Piano Pandemia Influenzale - Nuova influenza A/H1N1: informazioni e suggerimenti Aggiornamento del 3 settembre Nella…
L’influenza suina è una malattia respiratoria acuta causata da virus influenzali che può portare alti livelli di malattia e bassa mortalità nei maiali. Solitamente questo tipo di infezione non è trasmissibile all’uomo, infatti non si contrae mangiando carne di maiale o prodotti derivati.
Nessun caso di questa infezione è stato registrato ad oggi in Italia.
Dal Welfare. Il Ministero del Welfare ha attivato da oggi il numero di pubblica utilità 1500, a disposizione dei cittadini che vogliono ricevere informazioni sull’influenza suina. Il servizio, al quale rispondono medici e operatori, appositamente formati, è attivo e gratuito tutti i giorni dalle ore 8 alle ore 20.
Il Ministero ha inoltre già distribuito un opuscolo destinato ai viaggiatori in partenza, dove si assicura che l’influenza non è trasmessa attraverso il cibo e in cui vengono ricordate alcune accortezze da tenere, come, ad esempio, non portare le mani al naso o alla bocca ma lavarle spesso con acqua e sapone o con detergenti a base di alcool.
Diversamente per i viaggiatori provenienti dalle aree interessate, qualora ritengano di essere stati esposti a contatti con suini o con persone affette da influenza suina, si consiglia di tenere sotto controllo il proprio stato di salute per almeno 7-10 giorni.
Dagli Esteri. Il Ministero degli Esteri raccomanda comunque a tutti i viaggiatori in partenza di consultare il sito Viaggiare Sicuri per prendere visione degli “Ultimi avvisi particolari inseriti” relativo al monitoraggio della diffusione di tale infezione.
Tuttavia, c’è un rischio bassissimo di contaminazione umana dovuto ad un’esposizione diretta e continua con maiali infetti. La trasmissione avviene, anche da persona a persona, con le stesse modalità di una normale influenza, ossia attraverso lo scambio di secrezioni naso-faringee dovuto a tosse o starnuto.
Ugualmente, esiste la possibilità di contrarre l’infezione toccando con le mani superfici contaminate e portandole alla bocca o al naso. Per questo motivo il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali raccomanda a tutti coloro che dovranno recarsi nei prossimi giorni nelle zone a rischio di evitare la frequentazione di luoghi pubblici, di riporre particolare attenzione nella cura dell’igiene personale e di rivolgersi a strutture sanitarie in presenza di sintomi influenzali.
La malattia umana è fondamentalmente simile dal punto di vista clinico alla classica influenza stagionale. Tuttavia, sono possibili complicazioni gravi quali la polmonite e casi mortali.
In Italia non sono stati registrati casi di influenza suina. Il sottosegretario alla salute, Ferruccio Fazio, ha sottolineato che il nostro Paese dispone di un preciso Piano concordato con gli altri Stati dell’Unione Europea di preparazione e risposta ad un’eventuale pandemia influenzale e di ampie scorte di farmaci antivirali da utilizzarsi in caso di necessità.
A partire da oggi i cittadini-viaggiatori potranno rivolgersi al numero di pubblica utilità 1500 del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali per ricevere informazioni sull’influenza “suina”. Il numero 1500, gratuito, sarà attivo tutti i giorni dalle ore 8 alle ore 20. Rispondono medici e operatori, appositamente formati.
Il Ministero sin dal 24 aprile ha riunito in seduta permanente una Task Force di esperti e continua a monitorare ora per ora l’evolversi della situazione in collegamento con gli organi europei e internazionali. Sono stati allertati anche gli assessorati alla sanità delle Regioni e delle Province e autonome, sottolineando l’opportunità di evitare inutili allarmismi.
E’ ancora in fase di valutazione l’opportunità di assumere iniziative relative a controlli alle frontiere.
Il Ministero degli Esteri raccomanda, a tutti i viaggiatori prima della partenza, di consultare il sito Viaggiare Sicuri per prendere visione degli “Ultimi avvisi particolari inseriti” relativamente alla diffusione di tale infezione.
