PREDAZZO. Il primo “skatepark” delle valli di Fiemme e Fassa sarà realizzato a Predazzo, presumibilmente entro…
Dalla nostra inviata: Sara Brigadoi . “Si passa a Taizé come si passa accanto ad una fonte. Il viaggiatore si ferma, si disseta e continua il cammino”. Giovanni Paolo II , 1986
Era il 1940 quando frère Roger, giunse in Francia nel piccolo paesino di Taizè per creare una comunità di preghiera e aiuto ai bisognosi. Durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale, la comunità divenne [nggallery id=17]rifugio per i feriti di entrambi gli schieramenti, per le persone in difficoltà a causa del conflitto, per le famiglie distrutte dai combattimenti… Al termine della guerra, finita l’emergenza dei rifugiati, sempre più persone si avvicinavano alla comunità per trascorrere un periodo di ritiro spirituale e di riflessione: iniziarono ad arrivare a Taizè molti fratelli che si impegnarono nella vita comunitaria e nella condivisione. Oggi la comunità di Taizé conta un centinaio di fratelli, cattolici e di diverse origini evangeliche, provenienti da quasi trenta nazioni. Essi vivono unicamente del loro lavoro: non accettano nessun regalo, non accettano per se stessi nemmeno le proprie eredità personali che vengono offerte per i più bisognosi. Ogni anno sono sempre di più i giovani di tutto il mondo che giungono a Taizè accolti dai frères per una settimana di preghiera comunitaria, silenzio e confronto.
Nella nostra vita quotidiana, ormai così carica di impegni e in cui il tempo sembra non bastare mai, vivere una settimana a Taizè significa ritrovarsi in un’altra dimensione, dove l’orologio segna un tempo che sembra totalmente diverso da quello a cui siamo abituati; qui infatti le giornate sono scandite dalle campane che invitano alle tre preghiere del giorno: una al mattino prima di colazione, una prima del pranzo e una dopo la cena.
La nostra avventura verso la “fonte di acqua viva” è iniziata alle 6.30 del 22 agosto, in piazza Dante a Trento: due pullman con più di 80 giovani trentini pronti alla partenza e un po’ di agitazione.
Il viaggio, durato circa 10 ore, ci ha condotti quasi in un altro pianeta dove è possibile trovare come vicino di tenda (la semplicità della vita di Taizè è data anche dalle sistemazioni in tenda o in dormitori!) ragazzi francesi, tedeschi, spagnoli o catalani (i catalani non si definiscono spagnoli!) etc…
Una tipica giornata di Taizè inizia alle 7.45 con il suono delle campane che dà la sveglia. Alle 8.15 c’è la preghiera del mattino che, come le altre due della giornata, dura circa 45 minuti di cui 15 di silenzio e i restanti 30 di canti. I canti di Taizè sono in tutte le lingue: i testi sono versetti tratti dal Vangelo o dai salmi che vengono ripetuti per 2-3 minuti ciascuno, con un ritmo che aiuta la riflessione e il raccoglimento. Durante la preghiera viene letto in inglese, in francese e a volte anche in tedesco un brano del Vangelo mentre nelle altre lingue principali viene sottolineata la frase più significativa di quella lettura. Durante la preghiera del mattino viene anche distribuita la comunione.
Al termine della preghiera c’è l’incontro biblico, diviso per fasce di età (15-16 anni etc): un brano del Vangelo viene letto e commentato da un Frère (in questo caso ci si divide sotto un tendone in base alla nazionalità e mentre il Frère parla in inglese una persona scelta traduce). Dopo un’ora ci si divide negli “small group” cioè i gruppi internazionali, formati da una decina di persone con coppie di tutte le nazionalità. Il mio gruppo era composto da due portoghesi, due catalani, quattro tedeschi, un mio amico ed io e dagli animatori anch’essi catalani. Nei gruppi si discute del brano del vangelo, ci si confronta e si discute fino all’ora della seconda preghiera. Dopo il pranzo si ha 1 ora e mezza libera per le attività personali dopo di che ci si ritrova nuovamente negli “small group”: il pomeriggio è dedicato ai lavori comunitari (pulire i bagni/tendoni, raccogliere le cartacce…) oppure ad attività come la creazione di giornali, organizzazione di interviste, articoli… Dopo la merenda c’è la possibilità di assistere a diversi incontri e discussioni su argomenti di attualità.
Dopo la cena delle 19.00, appuntamento ore 19.50 per “campo trentino”: ogni sera ci ritrovavamo alle tende con i nostri compagni di viaggio per confrontarci e parlare di come era andata la giornata. Alle 20.30 di nuovo in chiesa. La preghiera della sera, sempre animata dai canti tipici di Taizè, ha una particolare celebrazione il venerdì con la processione alla croce (momento intenso dove ad uno a uno i ragazzi possono avvicinarsi alla croce per un momento di preghiera personale) e il sabato con la preghiera della luce (a partire da una candela accesa da un Frère, pian piano tutte le candele ricevute all’entrata si accendono).
Al termine della preghiera ci si può fermare ancora un momento in chiesa dove le canzoni continuano spontanee anche dopo l’uscita dei Frère, oppure spostarsi all’Ojak, zona della comunità riservata ad un po’ di relax e divertimento con il bar, il bazar, i distributori automatici, la musica… La serata si conclude comunque al massimo alle 23.30 quando il silenzio è imposto dai cosiddetti “go to bed” (letteralmente “andare a letto”), persone addette a mandare a dormire anche i più nottambuli!
Nonostante le giornate possano sembrare intense (e da un certo punto di vista lo sono!), una settimana a Taizè non ti stanca, non ti stressa, ma anzi ti ricarica e ti da speranza! Ti fa capire che in realtà non sei solo, che ci sono ogni giorno migliaia di giovani che in quel momento credono in Dio come credi tu, hanno i tuoi dubbi, vivono le tue stesse gioie… Taizè è occasione di scambio e di condivisione: è un mondo di tanti popoli, di tante nazioni, di tante lingue che si uniscono e si fondono nella preghiera a Qualcuno di più grande, che va oltre gli ostacoli umani e i confini geografici. E’ difficile far capire l’emozione di un’esperienza a Taizè, la gioia delle nuove amicizie, l’intensità dei silenzi e delle preghiere, i sorrisi e i tanti volti incontrati… Forse tutto questo non può essere spiegato, ma va vissuto in prima persona e va tenuto nel cuore come un ricordo prezioso perché “Lontano da Taizé resta sempre un po’ di Taizé in coloro che vi sono passati…”
Sara Brigadoi
foto: Marianna Tamussin
Per conoscere meglio Taizè: www.taize.fr/it
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