Nel cimitero di Predazzo servono nuovi spazi

Da il 15 marzo 2009

chiesa cimitero predazzo Nel cimitero di Predazzo servono nuovi spazi

PREDAZZO – Ampliamento e ristrutturazione del cimitero e cremazione. Sono stati questi i due argomenti trattati venerdì sera a Predazzo, nell’aula magna del municipio, durante una conferenza convocata per iniziativa del Comune e della associazione di solidarietà «Il Cerchio», coordinata dal vicesindaco Franco Dellagiacoma. Dopo il saluto del sindaco Silvano Longo, Paolo Nardelli, dirigente del Servizio Opere Igienico Sanitarie della Provincia, ha illustrato le principali fonti normative, nazionali e soprattutto provinciali, che riguardano il dimensionamento dei cimiteri e la disciplina della cremazione. Franco Chini , responsabile dei servizi funebri e cimiteriali della società Amnu di Pergine, ha quindi analizzato i criteri che vengono adottati per la ottimale gestione di questo settore, importante e delicato. Subito dopo l’architetto Mariano Franceschini ha presentato il progetto relativo al riordino generale e all’ampliamento del cimitero di Predazzo. La legge prevede 878 posti salma, mentre attualmente sono soltanto 774. Gli interventi previsti riguardano la riqualificazione funzionale del cimitero esistente, con percorsi pedonali ed una nuova pavimentazione, il restauro della cappella e la realizzazione di una nuova entrata da via Pencati, l’ampliamento della struttura verso nord, una nuova strada di accesso con marciapiede e piazzetta di attesa e un nuovo parcheggio, con posti auto anche per i disabili. L’ultimo relatore è stato Carlo Cristellotti , presidente della Associazione Tridentina per la Cremazione, che ha fatto un appello alla politica perché si realizzi finalmente a Trento il tanto atteso «tempio crematorio» che consentirebbe di limitare l’uso del territorio, di risolvere tanti problemi di spazio e di sfatare determinati pregiudizi. La cremazione è ormai una scelta in aumento (in Alta Valsugana si è passati dall’8% del 2000 al 42% dell’anno scorso) per cui è stato forte l’appello perchè si arrivi finalmente a realizzare una struttura crematoria ormai richiesto da molti cittadini.

Mario  Felicetti
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 PREDAZZO. “Tempio crematorio? Sì, grazie”. Domanda retorica e assenso scontato non solo per il titolo, ma anche per la conclusione dell’incontro dell’altra sera nell’aula magna del municipio con Carlo Cristellotti, presidente dell’Associazione trentina per la cremazione.  Con lui c’erano Paolo Nardelli, dirigente della Provincia, Franco Chini, responsabile dei servizi funebri dell’Amnu di Pergine, Mariano Franceschini, progettista dell’intervento di riqualificazione e ampliamento del cimitero di Predazzo.  Il tempio in questione (definizione meno sgradevole di forno crematorio) è ovviamente quello di Trento, in ballo da una quindicina d’anni, ma bloccato da veti e ricorsi: se fosse realizzato darebbe un ulteriore impulso alla pratica della cremazione. Con effetti benefici per tutti i comuni del Trentino, compreso Predazzo che dal decollo della cremazione ha tutto da guadagnare. Se il trend sarà confermato (attualmente circa il 10% di predazzani si fanno cremare) sarà possibile evitare la realizzazione di un nuovo cimitero in località Coste, come previsto dal Prg.  Ne ha parlato Nardelli ricordando che il Servizio geologico provinciale ha fissato in 15 anni il tempo necessario per mineralizzare una salma al cimitero di Predazzo che, con 390 sepolture negli ultimi 10 anni, necessita di 878 posti. Attualmente ne sono disponibili 774, 648 posti tomba e 126 cappelle. I rimanenti 104 potranno essere ricavati con il nuovo ampliamento, illustrato da Franceschini. Il progetto prevede la riqualificazione funzionale (riordino e pavimentazione), il restauro della cappella del Crocefisso destinata a cappella mortuaria e l’ampliamento sul lato nord, dove ricavare 70 quadri famiglia e 72 nuovi posti tomba singoli. Si prevedono anche i loculi e un giardino per la dispersione delle ceneri, oltre ad una nuova strada di accesso e un parcheggio di sei posti. In programma anche, nel vecchio cimitero, il riordino delle sepolture e il ripristino della capacità di mineralizzazione del terreno.  Dei risvolti positivi della cremazione ha parlato anche Franco Chini che gestisce con l’Amnu 40 cimiteri nell’alta Valsugana, dove la percentuale di cremazioni è salita dall’8-9% del 2000 al 42% del 2008. Insomma la cremazione fa bene a chi resta, oltre a rispettare le scelte individuali dei defunti sancite dalla Costituzione.  «Lasciamo la terra ai vivi» è stato il monito di Carlo Cristellotti, presidente della Socrem, che ha circa 5.000 iscritti in tutto il Trentino. Cristellotti ha ricordato anche i pregiudizi contro la cremazione, soprattutto in ambito ecclesiastico anche se, ha ricordato, essa non è contraria alla fede cristiana. Lo ha già detto il Concilio Vaticano II nel 1966: si brucia il corpo non l’anima. Ma qualche pregiudizio è rimasto, se può essere ancora negato l’ufficio funebre a chi vuole essere disperso. Con la nuova normativa, la legge provinciale 7 del 2008, è garantita infatti anche la dispersione delle ceneri.  L’incontro, che ha riempito l’aula magna e che è stato coordinato dal vicesindaco Franco Dellagiacoma e introdotto dal sindaco Silvano Longo, non ha lasciato molto spazio al dibattito. Ma forse non c’era molto da dire. – Francesco Morandini  

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