La riunione di lunedì 17 gennaio tenuta da Rossi/Bordon/Zeni ha fugato ufficialmente ogni dubbio: Non…
… non è possibile che sia sfortuna, negatività gratuita, incompetenza subita… La chiusura serale e nei weekend dei servizi vitali dell’Ospedale di Cavalese è un’occasione per vedere se siamo capaci di far fronte, se ci attiriamo gli stessi servizi, le stesse possibilità, la stessa cura di un cittadino di Trento o di Rovereto…
…è la stessa battaglia di sempre solo che è più subdola perché ci hanno allontanato ancora il “responsabile”!
Non è più a Trento, non è a Roma, è a Bruxelles…
(a meno che non si scopra nuovamente che a livello nazionale c’era la possibilità di far fronte, che alcune regioni d’Italia hanno già firmato la deroga e che a Trento, a maggior ragione, ci si poteva appellare alla nostra autonomia…)
…per aver caldo tutto l’inverno, anche in Valle, bisogna accatastare legna a sufficienza, adesso sappiamo che, chi di noi vorrà scaldare la propria gente, dovrà smetterla di chiacchierare vicino alla stufa.
Dovrà uscire allo scoperto e affrontare il bosco ghiacciato…
L’anestesista Gianpaolo Berlanda, nelle lettere al giornale Adige, a proposito della reperibilità provinciale degli anestesisti scrive “Se fosse vero, allora i dirigenti dell azienda e l’assessore alla sanità dimostrerebbero di non avere caso la minima idea di cosa di possa essere un emergenza. Non solo nel caso di un parto distocico con un neonato in sofferenza, ma in tutti i casi come il distacco di placenta, rottura di milza, arresto cardiaco fra i degenti o al pronto soccorso, politrauma è necessario un intervento anestesiologico-rianimatorio nell arco di un massimo di CINQUE MINUTI se non si vuole perdere il paziente o arrecargli gravissime lesioni permanenti.Credo quindi che l’anestesia, anche se elitrasportato, non possa arrivare in tempo in casi del genere nei vari ospedali periferici. “
Un colpo al cerchio e un colpo alla botte: i punti nascita periferici, al centro di grandi polemiche e discussioni ormai da mesi, resteranno aperti. Messa in questo modo, parrebbe una “vittoria” per Cavalese, Tione e Arco, ma non è così. Infatti resteranno aperti, ma con una serie di limitazioni: in orario notturno, quindi dalle 20 alle 8, indicativamente, non potrà essere garantita la presenza di un anestesista. Quindi, di fatto, non si partorirà e le neo mamme verranno trasferite a Trento o Rovereto. Stesso discorso il sabato e la domenica.
Negli ospedali periferici, inoltre, le urgenze in orario notturno, ovvero i codici rossi, verranno di prassi trasferite negli ospedali centrali.
Nascite e urgenze, quindi, verranno centralizzate, ma i reparti di Cavalese, Tione e Arco rimarranno comunque aperti. E la Provincia chiede all’Apss di rinforzare il personale, con l’assunzione di nuovi medici (nessun accenno, invece, al personale infermieristico).
IL COMUNICATO DELLA PROVINCIA
La sanità trentina, analogamente a quanto sta accadendo nel resto del Paese, è alle prese con la necessità di operare delicate scelte organizzative per poter garantire il rispetto dei vincoli in tema di orario di lavoro del personale sanitario sanciti dalla legge n. 161 del 30 ottobre 2014 in recepimento di una specifica direttiva europea.
Come ampiamente esplicitato in queste settimane l’entrata in vigore della direttiva europea pone l’esigenza di trovare un punto d’equilibrio tra l’introduzione dei nuovi vincoli per l’orario di lavoro (riguardanti in particolar modo il periodo minimo di riposo giornaliero ed il limite massimo di tempo lavoro settimanale), l’operatività H24 tipica delle strutture ospedaliere ed i limiti, in vigore ormai da anni, all’assunzione di personale nel servizio sanitario pubblico. La complessità organizzativa derivante dalla combinazione di questi tre fattori, si manifestano in maniera più evidente in talune unità operative, quelle caratterizzate da un numero contenuto di personale a disposizione e che devono garantire a contempo l’operatività sulle 24 ore.
Il riferimento immediato, se pur non esclusivo, è ai servizi di anestesia operanti negli ospedali di valle, supporto indispensabile alla gestione delle attività chirurgiche e degli interventi in situazioni di emergenza. Su questa fattispecie in particolare è necessario fornire alcuni elementi di contesto. L’Apss registra una consolidata difficoltà a reperire medici specialisti (anestesisti, ginecologi e pediatri) disponibili ad accettare incarichi per le sedi periferiche dell’Azienda. L’opzione adottata fino ad ora per garantire l’attività assistenziale nelle suddette discipline specialistiche si è concretizzata nell’affidamento di incarichi libero-professionali e, per quanto riguarda il personale anestesista, grazie alle convenzioni stipulate dall’Apss con l’Azienda ospedaliera di Verona e con l’Azienda sanitaria di Este (i cosiddetti gettonisti).
