento tattico invisibile ai radar e capace di operare sottocosta senza essere individuata, nonché mobilitato la VII flotta che conta 100 navi da guerra capaci di entrare operative in pochissime ore. Tuttavia, questo non sarà sufficiente ed è noto come alle estreme conseguenze Pyongyang utilizzerebbe l’atomica. V’è da considerare, in ultimo, che la Corea del Nord disporrebbe di carburante per soli 30 giorni.
La Corea non è sola
Se la guerra fosse condotta dalla sola Corea del Nord contro il gigante statunitense, seppur durasse, come è certo, per mesi con cocenti sconfitte per ambo le parti, senza dubbio si risolverebbe in una schiacciante sconfitta dei coreani e in una definitiva deposizione della dinastia dei Kim.
Ma è molto improbabile che i cinesi lascerebbero liberamente fare agli americani;
infatti, seppur i legami commerciali fra Cina e USA potrebbero giustificare una neutralità della terra del Dragone, quest’ultima non oserebbe mai cedere un territorio così strategico in mano straniera. Nella strategia militare cinese, infatti, la presenza dei Kim in Corea è estremamente funzionale, dal momento che col suo enorme esercito presidia un’area per difendere la quale ai cinesi servirebbe un’armata estremamente imponente di più di 200.000 uomini, un lusso ed un costo economico insostenibili. È noto, infatti, come i cinesi nel corso degli anni siano stati estremamente accondiscendenti nei confronti dei colpi di testa coreani, dei test nucleari, delle minacce rivolte agli americani, e tutto pur di evitare di dover mettere in conto una spesa immensa che attualmente è evitata proprio grazie alla presenza del regime coreano.
Pertanto, in caso di guerra tra Corea e USA i cinesi non entreranno in guerra solamente qualora il confine della Corea del Nord non venga superato, eventualità inesistente dal momento che gli USA hanno dichiarato che intendono porre fine alla dinastia dei Kim, ossia invadere anche la Corea del Nord e non solo difendere la Corea del Sud, pertanto nella regione potremmo, nel caso, assistere ad una nuova guerra Cina-Corea contro USA.
L’ultima volta, c’è da ricordare, vi furono in tutto 2.800.000 morti di cui 54.246 statunitensi (nel Vietnam 75.000) e gli Stati Uniti dovettero schierare 1.319.000 soldati (pari al totale dell’esercito). Insomma, sarebbe una guerra su vastissima scala che causerebbe un’escalation in tutto il mondo. Già adesso, infatti, è in corso una guerra aperta in Siria che vede contrapposti Russia-Cina-Iran contro il resto d’Europa; l’eventualità di un ingresso in guerra anche di Iran, Russia ed Israele non è così remota, considerando inoltre che l’Iran è un alleato storico della Corea del Nord la quale sta fornendo al regime degli Ayatollah le tecnologie per costruire l’atomica. L’ultima volta, durante la Guerra di Corea, ad entrare in guerra non furono solo gli Stati Uniti ma l’intera NATO.
Vuoi vedere che il conflitto in Corea, a causa di tutti questi giochi di incastri ed interessi, si risolverà in una Terza Guerra Mondiale? Niente allarmismi, queste sono solo congetture, ma le probabilità sono matematica, non filosofia.
Ivlad – il senecano . com
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Commenti
commenti
VK
3 aprile 2013 at 17:34
L’europa dista qualcosina in più di 6.000 chilometri dalla NK…