Più famiglia per favorire solidarietà e sviluppo Organizzato dal Forum delle persone e associazioni di…
La missionaria di Predazzo è rimasta vittima di un incidente in Bolivia nel distretto di Cochabamba. L’incidente è avvenuto martedì 29 novembre ma la notizia è arrivata a Predazzo solo ieri.
Suor Celestina si trovava a bordo di una jeep che stava percorrendo una tortuosa e ripida stradina per raggiungere il villaggio di Chivimarca, a oltre 3.500 metri di quota nel distretto di Cochabamba. La Jeep era guidata dal volontario di Verona, architetto Enzo Agnelli, settantenne sposato, e padre di una figlia trentenne.
Enzo Agnelli e Suor Celestina sono deceduti mentre una terza persona, una giovane volontaria che si trovava nell’auto si è salvata.
La dinamica dell’incidente è ancora da chiarire ma, stando alla prima ricostruzione, pare che l’auto di Agnelli si sia incrociata con un camion proveniente dalla direzione opposta e, subito dopo, sia precipitata nel dirupo sottostante a causa del cedimento del ciglio stradale.
Suor Celestina Brigadoi, 73 anni di Predazzo, faceva parte della congregazione Sorelle della Provvidenza dal 1964 dedicandosi principalmente all’istruzione scolastica.
Dal 1983 Suor Celestina Brigadoi si trovava in terra di missione sulle alture della Bolivia a Chivimarca (3500 mt. di quota) dove portava avanti molti progetti di alfabetizzazione e di sostegno alle famiglie povere. Dal 2009 ricopriva l’incarico di economa generale delle suore della Provvidenza in Bolivia.
Suor Celestina sarà ricordata nella S.Messa di questa sera a Predazzo e nei prossimi giorni.
Breve video del funerale di Suor Celestina Brigadoi avvenuto nella giornata di oggi.
Sono alcuni bambini della parrocchia s. Marcos di Cbba che cantano all’estremo saluto:
MAS ALLÁ DEL SOL, vuol dire piú oltre il sole YO TENGO UN HOGAR, cioé io ho una casa…. (video e foto by don Bruno Morandini)
La S. Messa é stata presieduta dal vescovo emerito Tito Solari, concelebrata da una ventina di preti, alla presenza di molte religiose e amici della comunitá
La nostra Famiglia religiosa sta vivendo in questi giorni il mistero della Morte – Risurrezione: benché la nostra fede sia messa a dura prova, lo sguardo al Signore Risorto ci consola e ci dà speranza.
La nostra sorella suor Celestina Brigadoi e l’amico Enzo Agnelli il giorno 29 novembre c. a. hanno perduto la vita in un tragico incidente avvenuto in Bolivia sulla strada verso la città di La Paz, prima di entrare fra le montagne che conducono a Chivimarca, precipitando in un burrone di circa 50 metri, mentre incrociavano un tir che proveniva dalla direzione opposta.
Suor Celestina Brigadoi, nata a Predazzo (TN) nel 1943, da più di 30 anni era una missionaria coraggiosa ed entusiasta del suo servizio, animata da vero spirito di carità. Ha amato con tutta se stessa il popolo andino, in particolare la missione di Chivimarca che ha visto nascere e crescere nel tempo.
Enzo era un volontario, coordinatore della Onlus “Amici della Bolivia” di Verona e assiduo sostenitore delle varie missioni in Bolivia che hanno potuto beneficiare della sua competenza, della sua passione e del suo amore disinteressato. Innumerevoli i suoi viaggi in Bolivia, anche come accompagnatore ‘veterano’ dei giovani volontari.
Offriamo la nostra preghiera di suffragio per suor Celestina e per Enzo che pensiamo già nell’abbraccio misericordioso di Dio, a godere il premio delle loro buone opere.
Ci uniamo con affetto al grande dolore della famiglia di Enzo che ci ha regalato per lunghi anni un amico insostituibile e un testimone della più pura carità verso i poveri. Per la moglie Daniela e la figlia Ilaria chiediamo il conforto e il sostegno della fede che guarisce ogni ferita.
Condividiamo il dolore del distacco anche con i familiari di suor Celestina e siamo fraternamente vicine a loro.