Recentemente però si è dovuto prendere atto della decisione di tali Aziende di sospendere detta collaborazione per i turni notturni, proprio in ragione dei vincoli di orario imposti dalla nuova disciplina nazionale. In una situazione con le caratteristiche come quelle fino a qui descritte, ed in assenza di specifico intervento normativo di deroga o proroga, è fondamentale adeguare l’organizzazione delle attività ospedaliere al fine di salvaguardare i servizi assicurati ai cittadini, rispondendo al contempo alle disposizioni sopra richiamate. In un contesto nazionale che vede molte regioni in difficoltà a garantire l’apertura di interi reparti, l’Azienda Sanitaria trentina ha predisposto un piano di riorganizzazione che tutela i servizi ai cittadini e che garantisce tutti gli ospedali.
I punti essenziali della riorganizzazione sono i seguenti:
1) in tutti gli ospedali pubblici trentini viene confermato il mantenimento dell’attività specialistica ambulatoriale, salvo possibili riduzioni orarie per talune attività legate alla necessità di assicurare le prioritarie funzioni di degenza ospedaliera
2) in tutti gli ospedali pubblici trentini viene confermato il mantenimento dell’attività chirurgica programmata;
3) negli ospedali di Arco, Cavalese, Tione e Borgo viene garantita l’operatività dei pronto soccorso – che rimangono aperti ovunque H24 – e dei reparti di medicina, conferma dell’attività chirurgica d’urgenza attualmente garantita in orario diurno. Le urgenze gravi in orario notturno (i codici rossi, per semplificazione comunicativa) – casi numericamente limitati, fino a questo momento affrontati tramite la cosiddetta reperibilità degli anestesisti – verranno gestite grazie all’efficiente organizzazione dei trasporti sanitari in Trentino che, in particolare grazie al servizio di elisoccorso, garantirà il rapido spostamento dei pazienti presso l’ospedale di riferimento e l’eventuale intervento assistenziale d’emergenza.
4) negli ospedali di Trento, Rovereto e Cles verrà mantenuta la copertura dei servizi attualmente in essere sia in elezione che in urgenza nell’arco delle 24H (potendosi peraltro prevedere la necessità di riduzione di alcune attività ambulatoriali).
5) i punti nascita di Trento, Rovereto e Cles manterranno l’attuale assetto;
6) i punti nascita di Cavalese, Tione e Arco rimangono aperti e mantengono l’operatività dei servizi, sia ambulatoriali sia di degenza, in ambito ostetrico-ginecologico. Tuttavia, pur garantendo l’assistenza ostetrica anche di notte, non potendo assicurare la presenza degli anestesisti in reperibilità notturna, non potrà essere assicurata la funzionalità del punto nascita nelle ore notturne. Le partorienti potranno comunque essere prese in carico anche presso tali strutture, ed eventualmente accompagnate all’ospedale di riferimento per il parto in sicurezza nelle ore notturne. Va peraltro evidenziato che i possibili disagi alle partorienti derivanti dalla ridotta operatività dei punti nascita periferici potrà essere ampiamente bilanciata dalla messa a regime su tutti gli ambiti territoriali del percorso nascita per la gestione da parte dell’ostetrica della gravidanza a basso rischio che è stato adottato da tempo, con buoni risultati, in alcune realtà provinciali.
In sintesi, dunque, la applicazione della norma non intacca i livelli di attività programmata delle sale operatorie del territorio, attività che si intende salvaguardare soprattutto negli ospedali collocati in aree a forte presenza turistica. La modifica della organizzazione dei punti nascita (Tione, Cavalese e Arco) viene invece compensata dalla piena attuazione del percorso nascita che prevede la presenza dell’ostetrica in ospedale sulle 24 ore, ostetrica che assicura la presa in carico della gravidanza fino all’accompagnamento al parto.
Nonostante la disciplina nazionale rischi di avere ripercussioni importanti per i cittadini in molte zone del Paese, in Trentino si garantiranno tutti i servizi sanitari. Nel frattempo l’Assessorato alla Salute ha dato mandato all’Azienda sanitaria di avviare le procedure per l’assunzione di nuovi medici, oltre alla procedura attualmente in fase di espletamento, in modo da garantire un veloce ritorno alla piena funzionalità di tutti i reparti. da L’Adige
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