Per eventuali necessità, inoltre, si può contattare l’Ambasciata d’Italia a Città del Messico ai seguenti numeri:
0052 55 55964493 durante l’orario di Ufficio dalle ore 9.00 alle 16.30
00521 55 54372596 Cellulare di reperibilità.
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La paura è molta e in tutto il mondo si segnalano di ora in ora sempre più casi di contagio da febbre suina, ma al momento, secondo l’Organizzazione della Sanità, i casi di influenza certificati da test in laboratorio sono 79 e, tra questi, solo 7 hanno avuto esito letale. Sono stati rilevati tutti in Messico. Tuttavia secondo il ministro messicano della sanità Jose Angel Cordova, i morti vittime della febbre suina in Messico sono già arrivati a 152.
Nonostante potrebbe aver fatto meno morti di quanto si pensasse, l’allerta per una pandemia di influenza suina deve restare alto, ribadisce l’Organizzazione mondiale della Sanità, mettendo in guardia dal pericolo che anche un’epidemia dalle origini ‘fiacche’ può generare, come avvenne nel 1928 con la ‘Spagnola’. Ma c’è anche chi in questi giorni ricorda “la bufala” dell’influenza aviaria, e teme uno sviluppo analogo della vicenda.
Secondo l’Oms, comunque, il virus della febbre suina “non ha mostrato per ora alcuna resistenza ai due farmaci utilizzati per trattarlo”, cioè l’Oseltamivir e Zanamivir. A preoccupare è però la trasmissione da uomo a uomo del virus, uno dei passaggi chiave perché si possa parlare di pandemia, in Messico e negli Stati Uniti. E pertanto Keiji Fukuda, vicedirettore generale dell’Oms, ha detto che comunque i governi devono prepararsi al peggio, specie nelle nazioni più povere “che vengono colpite in maniera talmente dura da apparire sproporzionata”. Per questo, in caso di pandemia, l’Oms si concentrerà sulle necessità dei Paesi in via di sviluppo.
Finora i casi accertati in varie parti del mondo sono diversi; si tratta sempre di persone rientrate dal Messico. Nel Paese latinoamericano oggi è stata disposta anche la chiusura dei ristoranti, dopo quella delle scuole. Le autorità sanitarie statunitensi hanno confermato 64 casi di influenza da suini nel Paese. I casi includono i 45 casi accertati a New York. Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha chiesto al Congresso americano di stanziare 1,5 miliardi di dollari per “rafforzare le capacità” del paese di rispondere all’influenza da suini e per far fronte ad eventuali emergenze sanitarie. Il governatore della California Arnold Schwarzenegger ha dichiarato lo stato di emergenza per l’influenza da suini. Nello Stato, secondo i media locali, si sono appena verificate due morti sospette.
In Australia ci sono 50 casi sospetti, in Canada 6, in Nuova Zelanda i tre sospetti sono risultati positivi. In Europa finora sono molto pochi i casi segnalati (13), e ancora meno quelli confermati: due in Spagna e due in Gran Bretagna, in Scozia.
Nessun caso in Italia (diverse le segnalazioni, ma sono risultate tutte negative). E comunque il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, ha assicurato che l’Italia è pronta ad affrontare la febbre suina. Da giorni il ministero ribadisce che ci sono 40 milioni di dosi di antivirali stoccate da tempo. L’innalzamento ieri del livello di allerta sanitario mondiale significa che il contagio si sta diffondendo e trasmettendo in comunità localizzate, ma che non ha ancora raggiunta una forza tale da essere descritto come pandemico.
“Allo stato non c’è nessun pericolo e nessuna segnalazione ma bisogna lavorare per trovare un antidoto che ad oggi ancora non c’e”, ha affermato il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, spiegando che l’Unità di crisi al ministero del Welfare ha “predisposto otto linee telefoniche per ogni segnalazione”.
