Un aborto ogni 5 minuti. Una marcia per fermarlo

Da il 10 maggio 2016
marcia per la vita

Da decenni la cultura dominante, i mass media e la politica impongono al nostro Paese una sorta di campana di vetro, sotto la quale non è consentito parlare dei 5 milioni e 700 mila bambini uccisi con il benestare dello Stato italiano nei nostri ospedali e, soprattutto, è assolutamente vietato mettere in discussione la necessità della Legge 194 che ha consentito questo genocidio.

La Marcia nazionale per la Vita che domenica 8 maggio 2016 ha portato migliaia di persone provenienti da tutta Italia e da vari Paesi del mondo a sfilare per le vie della Capitale ha voluto per un giorno rompere questo muro di silenzio e mettere davanti alle coscienze addormentate degli italiani questo dramma dimenticato. “In Italia viene abortito un bambino ogni cinque minuti e mezzo.

Abbiamo il dovere di occupare lo spazio pubblico per dire ad alta voce il nostro no a leggi che in Italia uccidono i nostri bambini,” ha detto la portavoce Virginia Coda Nunziante. “Stiamo cercando di puntare sulla presenza dei giovani: è da loro che deve partire la formazione della cultura della vita. Mi piacerebbe sentirli dire convinti che sarà questa la generazione che abolirà l’aborto in Italia. Sono convinta che questo sarà possibile: dobbiamo solo preparare la strada”.

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Come sempre lo slogan della Marcia – “per la vita senza compromessi” – si è espressa in un coloratissimo corteo che, partito da Piazza di Bocca della verità, dopo alcune toccanti testimonianze, si è diretta verso piazza San Pietro per ricevere la benedizione del Papa che ha salutato i partecipanti a margine del Regina Coeli. Migliaia le persone provenienti da ogni angolo d’Italia e numerosissime le delegazioni provenienti da diversi Paesi d’Europa e del mondo (114 le delegazioni da 29 Paesi, Stati Uniti in testa): famiglie con bambini piccoli, sacerdoti e religiosi, tantissimi giovani. Da segnalare la presenza del Cardiale Raymond Burke, dell’arcivescovo di Ferrara-Comacchio Luigi Negri e del vescovo ausiliare di Astana Athanasius Schneider.

“Con questa Marcia vogliamo esprimere la nostra protesta contro il più orribile crimine che esista nella storia dell’umanità, cioè questo genocidio di massa di innocenti bambini non nati,” ha detto il prelato. “Noi dobbiamo protestare contro questo crimine e allo stesso tempo dobbiamo professare la nostra difesa e stima della vita che Dio ci ha donato e della sacralità e della bellezza della famiglia e del matrimonio secondo la volontà di Dio”.

Tantissimi i volti e le voci giovani che si incontrano lungo il corteo che attraversa le strade simbolo di Roma. Dal palco Cristiano e Andrea Paolini hanno cantato “Concetto Artificiale,” un pezzo da loro scritto per denunciare la pratica dell’utero in affitto. “Nel pezzo una mamma si rivolge al figlio che ha deciso di ‘comprare’ un bambino tramite la pratica dell’utero in affitto, negandogli così la possibilità di crescere con una madre,” spiegano. “La madre chiede al figlio come sia possibile che non si ricordi i momenti passati insieme e come possa egli decidere di negare a un bambino tutto ciò che lui ha potuto vivere con sua madre. Una frase dice: ‘Chi con l’inganno ti ha insegnato che ogni desiderio è un ordine?’”.

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L’anno scorso dal palco Andrea e Cristiano avevano invece cantato “Non ti avrei delusa,” brano che è il grido di un bambino nei confronti della madre che vuole abortirlo e che è stato veicolo di un vero e proprio miracolo. “Una ragazza si trovava in una situazione difficile: rimasta incinta, era stata lasciata dal suo ragazzo e aveva poi scoperto che il bambino che portava in grembo aveva una malformazione e voleva abortire. Poi un’amica in università le ha fatto sentire “non ti avrei delusa” (disponibile su Youtube) e così lei ci ha ripensato. Ha accettato di portare avanti la gravidanza e ora la bambina è nata. Ringraziamo la Madonna per questo!”.

“La presenza numerosissima di giovani e bambini è un segnale che nel futuro la mentalità può davvero cambiare,” racconta Giulia che insieme ad Alice è giunta a Roma insieme a un pullman di giovani di alcuni oratori della bergamasca. “Una cosa che mi colpisce sempre è l’universalità di questo evento. Sfilano insieme il monsignore, il religioso, le famiglie, i giovani, gli anziani… persone di diverse nazioni,” racconta Alice. “Ciascuno ha il suo modo di manifestare il proprio sì alla vita: chi nella preghiera raccolta, chi nel canto, nel ballo e nel divertimento, ma quando ci si guarda in volto si capisce che si combatte per la stessa causa, non per una ideologia, ma per qualcosa di profondamente universale e radicato negli esseri umani, la difesa della preziosità di ogni vita umana”.