A Sara, la ragazza sopravissuta all’incidente, rivolgiamo anche noi le parole di Mons. Tito Solari:
“Vedi, il Signore ha coronato la vita e l’opera di due missionari autentici, Suor Celestina ed Enzo. Tu invece sei ai primi passi del tuo servizio, ma hai davanti due splendidi testimoni. Loro ti accompagneranno sempre. Affidati a loro e riprendi il cammino con entusiasmo”. A lei il nostro grazie e per lei la nostra preghiera. (suoredellaprovvidenza.it)
Carissimi, ho ricevuto ieri sera la notizia della morte della nostra carissima suor Celestina insieme al volontario signor Enzo. Vengo a esprimere a te e a tutta la comunità di Predazzo le mie condoglianze a nome della mia comunità e della nostra gente. Sono con voi in questo momento di dolore in cui una missionaria parte per il Cielo in modo così tragico… Certamente lei era pronta, sempre col suo sorriso delicato e la sua pace interiore.
La ricordo tanto volentieri perchè quando ci trovavamo a Predazzo nello stesso periodo facevamo delle brevi ma intense chiacchierate. Estendo le condoglianze alla sua famiglia naturale e alla sua congregazione. Sono con voi e chiedo al Signore che parli al cuore di qualche giovane, che qualcuno si senta interpellato a prendere il suo posto rimasto vuoto…
Anche noi siamo in lutto. Qui a Bukavu è stata uccisa martedì una giovane suora che era nell’ufficio della parrocchia, alle due del pomeriggio… Che orrore, pugnalata… Era responsabile dell’alfabetizzzazione delle regazze povere e aveva accolto il suo “uccisore” che gli aveva detto che voleva fare un’iscrizione al corso…
Preghiamo affinchè riusciamo a rispondere al male col bene. Quale bene? Ce lo indichi Lui! Un forte abbraccio pieno di speranza! Vostra Delia
La località di Chivimarca si trova nella provincia di Tapacarì, probabilmente la zona più povera della Bolivia, qui vive una comunità aymarà, mentre nei dintorni vivono comunità quechua e fu definita come “un lugar olvidado de Dios y de los hombres, donde el diablo perdiò su poncho” un luogo dimenticato da Dio e dagli uomini dove il diavolo perse il suo mantello: un posto pertanto disdegnato pure dal diavolo!
La presenza delle suore a Chivimarca è stata richiesta ancora nel 1983 dall’allora Ispettore Salesiano padre Tito Solari, ora arcivescovo di Cochabamba, il quale si era rivolto alle suore della Provvidenza, ed in particolare a suor Generosa, che già conosceva in quanto avevano già aderito ad una grande iniziativa: l’ospedale per i bambini denutriti di S. Carlos situato a circa 120 km da S. Cruz. Tale struttura era stata creata sempre da mons. Tito per far fronte all’alto tasso di mortalità infantile che si verificava, ed ancora si verifica, nel momento dello svezzamento dei bambini; da quando è stato istituito questo cento sono state salvate centinaia di piccole vite.
Il compito delle suore a Chivimarca consisteva nel coadiuvare i padri salesiani che risiedevano, e risiedono, nella parrocchia di Kami (a circa un’ora di macchina) “operando in tutte le comunità dei dintorni nel settore della salute dell’educazione della catechesi e della promozione della condizione femminile (a quei tempi l’80% delle donne era analfabeta) e di tutto ciò che la creatività avesse loro suggerito”.
L’area di intervento si espande per le ventisei comunità sparse in un territorio di circa 290 km quadrati fra le montagne della Cordigliera Real delle Ande ad altitudini che vanno dai 3.500 ai 4.500 metri con collegamenti stradali spesso costituiti da piccoli sentieri.
All’inizio il lavoro fu molto duro però anche ricco di grandi soddisfazioni “riscontrando come venivano accolte con grande rispetto dalla popolazione di come questa gente condivideva il poco che aveva, nella voglia di tutti di cercare di migliorare le proprie condizioni di vita”. Le suore verificarono come mancava l’acqua potabile e delle elementari norme di igiene il che era causa di un alto tasso di mortalità infantile: circa il 500 per mille!
