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Il palazzetto dello sport de La Rosa Bianca di Cavalese è da oggi ufficialmente intitolato ad Árpád Weisz, calciatore ed allenatore ungherese, morto perché ebreo nel campo di sterminio di Auschwitz.
L’istituto d’istruzione, che porta questo nome per ricordare il gruppo studentesco che si oppose in maniera non violenta al nazismo, ha scelto di dare continuità ai propri valori dedicando la palestra a un personaggio dimenticato della storia del calcio italiano. Era stato il giornalista Matteo Marani, nel 2007, a riportare alla luce la vicenda di questo allenatore, il più giovane ad aver mai vinto un campionato italiano (a soli 34 anni, con l’Inter, allora Ambrosiana, nel 1930), capace di portare il Bologna Calcio all’apice della classifica nazionale per ben due volte consecutive, nel 1936 e 1937, oltre che alla vittoria al Torneo dell’Esposizione Universale del 1937 a Parigi (l’equivalente della attuale Champions League). Successi che non lo salvarono dalla discriminazione: con l’introduzione delle Leggi Razziali Weisz fu costretto a lasciare l’Italia. Fuggire all’estero non gli bastò però a salvarsi: nel 1942 fu catturato con la famiglia. Moglie e figli furono subito inviati nelle camere a gas di Birkenau; Árpád, fisicamente più efficiente, venne assegnato a un campo di lavoro imprecisato dell’Alta Slesia, poi, esaurite le forze, fu inviato ad Auschwitz dove, il 31 gennaio 1944, venne ucciso in una camera a gas.
Questa mattina gli studenti de La Rosa Bianca hanno avuto occasione di conoscere la storia di Árpád Weisz durante la cerimonia di intitolazione, presentata dal giornalista Enrico Franco. Molte le autorità che hanno voluto essere presenti all’intitolazione: il presidente della Comunità Territoriale della Val di FIemme (che ha patrocinato l’evento, insieme al Comune di Cavalese) Giovanni Zanon, la procuradora Elena Testor, gli assessori di Cavalese alla Cultura Ornella Vanzo e allo Sport Paolo Gilmozzi, la presidente della comunità ebraica di Merano Elli Rossi Innerhofer, il presidente del Coni Trentino Giorgio Torgler, il presidente della FIGC trentina Ettore Pellizzari, accompagnato dal responsabile della sezione Calcio a 5 Marco Rinaldi, il capitano dei carabinieri Enzo Molinari, il presidente della Associazione trentina Italia-Israele Marcello Malfer, il professor Giuseppe Peratoni, il rappresentante dell’ANPI trentina Giuliano Antonelli, il dirigente scolastico Marco Felicetti in rappresentanza della rete scolastica di Fiemme e il presidente del consiglio d’istituto della scuola Raffaele Vanzo, oltre naturalmente ai promotori e organizzatori della cerimonia, il dirigente scolastico Lorenzo Biasiori, il vicepreside Michele Malfer e l’insegnante Emilio Poli (anche rappresentante dell’associazione Ex Deportati), che ha lanciato la proposta dell’intitolazione. Sono poi giunti messaggi di apprezzamento e vicinanza dal presidente della Provincia Ugo Rossi, dagli assessori provinciali Mauro Gilmozzi e Tiziano Mellarini (che ha inviato una lettera) e dai consiglieri Giuseppe Detomas e Piero De Godenz, tutti impegnati nei lavori del Consiglio provinciale.
Al centro degli interventi delle autorità e delle riflessioni proposte agli studenti l’importanza della memoria per non ripetere gli errori della storia, i pericoli, attualissimi, della discriminazione e i valori dello sport.
A Cavalese sono giunti per l’occasione anche alcuni rappresentanti della dirigenza del FC Bologna. I dirigenti Federico Frassinella e Gianluca Ciraolo che hanno ricordato la figura di Weisz “grande allenatore e grande uomo, autorevole senza essere autoritario, capace di gestire uomini e spogliatoio”. Una figura raccontata e spiegata nella targa che è stata scoperta alla fine dei discorsi ufficiali, perché la storia di Árpád Weisz non venga più dimenticata. Monica Gabrielli
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