Da questi volti giovani, dal loro sì alla vita, dalla loro voglia di lottare per questa causa così santa ed evidentemente giusta, potrà davvero sorgere una nuova cultura della vita. Potrà davvero un domani levarsi il grido “Questa è la generazione che ha abolito l’aborto in Italia”!

fonte

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Bernard Nathanson, ebreo convertitosi al cattolicesimo nel 1996. Famoso ginecologo di NY puo’ essere considerato il padre della legge che nel 1973 liberalizzo’ l’aborto negli USA.

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Poco dopo applicando le tecniche ecografiche durante un intervento, (guarda il video ”l’urlo silenzioso di Nathanson”) rimase profondamente sconvolto dall’orrenda realta’ dell’aborto. Da allora Nathanson non ha piu’ praticato aborti ed e’ divenuto un testimone per la battaglia a favore della vita. La registrazione di quell’ecografia e’ divenuta un filmato che ha fatto il giro del mondo .

Nella sua autobiografia ”the hand of God” ha descritto le tecniche di propaganda utilizzate dal movimento abortista per la liberta’ di scelta per influenzare l’opinione pubblica americana attraverso un capillare lavaggio mediatico del cervello, la stragrande maggioranza degli americani era infatti contraria prima di allora all’aborto.

Le 7 carte giocate dal movimento abortista per convincere l’opinione pubblica:

1) Cominciammo convincendo i mass media che quella per la liberalizzazione dell’aborto era una battaglia liberale, progressista e raffinata intellettualmente.

2) inventammo il numero degli aborti illegali praticati ogni anno negli Stati Uniti. La cifra reale era di circa 100.000, ma il numero che più volte ripetemmo attraverso i media era di un milione.

3) annunciammo ai media che dai nostri sondaggi risultava che il 60% degli americani era favorevole alla liberalizzazione dell’aborto. Questa è la tecnica della bugia che si auto-realizza: poche persone, infatti, desiderano stare dalla parte della minoranza.Ripetendo continuamente enormi menzogne si finisce per convincere il pubblico

4) Il numero delle donne morte per le conseguenze di aborti illegali si aggirava su 200-250 ogni anno. La cifra che costantemente indicammo ai media era di 10.000

5) La favola che facemmo credere al pubblico attraverso i media era che la legalizzazione avrebbe significato soltanto che quegli aborti, allora eseguiti illegalmente, sarebbero divenuti legali. In realtà, ovviamente, l’aborto è divenuto ora il principale metodo di controllo delle nascite negli Stati Uniti e il loro numero annuale è aumentato del 1.500% dalla legalizzazione.

6) Sbeffeggiammo sistematicamente la Chiesa cattolica e le sue «idee socialmente arretrate» I media bersagliarono insistentemente il pubblico americano convicendoli che non non erano i cattolici sfavorevoli all’aborto, ma soltanto le alte gerarchie della chiesa, cio’ era una menzogna poiche’ tutti i cristiani, non solo i cattolici erano contrari all’aborto e lo sono ancora adesso a distanza di piu’ di 40 anni dalla legalizzazione

7) Sopprimemmo tutte le prove scientifiche , insistendo sull’impossibilita’ di definire quando la vita abbia inizio scientificamente.

Sette abili menzogne, -prosegue Nathanson- che hanno reso l’aborto accettabile e che ha vertiginosamente incrementato il numero di soppressioni annue . La fetologia ha reso innegabilmente evidente che la vita inizia dal concepimento e che richiede tutta la protezione e la salvaguardia che ognuno di noi desidera per sé stesso.È chiaro che la liberalizzazione dell’aborto è la deliberata distruzione di quella che indiscutibilmente è una vita umana.

È un inaccettabile atto di violenza mortale. Si può comprendere che una gravidanza non pianificata sia uno straziante dilemma, ma cercare la soluzione in un deliberato atto di distruzione significa buttare via l’infinita ricchezza dell’ingegno umano e sottomettere il bene pubblico alla classica risposta utilitaristica ai problemi sociali.

Come scienziato so – non «credo», ma «so» – che la vita ha inizio con il concepimento. Adesso credo con tutto il cuore alla sacralità dell’esistenza che ci impone di fermare in modo definitivo ed irrevocabile questo triste e vergognoso crimine contro l’umanità.

Floriana Castro

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Un Commento

  1. anna

    15 maggio 2016 at 21:36

    Grazie di esserci, di cantare fuori dal coro e di testimoniare la presenza di tante persone che cantano fuori dal coro

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