Oltre a ciò la popolazione denunciò il fatto che l’istruzione dei figli si limitava alle scuole elementari e solo il 18% dei bambini frequentava la scuola (le bambine non frequentavano) inoltre la presenza dei maestri si limitava mediamente ad un paio di giorni la settimana così alla fine i bambini sapevano a malapena leggere e scrivere. Pertanto una delle prime battaglie delle suore fu proprio quella di rendere partecipi le autorità scolastiche della situazione raggiungendo l’obiettivo di una presenza costante dei maestri, di una generale frequentazione dei corsi da parte dei bambini e delle bambine e di una maggiore qualità dell’insegnamento.
Così dopo le scuole elementari le suore si impegnarono con lo stato boliviani per far portare la scuola media e la scuola superiore. A questo punto sorse un nuovo problema quello che parecchi ragazzi e ragazze abitano lontano dal centro scolastico e con percorsi di 3 o 4 ore a piedi, non esistendo mezzi di trasporto motorizzati.
Per ovviare a questo problema si è pensato di costruire un convitto per accogliere i ragazzi dal lunedì al venerdì dando loro da mangiare e da dormire; complessivamente vengono accolti 55 ragazzi e 65 ragazze (dai numeri si deduce come oggi vi sia una larga partecipazione femminile nella frequenza scolastica). Oltre ai ragazzi delle scuole medie e superiori vengono ospitati dal venerdì alla domenica altri giovani ed adulti (circa settanta) che, non avendo potuto studiare prima in quanto impegnati a lavorare nei campi, puntano a conseguire un diploma “tecnico umanistico ed agrario”.
Il Convitto (in spagnolo Internado) è un complesso molto organico composto di un settore maschile ed uno femminile e comprendente una cucina più due refettori e due dormitori. Si trovano inoltre una cappella, che serve per tutte le comunità dei dintorni, l’abitazione delle suore, un piccolo polo informatico con dei computer per dare ai ragazzi dei basilari fondamenti di informatica; vi sono inoltre una officina meccanica, una falegnameria ed un laboratorio per le lavorazioni a maglia. Al centro degli edifici si trova un piccolo campo da gioco.
Il contributo economico che viene chiesto alle famiglie dei ragazzi per il vitto e l’alloggio è di 10 boliviani (1 euro) al mese, un valore simbolico che sicuramente non copre le spese. Per altro la maggior parte delle famiglie è così povera da non poter versare la somma in soldi portando in cambio un sacchetto di 10 chili di patate.
Nel 2005 l’Associazione Amici della Bolivia ha finanziato i lavori di ricostruzione di parte degli edifici, in quanto pericolanti, con ampliamento degli spazi esistenti per dare la possibilità di accogliere altri ragazzi con un impegno finanziario di circa 40.000 euro.
Nella nuova struttura vengono recuperati gli ambienti destinati all’accoglienza dei ragazzi situati nell’edificio pericolante: una cucina con refettorio ed un dormitorio; più un laboratorio di taglio e cucito, un polo informatico, una stanza adibita a direzione, un piccolo deposito ed una sala multiuso che può servire per gli incontri con i giovani o con la gente della comunità oppure come sala di proiezione o come cappella per le messe festive.
In sintesi questa struttura permette a quei ragazzi di frequentare la scuola fino al diploma senza recarsi nella lontana città, ma continuando a vivere nell’ambito di un territorio abitato dai loro avi da secoli ricco di storia e tradizioni e dove si vivono valori umani profondi improntati sul senso della comunità sul grande rispetto della individualità della persona sulla condivisione, sul senso del valore delle cose, tanto è vero che l’uso del denaro è limitatissimo (uno studio condotto ha rilevato che mediamente per persona vengono maneggiati meno di 10 dollari l’anno) ricorrendo molto comunemente al baratto.
Lo studio per questi ragazzi significa la possibilità di ampliare i loro limiti di conoscenza di diventare consapevoli dei loro diritti, di avere più stima in se stessi ed un domani di avere la possibilità di una vita migliore sia nel caso in cui decidano di vivere sui luoghi dei loro padri sia dovessero trasferirsi in città dove la vita è altrettanto dura in quanto i valori della persona vengono calpestati e per una persona ignorante non rimane che vivere sfruttato per finire poi preda all’alcolismo.
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