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Percorrendo la tratta Ora-Predazzo dalla prima guerra mondiale fino ai primi anni ’60 del Novecento, il treno della Val di Fiemme è stato agli inizi il simbolo di un progresso tecnologico posto al servizio della guerra, poi, in ambito civile, nel secondo dopoguerra è divenuto espressione di una tecnologia di pace finalizzata a una convivenza solidale, aperta e dialogante.
Sul treno, divenuto per tutti il “trenino”, si riversavano i sogni e le speranze di poter costruire insieme un mondo migliore, dopo le tragedie delle guerre mondiali e delle dittature.
Ancor oggi esso permane nella memoria collettiva come esempio di un ambiente favorevole all’incontro con l’altro e al formarsi di una visione pacata e rasserenante della vita.
Il “caro trenino” diviene, così, una metafora della vita intesa come viaggio, scandito in tappe o “stazioni”, fino al raggiungimento della meta ultima che non coincide con un progresso quantitativo, pervasivo e avvolgente, ma qualitativo, dal volto umano, aperto al futuro e alla speranza.
Autore: Lucia Baldo è nata in Val di Fiemme. Laureata in lettere, Baccelliere in Teologia, animatrice della Comunicazione Anicec, collabora da anni alla redazione della Rivista “Il Cantico” e alla stesura dei testi formativi della Fraternità Francescana Frate Jacopa. Ha pubblicato “Gli orti di Predazzo” (2013) per la Casa editrice S.c.s. Frate Jacopa e i volumi: “La profezia di Chiara” (2003) e “Pace e Bene” (2005) per le Edizioni Porziuncola.
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