L’Oms, esattamente come la Commissione Ue, non ha raccomandato restrizioni sui viaggi, né la chiusura delle frontiere, ormai insufficienti a frenare il contagio. Ma da oggi la Farnesina sconsiglia i viaggi “non strettamente necessari” in tutto il territorio del Messico. L’Assotravel, l’Associazione delle agenzie di viaggio della Confindustria, e Federviaggio hanno annunciato che sospenderanno i pacchetti vacanza e voli per il Messico. Tra i turisti sono molti quelli che pur avendo prenotato viaggi per lo stato del Centro America, optano per mete alternative.
Questa mattina, nel primo volo della giornata per Cancun dall’aeroporto di Fiumicino, 8 dei 29 viaggiatori originariamente diretti nello Yucatan hanno confermato la destinazione; gli altri hanno concordato con il proprio Tour Operator un soggiorno alternativo a Cuba. C’è stato pure chi ha rinunciato del tutto al viaggio e non si è presentato al check-in.
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Legambiente interviene sull’epidemia di febbre suina che sta mietendo centinaia di vittime in Messico e che, dopo essere sbarcata in Europa, sta scatenando il panico anche da noi.
“Per fermare la febbre suina – scrive Legambiente in un comunicato – che si sta diffondendo rapidamente nel mondo, per scongiurare il pericolo di nuove ondate di Sars o di altre epidemie di origine animale basterebbe modificare i sistemi di allevamento intensivi, ormai riconosciuti come causa scatenante delle pandemie ma ancora praticati senza limiti in tutto il pianeta.
“L’allevamento intensivo industriale prevede la produzione di carni e derivati animali attraverso un vero e proprio sistema di detenzione in edifici di cemento di migliaia di animali della stessa specie, della stessa razza, della stessa età e dello stesso sesso, in ambienti minimi, illuminati artificialmente, assolutamente inadeguati anche per le esigenze primarie delle specie allevate”, spiega Francesco Ferrante, responsabile agricoltura di Legambiente.
“La somministrazione forzata di cibo sottoforma di mangime, più spesso chimico che naturale, e la spaventosa concentrazione di nitrati difficilmente smaltibili in modo consono, contribuiscono allo sviluppo di virus sempre più forti e pericolosi prima per gli animali e poi, con le successive modifiche, per gli uomini”.
Già negli anni ’90, la comunità europea – ricorda l’associazione ambientalista – aveva tentato di porre dei rimedi a questo stato di cose con alcune direttive importanti, mirate alla mitigazione degli impatti sanitari e ambientali di questo modello di allevamento.
“Ma la direttiva nitrati del 1991, come la successiva direttiva sul benessere animale o la messa la bando della gabbie per le galline ovaiole – sottolinea Ferrante – non hanno mai trovato applicazione effettiva negli Stati membri e in Italia addirittura non si riesce a imporre la necessaria regolamentazione sui nitrati che continuano a inquinare terreni e falde acquifere se non i prodotti alimentari veri e propri”.
Non è bastata nemmeno l’esperienza dell’influenza aviaria, che tra il 2005 e il 2006 col virus H5N1 sterminò 300milioni di volatili e uccise molte persone, soprattutto nei paesi più poveri, a farci tornare ad un modello di produzione alimentare più sostenibile e equilibrato. Ancora oggi, vediamo in alcuni paesi del Veneto allevamenti che contano per 28mila polli per chilometro quadrato, o 10mila maiali stipati in 7mila metri.
Il tentativo spasmodico di aumentare i profitti continuando a comprimere i costi di produzione è responsabile della pericolosa pratica di immissione nelle diete alimentari degli animali di sottoprodotti industriali come le farine animali, di prodotti geneticamente modificati (che costano meno anche per facilitarne la diffusione e il consumo), di oli esausti. Pratica questa che non ci ha risparmiato le emergenze alimentari per i polli alla diossina, i casi di mucca pazza, il commercio più o meno illegale di vitelloni dopati o di uova all’antibiotico.
“È urgente un radicale ripensamento del settore che metta al centro la qualità e l’equilibrio con la natura, in modo da poter avere prodotti buoni e sicuri per la salute. – conclude Ferrante – Ciò, inevitabilmente, determinerà anche il cambiamento di alcune nostre consolidate abitudini alimentari. Ma non ci sono scorciatoie”.
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