Si ricorda la celebrazione feriale della S. Messa tutti i giorni ad ore 8.15 e…
Avvisi Parrocchia di Predazzo dal 6 marzo al 13 marzo 2016
Si ricordano le proposte quaresimali parrocchiali: la preghiera domenicale ad ore 15.30 in chiesa, l’ora del Getsemani giovedì ad ore 22.00 presso la cappella di Casa Maria Immacolata, la Via Crucis venerdì ad ore 20.00 in chiesa animata dai bambini e ragazzi della catechesi e l’adorazione continua, personale e volontaria presso la cappella di Casa Maria Immacolata sempre venerdì che inizia con la S. Messa ad ore 8.15 e prosegue fino alle ore 16.00; per questa adorazione è disponibile in fondo alla chiesa un foglio dove si può segnare la propria disponibilità a sostare in silenzio davanti a Gesù Eucarestia
In questi giorni si sono aperte le iscrizioni ai campeggi parrocchiali estivi per bambini e ragazzi; i dettagli sono esposti all’albo esterno.
Una banda di uomini armati all’assalto di una casa di riposo per vecchi e disabili condotta dalle Missionarie della Carità, le suore di Madre Teresa. Ieri ad Aden, nello Yemen, quattro di loro sono morte, assieme ad altre dodici persone, mentre un sacerdote salesiano risulta scomparso, forse rapito. Uomini e religiose massacrati, forse, da al-Qaeda, dentro lo scenario di una guerra civile che da un anno e mezzo attanaglia il Paese, e ha già fatto 6mila morti. Nello Yemen, il Paese più povero del Medio Oriente, si scontrano indirettamente le forze poderose e nemiche di Iran e Arabia Saudita. La città di Aden è in mano al governo che si oppone ai ribelli houthi.
Un attentato terrorista dunque. Un manipolo di assassini contro la casa degli inermi: anziani, malati, handicappati accolti dalle figlie di Madre Teresa. Il lupo e l’agnello: non deve essere certo stato difficile attaccare, armi in pugno, un rifugio di indifesi. Tra gli attentati che insanguinano il mondo ogni giorno, uno dei più ripugnanti. Uccidere delle donne consacrate che si prendono cura, come di figli, degli ultimi, e il sacerdote che ne condivide l’opera. Quei vecchi e quei malati, dice un lancio della Agenzia Fides, sono salvi. La furia omicida si è scatenata proprio sulle quattro sorelle riconoscibili dal velo bianco e blu: loro l’obiettivo dell’odio, in quanto cristiane. Erano due ruandesi, una kenyota e una indiana. Figlie dei Sud del mondo che, anziché fuggirne, avevano scelto di radicarsi nel luogo della massima povertà, casa per chi non ha alcuna casa.
Nel 2015 le persecuzioni contro i cristiani si sono ulteriormente inasprite e moltiplicate, estendendosi a Paesi in cui in passato erano assenti. I cristiani uccisi per la loro fede sono saliti a 7.100, contro i 4.344 del 2014, e oltre 2.400 chiese sono state attaccate, distrutte o gravemente danneggiate, più del doppio rispetto al 2014 quando gli attacchi erano stati 1.062. È quanto emerge dalla edizione 2016 della Word Watch List, la classifica dei 50 paesi in cui i cristiani sono più perseguitati (clicca qui).
La Word Watch List è redatta ogni anno da Open Doors, PorteAperte, l’organizzazione non governativa che da oltre 60 anni documenta la situazione dei cristiani nel mondo, «li soccorre con la preghiera e li assiste con aiuti materiali al fine – come si legge nella pagina web di presentazione dell’organismo – di incoraggiare i cristiani a resistere alle persecuzioni e a far risplendere la luce di Cristo». Per la quattordicesima volta consecutiva, il primo Stato dell’elenco è la Corea del Nord in cui un regime comunista spietato proibisce ogni forma di devozione anche privata. Da 50.000 a 70.000 cristiani scoperti a violare i divieti di culto sono detenuti in campi di lavoro forzato, in condizioni spaventose. Per loro Open Doors chiede di pregare e per gli eroici sacerdoti che tentano di assistere i fedeli sfidando la collera del regime.
