I giovani parroci della Curia trentina sono sempre meno (in corrispondenza con la crisi delle…
L’arcivescovo di Bukavu, nella Repubblica Democratica del Congo, mons. Francois Xavier Maroy Rusengo, è stato costretto a lasciare il Sinodo dei vescovi per l’Africa in corso in questi giorni in Vaticano e a tornare nella sua diocesi a causa dei ripetuti attacchi contro le comunità cristiane. E’ stato lo stesso vescovo ad annunciarlo durante la discussione libera di ieri sera tra i Padri Sinodali: ”Io devo partire questa sera stessa, perchè un’altra comunità è stata disturbata: questo mi obbliga a tornare”. Nel pomeriggio, mons. Rusengo aveva raccontato: ”Mentre prendiamo la parola in queste riunioni, gli agenti pastorali nella nostra arcidiocesi vengono attaccati dai nemici della pace. Una delle nostre parrocchie è stata incendiata il 2 ottobre, i sacerdoti sono stati maltrattati, altri presi in ostaggio da uomini in uniforme che hanno preteso un grosso riscatto che siamo stati costretti a pagare per risparmiare la vita dei nostri sacerdoti che essi minacciavano di massacrare”. La Chiesa, aveva aggiunto, ”è rimasta l’unico sostegno di un popolo terrorizzato, umiliato, sfruttato, dominato, che si vorrebbe ridurre al silenzio”. L’assemblea sinodale gli aveva immediatamente espresso ”solidarietà” e aveva proposto che nel Messaggio finale del Sinodo trovi spazio un ”messaggio particolare per tutte le Chiese che soffrono”. Asca
E. R. Mons. François Xavier MAROY RUSENGO, Arcivescovo di Bukavu (REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO)
Partendo dai danni provocati dalle guerre e dalle violenze nella parte orientale del nostro paese, la Repubblica Democratica del Congo e, in particolare, nella nostra arcidiocesi di Bukavu, riteniamo che la riconciliazione non possa più limitarsi semplicemente ad armonizzare le relazioni interpersonali. Essa deve inevitabilmente prendere in considerazione le cause profonde della crisi delle relazioni che si collocano a livello degli interessi e delle risorse naturali del Paese, da sfruttare e gestire nella trasparenza e nell’equità a vantaggio di tutti. Dato che le cause delle violenze nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo sono essenzialmente le risorse naturali. A tale scopo, ricordiamo il lavoro che la commissione Giustizia e Pace sta facendo nell’arcidiocesi di Bukavu affinché la riconciliazione si attui attraverso la ricostruzione comunitaria. L’obiettivo è di aiutare le persone a riconciliarsi fra loro e con la propria storia nonché ad impegnarsi per costruire assieme un nuovo futuro. Un’attenzione tutta speciale viene data ai giovani. Per loro, proponiamo attività ricreative e culturali in grado di favorire la riconciliazione al loro livello, grazie al coinvolgimento di tutti e di ciascuno di essi nella ricostruzione del proprio ambiente. Questo tipo di approccio va inteso come risposta ai traumatismi comunitari spesso dimenticati, allo scopo di rendere la gente responsabile e protagonista di un cambiamento positivo. Esso richiede il potenziamento dell’educazione basilare e dell’organizzazione delle popolazioni in vista di una migliore presa in carico comunitaria. Richiede anche la creazione di spazi e quadri di scambio e di dialogo per un’effettiva partecipazione della popolazione alla gestione delle ricchezze che devono ormai concorrere alla ricostruzione, allo sviluppo, alla riconciliazione e ad una coabitazione pacifica.Mentre prendiamo la parola in queste riunioni, gli agenti pastorali nella nostra arcidiocesi vengono attaccati dai nemici della pace. Una delle parrocchie della nostra arcidiocesi è stata incendiata venerdì 2 ottobre 2009, i sacerdoti sono stati maltrattati, altri presi in ostaggio da uomini in uniforme che hanno preteso grosso riscatto che siamo stati costretti a pagare per risparmiare la vita dei nostri sacerdoti che essi minacciavano di massacrare. Con queste azioni, è la Chiesa, rimasta l’unico sostegno di un popolo terrorizzato, umiliato, sfruttato, dominato, che si vorrebbe ridurre al silenzio. Signore sia fatta la tua volontà, venga il tuo regno di pace” (cfr. Mt 10, 6-7).
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