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Il 4 dicembre il comitato Belluno Autonoma-Dolomiti Regione ha presentato in consiglio provinciale 16.500 firme per l’indizione di un referendum popolare per il distacco della provincia di Belluno dal Veneto e la sua aggregazione al Trentino Alto Adige, in qualità di terza provincia autonoma della nuova «Regione Dolomiti».
L’altro ieri si sono aggiunte altre 1.073 sottoscrizioni e la raccolta delle firme prosegue ancora. Alla fine un bellunese su dieci - gli abitanti della provincia sono 214 mila – potrebbe aderire alla richiesta. Il consiglio provinciale ha fissato per l’11 gennaio la seduta in cui deciderà sul referendum. Dato il consenso trasversale tra le forze politiche bellunesi, il pronostico è che il consiglio provinciale decida di indire il referendum, che dovrebbe svolgersi entro sei mesi.
Per la precisione, dopo la delibera del consiglio provinciale la richiesta di referendum deve essere depositata presso la Corte di cassazione, che accerta la conformità alle norme dell’articolo 132 della Costituzione. Il referendum è indetto con decreto delPresidente della Repubblica, su deliberazione del consiglio dei ministri, entro tre mesi dal via libera della Cassazione, per una data di non oltre tre mesi da quella del decreto.
La proposta sottoposta a referendum è approvata se i sì raggiungono la maggioranza degli aventi diritto al voto, altrimenti è respinta. Superato questo scoglio, però, arriva il passaggio più difficile. Il ministro dell’Interno, entro 60 giorni dalla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale, presenta al Parlamento il disegno di legge costituzionale per la modifica dell’assetto regionale. È previsto il parere, non vincolante, delle regioni interessate, in questo caso il Veneto e le province autonome di Trento e Bolzano.
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