E’ iniziato subito alla grande in mese di marzo per gli atleti della Dolomitica, la…
Invece una caduta la tenne lontana dal podio, solo nona in classifica. È cominciata lì la sua personalissima maledizione olimpica. Caduta a Torino, caduta (più volte) anche a Vancouver 2010. In mezzo tante soddisfazioni: soprattutto agli Europei, vinti a ripetizione, ben cinque volte in carriera. E poi anche i Mondiali, con un oro e due argenti. A 27 anni le restava il cruccio di quella medaglia olimpica sempre sognata e mai raggiunta. Oggi il sortilegio si è spezzato a Sochi, con un bronzo che sa davvero di medaglia d’oro.
In Russia Carolina Kostner è stata perfetta. Questi Giochi forse erano l’ultima chance: aPyeongchang nel 2018 avrà 31 anni, non troppi ma comunque tanti in uno sport precoce come il pattinaggio artistico. L’occasione giusta al momento giusto: a Sochi si è presentata in gran forma. Non solo fisica ma anche mentale, serena, sorridente come nessun’altra in pista. L’aveva dimostrato già la settimana scorsa nella prova a squadra, trascinando l’Italia ad un passo dal podio. Nell’individuale si è superata. Nel programma corto, ieri, ha stabilito il suo record personale, danzando sulle note dell’Ave Maria di Schubert come mai aveva fatto in passato. Nel programma libero, nel momento clou, stavolta non ha tradito: accompagnata dal Bolero di Ravel è partita benissimo, ha tenuto duro quando la stanchezza si è fatta sentire nei salti conclusivi, ha concluso con l’eleganza che tutti, da sempre, le riconoscono.
È medaglia di bronzo, alla fine. Il punteggio di 216,73 la pone alle spalle della koreana Yuna Kim, campionessa uscente da Vancouver, seconda con 219,11. E della russa Adelina Sotnikova, oro con 224,59. E fa nulla che il verdetto finale sia abbastanza sorprendente, per non dire contestato. Che sul ghiaccio la Sotnikova sia apparsa nettamente inferiore alla Kim, e forse neppure superiore alla Kostner. Gli atleti di casa – si sa – in uno sport a punteggio discrezionale hanno sempre goduto di un certo favore dei giudici. E la Russia doveva in qualche modo consolarsi della caduta di Yulia Liptinskaya, la stellina classe 1998, già oro agli ultimi Europei di Budapest lo scorso gennaio.
Uno spettacolo per gli occhi, quanto di meglio si sia visto sul ghiaccio e non solo in queste Olimpiadi. Tradita, però, dai suoi 15 anni e dal peso di tutta una nazione sulle spalle. È caduta ieri a metà di un programma strepitoso, è inciampata di nuovo oggi dicendo addio alla medaglia che tutti le pronosticavano. E così ha spalancato il podio alla Kostner, che da questa sofferenza era già passata otto anni fa a Torino. Anche lei potrà riscattarsi in futuro.
L’Italia e Carolina Kostner oggi si godono un bronzo preziosissimo (8 le medaglie azzurre), che dà un senso differente, di compiutezza, a tutta la carriera della pattinatrice di Bolzano. Ed è davvero giusto così.
A finire sul banco degli imputati la composizione della giuria, con i nove arbitri che vengono selezionati attraverso un sorteggio in una rosa di 13 nomi. Tra il corto e il libero, pero’, quattro giudici vengono sostituiti. E qui sta il pomo della discordia: rispetto alla prima parte della gara, sono usciti dal panel i giudici di Usa, Corea del Sud, Gran Bretagna e Svezia e al loro posto ecco quelli di Ucraina, Russia, Estonia e Francia.
Nomi e origini discutibili. Il giudice ucraino e’ quel Yuri Balkov che e’ stato sospeso per un anno per aver provato a truccare l’esito della danza sul ghiaccio a Nagano mentre per la Russia c’era Alla Shekhovtseva, moglie del direttore generale della Federazione di pattinaggio russa, Valentin Pissev. E se l’Estonia e’ una nazione tradizionalmente vicina ai padroni di casa, la Francia vanta il poco edificante precedente di Marie-Reine Le Gougne e dello ‘scambio di voti’ con la Russia a Salt Lake City.
Un contesto, insomma, che da’ forza ai complottisti che sostengono come la Sotnikova sia stata premiata oltremisura, a danno di Yuna Kim e Carolina Kostner. “A detta di molti, la prestazione di Adelina e’ stata assolutamente fantastica – la reazione del Cio per bocca del portavoce Mark Adams – Non sono un esperto ma so che c’e’ un sistema di giudizio abbastanza sofisticato e garantito. Ad oggi stiamo solo facendo ipotesi”.
Adams ha poi ricordato che al momento non e’ arrivato alcun ricorso e qualora arrivasse sarebbe di competenza dell’Isu, la Federazione internazionale di pattinaggio. Anche sulle polemiche legate alla composizione della giuria, il portavoce del Cio alza le spalle. “E’ la Federazione che decide e comunque i nomi dei giudici sono sotto gli occhi di tutti, tutti sanno chi sono – replica – E, ripeto, finora non c’e’ stato alcun reclamo”.
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