Molti abitanti della Valle di Fiemme avranno sicuramente notato, passando sulla strada di fondovalle, il…
45 anni sono passati dall’evento che ha colpito Predazzo e tutto il Trentino, e si sa, che questi eventi prima o poi sono destinati a ripetersi. Poi quando è successo il discorso è sempre quello, l’incuria dell’uomo nella gestione del territorio.. ecc.ecc. con la conclusione che l’evento era talmente eccezionale tanto da giustificare la conta dei morti..
Per quanto riguarda Predazzo molto sicuramente è stato fatto per la messa in sicurezza dei torrenti laterali di Avisio e Travignolo, con briglie, argini, salti anche su quest’ultimi. Da qualche anno sono stati perfino rifatti i ponti sul Travignolo e sull’ Avisio in modo da eliminare il pilastro centrale, per evitare che eventuali piante trasportate dalla piena si incastrino provocando lo straripamento. Quindi siamo tutti tranquilli che da noi non succederà assolutamente niente di grave. Eppure in questi giorni sull’onda emotiva di quanto accaduto a Genova ho avuto occasione di sentire da più persone lo stesso discorso: Nell’alveo dell’Avisio e del Travignolo stanno crescendo da anni troppe piante spontanee occupando gran parte dello spazio destinato alle acque. Cespugli di ogni tipo, larici, abeti, pioppi crescono silenziosamente di anno in anno.. e se un brutto giorno arrivasse la piena? Dove andrebbero a finire tutte quelle piante trasportate da tanta acqua e fango? E così la storia che già conosciamo potrebbe ripetersi ancora.. Un detto comune dei nostri vecchi era “tenere pulito il ghebo (alveo)”
PredazzoBlog ha raccolto questi pensieri espressi dai cittadini di Predazzo e vorrebbe farli giungere a chi si occupa di queste cose non tanto con atteggiamento di critica ma proponendo anche una possibile soluzione raccogliendo le idee che eventualmente potrebbero emergere.
Ad esempio si potrebbe incentivare qualche pensionato a fare la legna magari in cambio del trasporto della stessa sul bordo della strada da parte degli operai dell’ente pubblico preposto. Oppure invitare i ragazzi che preparano le cataste di San Martin ad usare quegli arbusti per fare i grandi fuochi in cambio di un incentivo economico o di altro tipo. Inventare insomma una formula che possa funzionare per tenere puliti nel tempo gli alvei dei nostri torrenti in modo da prevenire i danni di un’eventuale piena. Altre idee e proposte le potete lasciare come commento sotto questo articolo.
Un po’ di storia dell’alluvione del 4 novembre 1966:
Le grandi piogge del 4 novembre 1966 sono state accompagnate da improvvisi quanto violenti turbini di vento. Un vento da sud-ovest, caldo, che si e avventato, nel pomeriggio, tra le 14 e le 18, a successive raffiche, sulla regione devastando le foreste, scoperchiando case e malghe.
Anche l’Avisio ( che viene considerato il fiume più pericoloso d’Europa) che si trova sulla sinistra orografica dell’Adige subì la forza devastante di tanta acqua caduta in meno di 48 ore. Moena fu colpita dalla piena del Rio san Pellegrino. Predazzo fu circondato dalle forze riunite dell’Avisio e del Travignolo. Ziano si trovò le fondamenta erose dall’Avisio…
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