Bellamonte, la sintesi del Convegno Abitare la Terra e la Città

Da il 11 ottobre 2016
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Dal 23 al 26 agosto 2016 si è svolto a Bellamonte presso la sala polifunzionale “Aldo Moro” il Convegno sul tema: “Abitare la terra. Abitare la città”, promosso dalla Fraternità Francescana e Cooperativa sociale Frate Jacopa, con il patrocinio del Comune di Predazzo.

Il Convegno, ormai al suo 4° appuntamento in questa cattedrale naturale delle Dolomiti, sta diventando un cammino in progressione sui temi della custodia del creato e dell’umano per nuovi stili di vita più fraterni e solidali. Nell’introdurre i lavori la Presidente nazionale Argia Passoni ha posto l’attenzione sull’esigenza di un abitare più umano nella complessità del tempo presente, a fronte di una società sempre più frammentata e di una relazionalità sempre più anonima. Si tratta di ripensare l’abitare, che deve ritrovare le sue profonde radici antropologiche e teologiche per poter passare da un abitare difensivo ed escludente ad un abitare accogliente, proteso al futuro, capace di umanizzare la vita, la città, il mondo.

È un cambiamento di rotta da porre in atto che riguarda tutti gli uomini e le donne del pianeta, ma che ci riguarda particolarmente come  cristiani, chiamati come siamo a rispondere in prima istanza dello statuto creaturale, da cui dipende il vero ben-essere dell’umanità. Il nostro Convegno vuole intraprendere una riflessione in questa direzione – ha detto A. Passoni – per sollecitare alla presa di coscienza della responsabilità dell’abitare, tanto più importante oggi di fronte all’avanzare di un abitare che favorisce la costruzione di identità effimere basate sul consumo e sul virtuale, e dunque sempre più esposte alla manipolazione e sempre più incapaci di prossimità.

Non a caso i sociologi oggi parlano di “non luoghi”, spazi connotati dall’estraneità, dalla provvisorietà, privati di senso di appartenenza. Lo stesso paesaggio delle periferie è uniforme, senza centri di riferimento per la vita comunitaria. I luoghi di riferimento diventano così i centri commerciali, non le piazze, non la chiesa, non le istituzioni. E nella forma sempre più artificiale delle megalopoli si rende evidente di pari passo la scomparsa di Dio e la scomparsa della città come luogo sociale. È uno scenario che ci rimanda quasi plasticamente ai due modelli emblematici di città che la Bibbia ci presenta: Babele, progetto idolatrico autoreferenziale con la conseguente estraneità distruttiva, e Gerusalemme, il progetto alternativo di città che richiama invece alla consapevolezza che costruire la città non dipende solo dagli uomini.

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