Al secondo posto si trova l’Iraq, terzo nella precedente edizione della classifica, un Paese in cui i cristiani hanno vissuto per due millenni e dal quale adesso stanno scomparendo, messi in fuga dallo Stato Islamico. In terza posizione si trova l’Eritrea, comparsa nel 2002 per la prima volta nella classifica che ha rapidamente risalito raggiungendo la nona posizione nel 2014. Quella eritrea è una delle peggiori dittature del pianeta. Il regime proibisce ogni forma di associazione e controlla tutte le istituzioni religiose. Inoltre ha contribuito fortemente alla nascita e alla diffusione dell’Islam radicale nel Corno d’Africa.
Scorrendo il resto della classifica, il dato che emerge con tutta evidenza è la conferma che l’Islam è ilprimo e principale responsabile delle attuali persecuzioni anticristiane. Sono, infatti, islamici sette dei nove Stati al vertice dell’elenco, in cui la persecuzione è tanto grave da essere definita “estrema”. Oltre all’Iraq, sono, nell’ordine, Afghanistan, Siria, Pakistan, Somalia, Sudan e Iran. Nella fascia successiva, quella dei 16 Paesi in cui la persecuzione è “molto alta”, figurano 10 Stati a maggioranza islamica; in altri due – il Kenya, a maggioranza cristiana, e la Nigeria, dove gli islamici sono circa il 50% della popolazione – i cristiani sono minacciati da gruppi jihadisti, rispettivamente al Shabaab, nato in Somalia, alleato con al Qaeda, e Boko Haram, da oltre un anno legato allo Stato Islamico; e, infine, in Etiopia l’estremismo islamico concorre alla persecuzione insieme ad altri fattori.
In tutto sono 35 su 50 gli Stati in cui è l’Islam a limitare la libertà di culto, a discriminare i cristiani ea sottoporli a forme di violenza anche estrema. Il secondo dato rilevante è la conferma della difficile la situazione dei cristiani che vivono in Africa. I Paesi africani presenti nell’elenco sono 16, come in quello precedente: ma in sette la situazione è peggiorata e metà compaiono nelle due fasce superiori in cui la persecuzione è “estrema” e “molto alta”. Inoltre sono africani nove dei 15 Stati successivi, dal 51° al 65° posto, in cui i cristiani sono perseguitati anche se in forma meno grave. Secondo Open Doors, in termini numerici la condizione dei cristiani in Africa è forse peggiore persino che in Medio Oriente.
Sicuramente Africa, Medio Oriente e Asia centrale sono le aree geografiche in cui la persecuzioneanticristiana cresce più rapidamente. Open Doors evidenzia inoltre altre tendenze allarmanti: l’ampliamento della sfera d’azione dello Stato Islamico in diversi stati in cui dei gruppi armati alleati hanno creato dei Califfati; un rafforzamento dei nazionalismi e delle misure di controllo lesive delle libertà personali, in risposta all’estremismo islamico; da parte dei musulmani, una più rigorosa pratica religiosa, pericolosa perché può sfociare in atteggiamenti intolleranti nei confronti dei fedeli di altre religioni, per timore che i loro paesi possano cadere nelle mani degli estremisti e che delle cellule dormienti dello Stato Islamico possano diventare attive; e ancora un aumento degli stati in cui le minoranze, incluse quelle cristiane, sono lasciate in balia di gruppi violenti.
Un’ulteriore tendenza rilevata dai relatori della World Watch List è l’intensificarsi dell’esodo deicristiani, un fenomeno che riguarda soprattutto paesi e territori a maggioranza islamica, devastati dai jihadisti. Anche in questo caso, se il Medio Oriente è la situazione più disperata, l’Africa ormai non è da meno. In questo continente, in particolare nelle regioni sub sahariane, è andato crescendo il numero dei cristiani – nell’ordine delle centinaia di migliaia – profughi e sfollati, in fuga da regioni, come ad esempio quelle del nord est del Kenya e della Nigeria, in cui la presenza jihadista non lascia più speranze.
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