PASSO ROLLE – Alfredo Paluselli, il «padre» della mitica Baita Segantini e della Capanna Cervino, si starà sicuramente rivoltando nella tomba per la situazione in cui versa il Passo Rolle. E rimarrebbe allibito nel vedere le foto scattate e postate sui social network dal suo omonimo nipote.
Alfredo, che al nonno ha dedicato un libro, «
Vento da Nord» ha un temperamento molto più pacato dell’avo scomparso nel 1969, leggendario per i suoi modi proverbialmente burberi e severi, e con i mezzi più veloci ed immediati che il mondo d’oggi permette, denuncia il «degrado totale che penalizza in tutto e per tutto le attività turistiche ed economiche».
E dice: «I pionieri delle nostre montagne hanno cercato di sviluppare le basi del turismo, auspicando di poter trasmettere ai passanti il loro profondo legame verso il territorio. Il guadagno che ricevevano era quindi una conseguenza dell’amore del luogo in cui si lavorava e in cui si credeva. Credo che mio nonno avrebbe accettato con grande rabbia il vedere imprenditori animati solo da logiche di guadagno, per poi vederli girare le spalle alla minima difficoltà, senza il minimo amore verso le montagne da cui sperano di lucrare».
Lo scopo delle foto? «Mi voglio rivolgere a coloro che vedono tanti turisti traducendo questa immagine solo in una possibile fonte di denaro, ma che non capiscono le difficoltà del luogo. Investono, comprano, scavano, ma non si fermano neanche un attimo a cercare di capire davvero, e così alle prime difficoltà abbandonano».
Commentando le foto, sceglie un esempio fra i tanti: «Il cantiere che è a fianco del mio negozio versa in quelle condizioni dal 2008 e sarebbe ora di prendere provvedimenti, dopo sei anni di abbandono totale. Io, continua, se voglio cambiare le imposte delle finestre devo presentare domanda al Parco Naturale e attenermi alle prescrizioni, non posso neppure scegliere il colore perché opero in area protetta, ma gli altri fanno quello che vogliono. Uno ha anche pazienza, commenta, ma dopo sei anni questa dote inizia a finire».
Così ha preso la sua reflex, e complice il bel tempo, ha fotografato tutto quello che è orrendo a vedersi. «Mi sono detto: faccio un atto d’accusa contro questo abbandono perché c’è bisogno di sensibilizzare un po’ gli animi, non si può sperare che le cose cambino se nessuno si fa sentire».
Ed ecco le foto della voragine da cui dovrebbe sorgere una struttura ricettiva, quella dei pozzetti «a sbalzo» in mezzo al parcheggio, un intero servizio fotografico per mostrare quel «pugno in un occhio» che è ormai diventato il fatiscente albergo Passo Rolle, le cui recinzioni costringono la statale ad un imbuto, cartelli segnaletici in ogni dove come se si fosse in un’area cantierata anziché naturale; alzando lo sguardo, come non notare le rovine intonse dell’ormai decrepita ex caserma della Guardia di Finanza? Finestre con vetri rotti, pareti scrostate, tetto imploso. E su tutto, spicca il Cimon della Pala, fotografato, scritto e dipinto ad ogni pié sospinto «come dépliant turistico dagli organi preposti alla promozione»
Alla domanda su quali sono i commenti dei turisti, lui che con un’attività economica è un uditore privilegiato, risponde: «Per fortuna la bellezza delle montagne e della natura è rimasta inalterata ed ai turisti interessa prevalentemente questo. Perciò i commenti sono perlopiù di stupore e meraviglia, la bellezza del Cimon della Pala e delle altre montagne sarà perenne bandiera di bellezza e di questo tutti noi dobbiamo andarne fieri, anche se non è nostro merito. La responsabilità di noi che lavoriamo in questi luoghi è di agire con delicatezza verso la natura che ci ospita e che sarà sempre comunque la vera padrona».
L’Adige.it
Aggiungiamo noi anche le foto dei tralicci abbandonati, alti 30 metri, che sono inutilizzati da molti anni e che attraversano l’intera zona del Passo Rolle ..
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Commenti
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Luca Donazzolo
28 agosto 2014 at 22:19
Il passo Rolle credo sia tra i passi dolomitici, quello dove il degrado urbanistico/naturale/architettonico è maggiormente evidente. Ed è assurdo che sia così, se pensiamo che probabilmente rappresenta fra tutti uno dei luogo più significativi (e fotografati) del territorio dolomitico.
Il passo ha sempre rappresentato una meta per molti turisti, e non solo, infatti se guardiamo attentamente tutte le strutture presenti (alberghi, negozi, servizi) si affacciano lungo il percorso stradale, e mai (salvo rare eccezioni) verso il panorama dolomitico (Pale S Martino). Forse questo non ha molto a che fare con il degrado esistente, ma nel momento in cui il Passo Rolle ha perso la sua attrazione turistico invernale a discapito di altre località, le strutture ricettive hanno inziato la loro inesorabile disfatta. Semplicemente per due motivi: 1) come giustamente Alfredo ha evidenziato, queste strutture servivano per “lucrare”, quindi il senso era minimo sforzo, massimo risultato (ovviamente non stiamo parlando di tutti gli esercizi presenti); infatti pochi di loro hanno continuato ad investire nella propria attività, ed oggi, pur con qualche difficoltà riescono a lavorare bene anche di fornte a questa situazione. 2) non solo la parte “privata” ci mette del suo, ma anche quella pubblica non da certamente il buon esempio (vedi edificio Guardia di Finanza, Anas …); aumentando così la percezione di degrado.
Ricordo, non tanto tempo fa, un forte dibattito riguardo al nuovo progetto di Malga Fosse (non molto distante dal Passo Rolle); assegnato grazie ad un concorso di progettazione architettonica. Molte persone presero una posizione forte e contraria a questo progetto (che rispecchiava le richieste del bando) come se venisse compiuto uno scempio a questo paradiso naturalistico.
Forse queste persone dovrebbe imparare a osservare meglio il paesaggio circostante, ed essere più critici verso ciò che già esiste, soprattutto se questo è inutilizzato e neppure così bello.
Alfredo Paluselli
29 agosto 2014 at 12:15
Bravo Luca, belle parole. Mi auguro che aver portato alla luce questa situazione serva a stimolare con energia il pubblico e il privato ad un decoro maggiore. Basterebbe così poco…